L’attenzione sui «trasparenti» nel ricordo di Modesta

Al binario 1 di Termini il ricordo della donna morta 36 anni fa perché rifiutarono di soccorrerla. Don Ambarus, Caritas: «Oggi c’è il rischio di considerare alcuni uomini più uomini di altri»

A lei si deve l’impulso per l’impegno quotidiano a favore dei senza fissa dimora. In sua memoria la Comunità di Sant’Egidio ha dato vita ad un movimento di solidarietà a favore di chi ha una strada come casa. Modesta Valenti, diventata simbolo dei clochard romani, è morta 36 anni fa alla stazione Termini. Aveva 71 anni, una vita difficile alle spalle, problematiche che l’avevano portata dal Friuli a Roma. Il 31 gennaio 1983 si sentì male ma il personale dell’ambulanza giunto sul posto si rifiutò di soccorrerla perché era sporca e aveva i pidocchi. Mentre medici e infermieri discutevano animatamente sul da farsi lei moriva sul suo giaciglio dopo ore di agonia tra il frenetico viavai della stazione.

ricordo modesta valenti 2019In tanti si sono ritrovati ieri sera, giovedì 31 gennaio, al binario 1 di Termini per deporre gerbere colorate sotto la targa affissa in sua memoria il 10 marzo 2014. “Perché nessuno muoia più abbandonato” il monito scritto sulla lastra di marmo che stride con i numeri odierni. Dodici le persone morte in strada solo a Roma dall’inizio dell’inverno. Una cerimonia voluta dalla Comunità di Sant’Egidio e dalle Ferrovie dello Stato che in collaborazione con gli enti locali e il terzo settore ha attivato in Italia 18 Help Center per gestire i fenomeni di disagio sociale nelle stazioni.

Luoghi in cui le persone possono trovare «un aiuto fisico e morale» ha spiegato Riccardo Pozzi, direttore Centrale risorse umane e organizzazione delle Ferrovie dello Stato Italiane il quale ha sottolineato che tra il 2016 e il 2017 gli interventi degli Help Center sono aumentati del 14%. «Questo significa che è cresciuto il livello di povertà del Paese – ha aggiunto – Abbiamo una grande responsabilità sociale nei confronti delle persone meno fortunate di noi».

Don Benoni Ambarus, direttore della Caritas diocesana, ha rimarcato che la cerimonia deve essere «l’occasione per affermare che si può fare di più affinché non si ripetano episodi simili». Confessando di immaginare lo sguardo di Modesta sui presenti ha chiesto un minuto di silenzio accompagnato solo dalle note in sottofondo del brano Gabriel’s Oboe di Ennio Morricone. «Lasciamoci guardare da lei per acquisire noi stessi uno sguardo diverso sui trasparenti del mondo – ha detto –. Oggi c’è il rischio pericolosissimo di considerare alcuni uomini più uomini di altri».

ricordo modesta valenti 2019 ImpagliazzoIl presidente della Comunità di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo, scandendo dieci nomi con i relativi paesi di provenienza ha ricordato i dodici senza fissa dimora morti sulle strade romane da novembre ad oggi due dei quali non sono ancora stati identificati. Modesta, ha detto, è stata una donna «morta per l’indifferenza. Ci ricorda che si può morire per un “no”. Noi siamo qui per dire “sì” ad una cultura dell’accoglienza». Ha quindi rivolto un appello a chi ha responsabilità civili, politiche e sociali perché «si agisca in fretta e ci sia spazio per tutti». Grazie all’impegno di realtà come la Comunità di Sant’Egidio e la Caritas «tanti uomini e donne considerati invisibili hanno trovato una casa, un lavoro e degli affetti. Tutto può cambiare, dipende anche da noi».

La cerimonia di ieri sera ha dato il via ad una serie di eventi organizzati dalla Comunità di Sant’Egidio per non dimenticare chi vive in strada. Domenica 3 febbraio alle 12 a Santa Maria in Trastevere si terrà una solenne celebrazione in cui verranno ricordati i nomi di quanti, come Modesta, sono morti di stenti e da soli negli ultimi anni. Lo stesso avverrà nelle settimane successive in diversi quartieri della Capitale e in altre città italiane.

 

1 febbraio 2018