L’attentato a San Giovanni, quella terribile notte del ’93

L’editoriale pubblicato da Roma Sette dopo l’esplosione che colpì la basilica e il palazzo del Vicariato

L’orologio dell’Ufficio Amministrativo del Vicariato di Roma è ancora fermo sulle ore 0:06. è rimasto appeso alla parete, come un occhio pendulo, aperto sullo sfascio totale dei locali. Era il mercoledì 28 luglio u.s., il giorno era appena cominciato da pochi minuti, quando uno scoppio tremendo squarciava la notte romana. Un’auto-bomba, collocata nell’angolo tra il Palazzo Lateranense e la testata del transetto della basilica di San Giovanni, esplodeva, seminando rovina.

La Cattedrale di Roma era ferita. I due portici sovrapposti della facciata minore subivano l’impatto dello scoppio, degli intonaci e negli affreschi; divelte o piegate le gigantesche cancellate a piano terra; strappate e proiettate all’interno della Basilica le tre porte d’accesso, con le loro bussole e intelaiature; danneggiato il celebre organo appena restaurato; messe in pericolo le soffittature del transetto. Ancora più ferito il palazzo del Vicariato. Su tutta la facciata sud, finestre divelte e frantumate, uffici e saloni messi a soqquadro, vetrate interne in gran parte distrutte. L’effetto dell’esplosione ha raggiunto il palazzo d’abitazione annesso alla Basilica, il Battistero di San Giovanni in Fonte, la Canonica capitolare, alcuni palazzi annessi all’Università Lateranense, l’Ospedale di San Giovanni.

A pochi minuti di distanza una seconda auto-bomba esplodeva davanti alla facciata della chiesa di San Giorgio in Velabro, portando rovina e distruzione. Al mattino, quando le Autorità e le persone addette hanno potuto affacciarsi alla Piazza di San Giovanni in Laterano ed aggirarsi all’interno degli edifici e poi raggiungere la chiesa e il convento di San Giorgio in Velabro, sì sono trovate di fronte a uno spettacolo di desolazione.

Unico conforto, la certezza che nessuna vittima umana era stata coinvolta nel gravissimo attentato: poche persone erano a tiro delle bombe, così che c’erano soltanto feriti leggeri, anche se qualcuno è rimasto traumatizzato dalla violenza inaudita dello scoppio. Danni materiali dunque ed ingentissimi. Ma non a questo soltanto mirava l’insidia degli attentatori. La scelta accurata dei luoghi indicava una volontà di intimidazione attraverso la rovina di opere d’arte di valore inestimabile, quali sono le più antiche chiese di Roma. Specialmente la scelta del Laterano racchiudeva una più mirata perfidia: colpire la Cattedrale di Roma, la Chiesa titolare del Papa, gli uffici della sua Diocesi, la residenza del Cardinale Vicario, la stessa Santa Sede, in un territorio legato alla sua sovranità. Purtroppo nella stessa notte anche Milano era colpita in Via Palestro, con il pesante bilancio di 5 vittime umane.

L’assenza totale di rivendicazioni non consente di puntare il dito in nessuna direzione. Si può dire che si è trattato di un’offesa gratuita, di un male allo stato puro, di un insulto ai valori più preziosi di un popolo quali sono la storia, l’arte, la religione, non si vede a quale scopo. Forse per impedire il processo di rinnovamento sociale dal popolo italiano, quasi che l’intimidazione, destinata a suscitare sgomento, possa piegare la volontà di pulizia e di rinascita che tra mille difficoltà si fa strada in questo Paese.

Il Papa e il Cardinale Vicario Camillo Ruini hanno espresso per tutti con sobrietà la più intensa deplorazione. è la commossa celebrazione eucaristica svoltasi sul sagrato di San Giovanni la sera di venerdì 30 luglio, presieduta dal Cardinale Vicario, circondato dal clero e dal popolo, è stata la risposta della comunità cattolica di Roma: la preghiera di riparazione per il sacrilegio e l’aggressione, la supplica per il ravvedimento dei colpevoli e per la pace sociale del Paese. La vita del Vicariato è continuata secondo i ritmi consueti, nonostante le gravi difficoltà indotte dalla situazione degli uffici.

La ricostruzione è cominciata subito con ammirevole solerzia, anche se i tempi non saranno brevi. L’aiuto materiale non manca ma è auspicabile che il popolo romano incrementi la sua generosità, nell‘aderire alle sottoscrizioni promosse dal Vicariato, dal quotidiano Avvenire e dall’Azione Cattolica.

Alle esplosioni del male i cristiani rispondono con un accresciuta dedizione al bene. Il grave episodio di quest’estate non solo non indebolirà lo slancio venuto alla Diocesi dalla celebrazione e conclusione del Sinodo, ma piuttosto lo accrescerà, rendendo più saldi i vincoli di fraternità e comunione dei fedeli e delle Parrocchie, tra loro e con il Vescovo e i Pastori che collaborano con lui. L’impegno per una nuova evangelizzazione della Città trova, nei fatti del Laterano, una ragione in più: testimoniare con maggiore impegno la parola di Cristo nella vita e nelle iniziative pastorali, affinché il male sia sconfitto dalla vittoria del bene. (di Virgilio Levi)

12 settembre 1993