Lavoro, serve un rilancio

Calo del fatturato e boom della cassa integrazione, «preludio di nuove povertà». Cna, Cisl e Acli chiedono misure adeguate. Anche i fondi del Recovery Fund «siano bene utilizzati»

Il mercato del lavoro annaspa, stretto nella morsa della pandemia da quasi un anno – 88mila persone sono rimaste senza lavoro nel Lazio secondo uno studio Uil-Eures – e rischia di diventare terreno fertile per la criminalità organizzata. L’ombra dell’usura e del riciclaggio incombe su turismo, commercio e ristorazione, stando alla «percezione» della Cna (Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa) di Roma. Per il presidente Michelangelo Melchionno si tratta di settori che vanno «particolarmente attenzionati e di conseguenza aiutati al più presto». La filiera turistica vede alberghi, agenzie di viaggi e tour operator fermi da un anno, con un calo del fatturato pari al 90%. La ristorazione, con le aperture a pranzo e l’asporto, «è riuscita a difendersi» ma registra comunque il 50% della propria capacità produttiva e «bisogna permetterle di ripartire nel modo più opportuno». Il commercio ha dovuto fare i conti con la concorrenza dell’e-commerce e gli ordini online hanno sostituito l’acquisto in negozio.

Parlando dei contributi concessi dalla Regione Lazio, per Melchionno «l’ente è abbastanza attento alle piccole e medie imprese ma gli aiuti e i contributi arrivati sono insufficienti ». La proposta è quella di reintegrare il mancato fatturato. «La società sta chiedendo loro un sacrificio e deve quindi contribuire a tenere in piedi queste imprese – dice -. Chi è stato obbligato a chiudere va ricompensato in proporzione a quanto dichiarato nelle denunce dei redditi». Sul tavolo anche la richiesta di finanziamenti a lungo termine accompagnati dall’auspicio che i fondi del Recovery fund «siano ben utilizzati».

Nutre grandi aspettative nel piano anche Enrico Coppotelli, segretario generale della Cisl Lazio, il quale si augura che «possa essere la benzina nel motore della ripartenza» perché, spiega, «al termine della pandemia si dovrà ricostruire una regione che l’emergenza sanitaria ha buttato giù dal punto di vista economico ». Il sindacalista non nasconde la preoccupazione per “l’esplosione” delle ore di cassa integrazione, preludio «di nuove povertà ». Per l’immediato futuro la Cisl chiede la proroga del blocco dei licenziamenti e la prosecuzione della cassa Covid. «In un momento così straordinario – rimarca Coppotelli – devono essere straordinarie anche le misure di protezione per continuare a tenere unita la coesione sociale».

Tra le proposte anche quella di prorogare a 36 mesi la Naspi, indennità mensile di disoccupazione, «evitando il cosiddetto decalage». Con la Regione Lazio il confronto «è stato fin da subito costante e continuo – afferma -. Si sta procedendo con fondi “ristori” per lenire le ferite ma deve continuare il tavolo per lo sviluppo » affinché «tutti i posti di lavoro persi vengano ricreati».

Se il 31 marzo dovesse terminare il divieto dei licenziamenti, «la situazione peggiorerà inesorabilmente», avverte Lidia Borzì, presidente delle Acli provinciali di Roma la quale, in seguito all’attivazione del segretariato sociale telefonico, sta constatando come già «una larga fascia di popolazione si trovi in ginocchio». La pandemia «ha svelato migliaia di lavoratori con basse tutele e bassi salari e tanti occupati in nero», ricorda. È quindi tempo di coniugare «concretezza e visione lungimirante». Tra le priorità per Borzì c’è il lavoro dignitoso e propone che questo «diventi un pilastro del Recovery fund, di conseguenza di tutte le misure di sostegno». A tal proposito suggerisce «l’alleanza tra tutte le forze buone della città, della regione, del Paese per creare un cartello in cui operare in una visione di insieme, ma ognuno con le proprie specificità, per un grande progetto unico che metta in cima il lavoro dignitoso».

3 febbraio 2021