Le «convergenze» tra Santa Sede e Italia nel 91° dei Patti Lateranensi

A Palazzo Borromeo il tradizionale bilaterale. Parolin: tra i temi, «famiglia e fine vita». La «preoccupazione» per il coronavirus. Conte: «Sarò a Bari»

Un clima «molto buono», fatto «più di convergenze che di contrasti». Il cardinale segretario di Stato vaticano Pietro Parolin fa un bilancio positivo del tradizionale incontro bilaterale tra Santa Sede e governo italiano che si è svolto ieri sera, 12 febbraio, a Palazzo Borromeo, sede dell’ambasciata d’Italia presso la Santa Sede, in occasione del 91° anniversario dei Patti Lateranensi. «La parola chiava è stata convergenza – ha spiegato -. È emerso l’interesse che esiste tra l’attività della Chiesa e l’attività del governo, sia sui temi che riguardano più direttamente l’Italia, sia sui temi internazionali». Non solo: nella parole del porporato, «la Santa Sede e l’Italia convergono sul multilateralismo come metodo per affrontare e risolvere i tanti conflitti che ci sono».

Parolin riferisce di «una grande volontà di ascolto, di tenere in considerazione anche il punto di vista della Chiesa, che non diverge molto da quello del governo». E per quanto riguarda i temi, ai giornalisti incontrati a margine dell’incontro spiega che «si è tanto parlato di famiglia. Da parte del governo c’è stata l’assicurazione che c’è un’attenzione specifica soprattutto per la famiglia e, in particolare, per le famiglie in difficoltà, come quelle che hanno a che fare con la disabilità». Tutto ciò, ha aggiunto, anche in vista dell’incontro sul Patto globale dell’educazione, convocato dal Papa per il 14 maggio 2020.

Tra i temi anche il fine vita e le cure palliative. Per il segretario di Stato vaticano, «è importante lavorare per creare una cultura delle cure palliative e formare le figure di operatori che possono intervenire in questo campo». Ancora, i giovani – con particolare riferimento al tema del lavoro – e l’ambiente, sul tavolo del confronto, così come l’incontro “Mediterraneo, frontiera di pace”, organizzato dalla Cei a Bari. «Dobbiamo raccogliere la grande sfida di un Mediterraneo allargato», ha commentato il porporato, evidenziando che quello di Bari «è un incontro prettamente ecclesiale, dei vescovi che rappresentano i Paesi rivieraschi. La grande sfida è quella di trasformare il Mediterraneo in quello che era e che è sempre stato: un luogo d’incontro, di scambio e di pace, non di scontro e di conflitto».

Altro snodo centrale, il tema dei migranti, sul quale, ha asserito Parolin, «il governo si sta impegnando molto». Riferendo poi dei temi di politica internazionale trattati nell’incontro bilaterale, ha aggiunto che «è necessario insistere sul tema della cittadinanza anche per garantire sicurezza e stabilità alla presenza dei cristiani».  Nell’incontro poi si è parlato anche di Libia, della Conferenza di Berlino e del summit di Monaco in programma questa settimana. Per quanto riguarda il piano proposto dagli Stati Uniti per Gerusalemme, secondo Parolin «occorre tener conto soprattutto delle reazione dei Palestinesi che non si sono riconosciuti in questa proposta. Per noi è fondamentale il rispetto tra le parti, che devono sedersi intorno a un tavolo e trattare direttamente i problemi».

Inevitabile un riferimento al coronavirus, sul quale, ha dichiarato Parolin, «il ministro della Salute Roberto Speranza, mi ha fatto notare che ci sono più contagi ma meno decessi rispetto alla Sars. Però la preoccupazione esiste, i tempi per trovare il vaccino sono abbastanza lunghi – ha evidenziato -. Si sta lavorando seriamente».

Anche il premier Giuseppe Conte ha parlato di rapporti «assolutamente radicati» tra Italia e Santa Sede: «C’è un dialogo continuo e c’è una grande consonanza. Apprezziamo molto le iniziative della Santa Sede a tutela dei diritti umani e per la promozione della giustizia sociale, dell’inclusione e dell’equità», ha affermato. Quanto al rapporto del governo con la comunità ecclesiale, ha precisato che «la Cei e il mondo dell’associazionismo cattolico offrono un grande contributo all’inclusione sociale, e questo è un riconoscimento dovuto e molto sentito da parte del governo». Per quanto riguarda invece i temi internazionali, il presidente del Consiglio si è soffermato sulla «comune sensibilità che nasce da un approccio molto simile nelle discussioni sul piano politico internazionale». Tra i temi trattati, ha riferito, ci sono stati la situazione in Libia, in Siria, in Sud Sudan, nel Cordo d’Africa, in Libano. Sono stati affrontati anche i rapporti tra Iran e Iraq e l’allargamento dell’Unione europea al Nord della Macedonia e all’Albania. Quindi, a proposito dell’incontro di Bari sul Mediterraneo, ha assicurato: «Ci sarò».

13 febbraio 2020