“Lasciami andare”, dramma e mistero ambientati a Venezia

Nelle sale il film di Mordini che ha chiuso fuori concorso la 77ª Mostra di Venezia. Un racconto tra realtà e sogno, con qualche affanno e sbandamento, sostenuto da un solido gruppo di attori

È il film diretto da Stefano Mordini che ha chiuso fuori concorso la 77ª Mostra internazionale del Cinema di Venezia il 12 settembre scorso: “Lasciami andare”. Merita ricordare a questo proposito che nell’occasione della recente edizione della rassegna svoltasi al Lido con esemplare e puntuale organizzazione, anche per il film d’apertura era stato scelto un film italiano, “Lacci” di Daniele Luchetti. Si è trattato, bisogna aggiungere, di un’apertura/chiusura proposte nell’ottica di un rilancio del nostro cinema in vista della auspicabile ripresa autunnale delle sale.

Analogamente a quello che ha dato il via alla manifestazione, anche questo “Lasciami andare”, che l’ha chiusa, è incentrato su una storia in grado di scavalcare il consueto recinto della commedia italiana a favore di un più ampio orizzonte narrativo. La vicenda prende il via in una Venezia grigia e uggiosa durante il recente, drammatico periodo dell’acqua alta che ha gettato la città in ginocchio. In questo scenario difficile e respingente, dove la bellezza scompare e tutto diventa problematico, si muove Marco, che porta su di sé le ferite per la morte recente del suo primogenito Leo. Con lui c’è Anita, cantante allegra e solare, dalla quale Marco scopre di aspettare un bambino. Nei chiaroscuri della vicenda si inserisce Clara, la prima moglie di Marco, la quale soffre ancora in modo straziante per la perdita del bambino. La coppia in realtà non è riuscita a metabolizzare il lutto e i due si sono allontanati. A riaprire una ferita che a poco a poco sembrava scolorire ecco Perla, imprenditrice dal passato non chiaro, ora proprietaria della casa nella quale Marco e Anita hanno vissuto fino al terribile incidente che ha causato la morte di Leo.

Alla base del copione, di cui è autore lo stesso Mordini con Francesca Marciano e Luca Infascelli, c’è il romanzo “Sei tornato” scritto da Christopher Coake nel 2012, autore americano nato nel 1971 e residente a Reno, nel Nevada. In sintesi si tratta di un thriller con venature tra lo psicologico e il soprannaturale. Andando un po’ più a fondo, sembra di poter dire che a dare una forte spinta alla versione filmica è stata la scelta di spostarne lo svolgimento a Venezia. Collocare poi l’azione sullo sfondo di un evento tanto drammatico quanto recente e ancora vivo nel ricordo dei veneziani come quello dell’acqua che ha sconvolto la stupenda armonia del paesaggio lagunare ha voluto dire portare in primo piano quel connubio tra bellezza esteriore e inquietudine interiore, premessa di interrogativi e di mistero. Così il racconto va avanti tra rivelazioni e colpi di scena che provocano lo spettatore, tra realtà e sogno. I protagonisti sono messi alla fine di fronte a una scelta: aprirsi alla speranza, a una vita che può ricominciare oppure rassegnarsi al flusso dei ricordi, rinunciando però a sfogliare quello che può portare il domani.

Incorniciato nel binario noir, il film è diretto con mestiere da Mordini, già regista di “Acciaio” nel 2012, e tuttavia tra qualche affanno, incertezze e sbandamenti nel finale, trova un sicuro sostegno nella presenza di un gruppo di attori di robusta incisività e grande affidabilità: Stefano Accorsi, Serena Rossi, Maya Sansa, Valeria Golino compongono un quartetto che dà al racconto una bella dose di convincente verità.

12 ottobre 2020