Le 6 richieste dei caregiver a Virginia Raggi

In attesa della nuova amministrazione, il Coordinamento delle famiglie di disabili gravi offre “sei spunti di lavoro” per la disabilità a Roma

In attesa della nuova amministrazione e degli assessori, il Coordinamento delle famiglie di disabili gravi offre “sei spunti di lavoro” per la disabilità a Roma

Bisognerà attendere il 7 luglio per conoscere la nuova giunta capitolina e sapere ufficialmente a chi saranno affidate le politiche sociali della città. Mentre già circolano alcuni nomi, tra cui quello dell’ex assessore capitolino della giunta Marino, Francesca Danese, le famiglie delle persone con disabilità non si limitano ad attendere: alcune di loro, riunite nel Coordinamento famiglie disabili, suggerisce alla sindaca neoeletta alcuni spunti, indicando una serie di “priorità” che le precedenti amministrazioni hanno disatteso. E consegnano, tramite Redattore sociale, le “6 idee per migliorare la vita alle famiglie romane con disabilità».

Revisione del piano individualizzato. «La prima cosa che chiedono i caregiver familiari romani alla giunta Raggi è lavorare seriamente sulla vera inclusione della persona con disabilità. Condizione essenziale per evitare tragiche lacerazioni sociali è non raggruppare insieme persone fragili, come avviene nell’istituzionalizzazione». Come farlo praticamente? «Attraverso una revisione del piano individualizzato, dove le condizioni familiari, abitative e delle relazioni sociali ricevano una concreta valutazione professionale, volta all’individuazione dei punti di forza, per creare una reale collaborazione; ma anche dei punti di debolezza, dove l’istituzione deve intervenire presto e concretamente. Perché la famiglia è una risorsa che funziona e potenzia il suo ruolo – spiegano i caregiver – ma solo se non viene abbandonata a se stessa».

Tavoli di concertazione legittimi. «La Convenzione Onu, agli articoli 29 e 33, si riferisce chiaramente alla necessità di confrontarsi con “meccanismi, e strutture indipendenti” finalizzate alla protezione e la promozione dei diritti umani, attraverso organizzazioni rappresentative delle persone con disabilità indipenenti – ricordano i caregiver -. Attualmente però – denunciano – tra le organizzazioni rappresentative con cui confrontarsi vengono individuate associazioni e cooperative che erogano servizi in convenzione! È come chiedere a chi gestisce un ospedale di parlare per conto del malato o al gestore di un supermercato di rappresentare i diritti del consumatore! Il conflitto dei ruoli è scontato, e questo si traduce in decisioni che negli ultimi anni sono state prese sulla pelle delle persone con disabilità e contro i loro interessi».

Libertà di scelta. «Roma è a corto di soldi, lo sappiamo bene. Ma sull’assistenza alle persone con disabilità, per una giunta veramente onesta ed attenta alle fragilità, c’è una soluzione che permette di investire il denaro pubblico solo ed esclusivamente nei confronti del bisogno: si chiama libertà di scelta. La persona con disabilità e la sua famiglia – spiegano i caregiver – possono e devono essere aiutati a decidere come organizzare al meglio la propria vita, anche con l’aiuto di professionisti, ma questi non devono in nessun caso sostituirsi ai diretti interessati. Questo diritto di scelta deve essere esercitato in ogni ambito, sia in regime di assistenza diretta (SAISH o SAISA), sia in regime di in assistenza indiretta (SAVI), con la piena gestione delle risorse riservate».

Assistenza indiretta. Per quanto riguarda in particolare la cosiddetta “Savi”, i caregiver chiedono alla nuova sindaca di «effettuare da subito un intervento urgente, perché l’ultima giunta ha impedito l’accesso a questo servizio proprio a chi ha maggiori difficoltà, rendendolo un servizio riservato alle persone con disabilità ed alle famiglie benestanti, visto che può accedervi solo chi è in grado di anticipare, anche di alcuni mesi, il pagamento della propria assistenza che verrà con calma, spesso con troppa calma, rimborsata dal municipio».

Correggere le «storture» dell’Isee. «Dopo la battaglia che ha visto protagonista il nostro Coordinamento, insieme al M5S, contro la peggiore stortura perpetrata negli ultimi anni da un governo nazionale, che aveva incluso le indennità rivolte alla disabilità nel nuovo Isee per l’accesso agevolato ai servizi socio-sanitari, stortura corretta dai Tribunali amministrativi – ricorda il Coordinamento – restano due punti altrettanto gravi ai quali nessuno sembra voglia applicare i necessari correttivi: la mancata inclusione nella valutazione del carico assistenziale di una famiglia, soprattutto se questa non ha altre risorse economiche; e l’esclusione discriminatoria dei minori dalla possibilità di accedere all’Isee cosiddetto ristretto. Tuttavia le politiche sociali locali hanno la facoltà di correggere gli errori e le vessazioni dei governi centrali – osservano ancora i caregiver -Ed è questo che ci aspettiamo da una giunta penta stellata: che voglia creare buone prassi, le quali facciano da volano anche per tutte le altre amministrazioni locali».

Assistenza a scuola. «Altro capitolo importantissimo riguarda le scuole della capitale – riferisce il coordinamento, ricordano i disguidi e i disservizi creati, nel servizio di assistenza specialistica, dall’abolizione delle province. “La Città Metropolitana, non avendo ricevuto indirizzi, nomine e soprattutto stanziamenti operativi, ha optato per il totale immobilismo, fino a quando la Regione, che in parte integrava già gli stanziamenti provinciali, ha deciso di assumersi l’onere dell’assistenza specialistica nelle scuole superiori, tralasciando però di riutilizzare le professionalità e le buone prassi consolidate dalla ex provincia, orientandosi invece su una nuova impostazione che, mancando di esperienza, ha creato inaccettabili sacche e condizioni di spreco delle risorse e di grave sofferenza proprio per il loro utilizzo scriteriato».

Altrettanto critica la situazione nelle scuole dell’infanzia, dove «con la recente delibera che ha riconosciuto il ruolo della figura professionale Aec si fossero superate le tantissime e pessime prassi sulle gite scolastiche, sulla somministrazione dei farmaci e sulla continuità assistenziale». Ma così non è stato, se anche qui «lo scorso anno è stato caratterizzato da una disomogeneità dell’applicazione della stessa delibera nella quale, purtroppo, solo un aspetto ha visto ovunque la reale applicazione: quello della mancata somministrazione del pasto agli Aec. Le cattive prassi verso gli alunni con disabilità, purtroppo, in larga misura sono rimaste».

Per tutti questi aspetti, quindi, «contiamo su una maggiore vigilanza di questi aspetti da parte della giunta capitolina. E ci aspettiamo anche interventi efficaci per una mobilità veramente inclusiva, sia come accessibilità di tutti i mezzi pubblici e dei luoghi di socializzazione e di cultura, che sul versante della mobilità scolastica: partecipare, per esempio, ad una gita scolastica su un pulmino a parte, mentre il resto della classe viaggia in gruppo, è un esempio eclatante di cosa “non fare”. Confidiamo che queste nostre richieste siano ascoltate, esaminate e possibilmente discusse insieme».

27 giugno 2016