L’area archeologica del Circo Massimo apre al pubblico

È la prima volta per la zona che ospitava il più grande edificio per spettacoli dell’antichità. La visita a partire dalle gallerie fino alla Torre della Moletta

È una prima volta per la zona che ospitava il più grande edificio per lo spettaclo dell’antichità. La visita a partire dalle gallerie fino alla Torre della Moletta

Dopo 2.800 anni, il Circo Massimo torna a Roma e ai romani. Da domani infatti, giovedì 17 novembre, l’area archeologica del più grande edificio per lo spettacolo dell’antichità apre per la prima volta le porte al pubblico. L’ingresso sarà da piazza di Porta Capena, fino all’11 dicembre dal martedì alla domenica dalle 10 alle 16 (ultimo ingresso alle 15); dal 12 dicembre il sabato e la domenica dalle 10 alle 16  (ultimo ingresso alle 15) e dal martedì al venerdì su prenotazione allo 060608. Con i suoi 600 metri di lunghezza e 140 di larghezza, il Circo Massimo, legato dalla leggenda alle origini stesse di Roma, torna ad avvolgere cittadini e turisti nella sua suggestione senza tempo. Fin dall’età regia infatti nell’area si sono svolte manifestazioni pubbliche di ogni genere: dalle competizioni ippiche alle cacce con animali esotici, dalla rappresentazioni teatrali alle esecuzioni pubbliche, ma anche processioni religiose e trionfali. In seguito l’area è divenuta luogo di passaggio dell’acqua Mariana, ha ospitato coltivazioni agricole e mulini, è divenuta proprietà privata della famiglia Frangipane, cimitero degli Ebrei, per poi ospitare, a partire dal XIX secolo, gli impianti del Gazometro, magazzini, manifatture, imprese artigianali e abitazioni.

Il recupero del Circo Massimo nei suoi valori archeologici, storici e paesaggistici, e al contempo l’ottimizzazione della sua fruibilità: questi gli obiettivi dei lavori di riqualificazione ambientale, condotti da Roma Capitale, Sovrintendenza capitolina ai Beni culturali, in collaborazione con l’Ufficio città storica e con il contributo tecnico di Zetema Progetto Cultura. Lavori che hanno restituito una nuova leggibilità al monumento, ridefinendo la zona dell’emiciclo attraverso operazioni di restauro delle strutture, contenimento del terreno e la realizzazione di nuovi percorsi di visita con relativi impianti di illuminazione. Ancora, è stata realizzata una terrazza panoramica sul margine meridionale dell’area e  per restituire visibilità alle strutture archeologiche è stato realizzato anche un piano inclinato che permette di superare gradualmente il dislivello oggi presente tra il livello dell’area verde, di libera fruizione, e quella del recinto archeologico.

Anche gli spazi pubblici adiacenti sono stati sistemati e riqualificati. Una recinzione di forma semicircolare delimita i margini dell’area archeologica, in corrispondenza dell’emiciclo, seguendo il perimetro della costruzione romana fino all’ideale inizio della spina: la lunga piattaforma posizionata al centro della pista che era decorata con statue, tempietti, vasche, con due grandi obelischi egizi – ricollocati rispettivamente, dal ‘500, in piazza San Giovanni in Laterano e in piazza del Popolo – e dotata di metae, i grandi segnacoli intorno ai quali giravano i carri. Attraverso indagini geofisiche condotte in collaborazione con l’Istituto superiore per la Protezione e la ricerca ambientale, i resti della spina sono stati localizzati in profondità: la pista romana, ad esempio, si trova a oltre 5 metri di profondità rispetto all’attuale piano dell’area archeologica.

Per i visitatori sarà possibile accedere anche alle gallerie che un tempo conducevano alle gradinate della cavea: mentre i senatori, infatti, si fermavano al piano terra, alla plebe era destinato il piano superiore. Sarà possibile percorrerle per circa 100 metri ciascuna, osservando anche i resti delle latrine antiche. Si proseguirà sulla strada basolata esterna ritrovata durante gli scavi, in cui spicca una grande vasca-abbeveratoio in lastre di travertino. Qui è possibile visitare anche alcune stanze che venivano utilizzate come botteghe (tabernae) per soddisfare le necessità del numeroso pubblico dei giochi: locande, negozi per la vendita di generi alimentari, magazzini, lupanari, lavanderie, ma anche uffici di cambiavalute  necessari per  assecondare il giro di scommesse sulle corse dei cavalli.
Nella zona centrale dell’emiciclo sono visibili le basi dell’Arco di Tito, uno dei più grandi archi trionfali di Roma. Le indagini hanno consentito di rimettere in luce le basi delle colonne frontali e alcuni importanti frammenti architettonici che hanno permesso agli archeologi di stabilire le sue dimensioni originarie. Lle colonne erano alte almeno 10 metri. Nel corso degli scavi sono state rinvenute anche parti della grande iscrizione, rimarcata con lettere bronzee, su cui era incisa la dedica da parte del Senato e Popolo Romano all’imperatore.

I lavori di riqualificazione dell’area hanno interessato anche la medievale Torre della Moletta, realizzata nel XII secolo, su cui si è intervenuti con il restauro delle murature antiche e un impegnativo progetto di  consolidamento statico. Una scala interna consente di arrivare fino al piano superiore: uno splendido punto panoramico sull’area archeologica, che permette di apprezzare in pieno le dimensioni del Circo. I frammenti di lapidi presenti nell’area sono stati in parte anche sistemati ad arredo dello spazio aperto. In particolare ai piedi dell’emiciclo palatino sono stati collocati, da un lato, alcuni elementi provenienti dall’edificio antico (gradini, cornici, capitelli, le soglie delle botteghe), mentre sull’altro versante sono state collocate una serie di colonne in marmi colorati rinvenute negli scavi archeologici. Infine, nello spazio antistante la torre sono stati posizionati i frammenti architettonici di marmo lunense provenienti dallo scavo dell’arco di Tito.
16 novembre 2016