Lawrence e il racconto della grande guerra

Pubblicato in italiano “La rivolta araba”, a cura di Bagatti: 8 capitoli, tra reportage, diario, romanzo, cronaca bellica e trattato, nei quali i nuclei umanistici resistono come fiammelle di speranza

I sette pilastri della saggezza è il grande capolavoro di Thomas Edward Lawrence, il famoso colonnello inglese che, dopo la grande guerra, guidò le truppe dello sceicco Feisal contro l’armata turca, insieme a lui vinse a Damasco la battaglia decisiva ma, nella conferenza di pace a Versailles, si sentì tradito dai suoi stessi connazionali che, in osservanza alle leggi della realpolitik, non riconobbero le conquiste militari del loro condottiero, il quale, deluso e amareggiato, rinunciò ai gradi, divenne un semplice aviere, compose un altro grande libro, Lo stampo (leggibile presso Adelphi), e morì nel 1935, in seguito a un incidente in motocicletta.

Del suo immortale resoconto esistono numerose stesure: una delle più succinte, e facili da affrontare, è contenuta in un manoscritto di 96 foglietti conservato in copia originale presso l’Harry Ransom Center della University of Texas ad Austin, istituzione alla quale venne donato. Oggi, grazie alla cura di Fabrizio Bagatti, possiamo leggerlo in italiano. Il titolo è La rivolta araba (Mattioli 1885, pp. 133, 18 euro).

Basta scorrere qualche pagina per comprendere la natura eccezionale di quest’opera, scandita in otto capitoli: reportage, diario, romanzo, cronaca bellica, trattato antropologico. Il protagonista è un uomo erudito, appassionato, con un romanticismo controllato dallo stile epico. Egli ha sposato la causa araba per ragioni che sarebbe assai riduttivo considerare in esclusiva chiave politica. Si sente attratto dalla cultura nomade beduina, ama la solitudine del deserto e la comunità che da secoli lo attraversa, non esita a mettersi alla testa degli uomini cavalcando il cammello contro i nemici. Partecipa alla ferocia della guerra come sospinto da una cieca ebbrezza, ma quando cade a terra e crede di non avere più scampo recita una poesia di Ernest Christopher Dowson rimettendosi al volere del Signore: «Dal tuo terribile seggio del giudizio, quando questa mia stanca vita si concluderà sono pronto a raccogliere ciò che ho seminato e a pagare il mio giusto debito».

Le descrizioni paesaggistiche si alternano alle relazioni dal campo di battaglia, ma i nuclei umanistici resistono come fiammelle di residua speranza nella foresta selvaggia: «I morti giacciono a terra in modo così pietoso, comunque ammassati in morbidi cumuli, e sempre viene voglia di raddrizzarli per farli riposare finalmente in modo confortevole». L’uomo al comando, per quanto celebrato, non cede alla possibile rischiosa idealizzazione: «Sul momento, combattere una battaglia può essere emozionante per il generale ma dopo, quando la carne martoriata degli uomini viene portata a casa, è terribile». Il testo finisce con il trionfo arabo. Il colonnello Lawrence non poteva saperlo ma, consegnando le chiavi della vittoria al generale Barrow, stava prendendo congedo da tutte le infinite illusioni della sua straordinaria giovinezza.

8 ottobre 2024