L’arcivescovo Shevchuk: «Per gli ucraini “guerra” significa genocidio»

Il capo della Chiesa greco-cattolica risale alle origini del conflitto, in una conversazione col giornalista polacco Tomasik. «La Russia crede che non abbiamo diritto di esistere»

“Dio non ha abbandonato l’Ucraina”: questo il titolo della conversazione del capo della Chiesa greco-cattolica ucraina Sviatoslav Shevchk con il giornalista polacco Krzysztof Tomasik, di cui sono stati anticipati alla stampa alcuni stralci. Al centro, un accusa durissima: per gli ucraini, la parola “guerra” significa “genocidio”. «Siamo una nazione sopravvissuta al genocidio del 1932-1933, di cui conserviamo ancora le grandi ferite – ricorda l’arcivescovo maggiore di Kiev -. Nel 2022 abbiamo commemorato il 90° anniversario dell’Holodomor che voleva privare le persone del diritto alla vita. La stessa cosa – prosegue – sta accadendo oggi, perché chiunque venga oggi dalla Russia in Ucraina non viene solo per occupare la terra, ma per distruggere coloro che su questa terra vivono».

Il capo dei greco-cattolici ucraini si sofferma sulla «natura genocida» dell’attuale guerra e sui motivi per cui la Russia cerca di distruggere l’Ucraina, risalendo alle origini del conflitto. «Se guardiamo alle sue radici, è una vera guerra coloniale – asserisce -. In primo luogo, la Russia non riconosce il fatto stesso dell’esistenza del popolo ucraino. È evidente che si tratta di un puro piano genocida, perché la denazificazione equivale allo sterminio. Come si può trasformare in un russo quello che non lo è mai stato? Siamo ucraini da sempre. Abbiamo la nostra lingua, la nostra cultura, la storia, le Chiese e, alla fine, abbiamo il nostro Stato».

Nell’analisi di Shevchk, la Russia crede che «lo Stato ucraino non sia mai esistito, che non abbiamo il diritto di esistere. Crede che lo Stato ucraino, emerso dopo il crollo dell’Unione Sovietica, sia un errore storico. Così arriva il grande “ri-formatore” che corregge la storia per mostrarci finalmente chi e come dovremmo essere». E continua: «Per garantire la propria grandezza, la Russia ha sempre avuto bisogno dell’Ucraina. Ha rubato le radici della nostra autoconsapevolezza. Ci ha rubato il Battesimo di Volodymyr il Grande. Si è appropriata della storia della Rus’ di Kyiv. Ha rubato il ruolo centrale e costituente dello Stato di Kyiv. Ogni volta che nasceva qualcosa a Kyiv, quando essa diventava il centro ecclesiastico, religioso, culturale o statale, regolarmente una “spedizione punitiva” arrivava a invaderci dal nord per distruggere tutto».

L’arcivescovo non ha dubbi: «Vogliono trasformare gli ucraini in russi, e questa è la tragedia di questa guerra», afferma, puntando il dito anche contro la presidenza di Putin durante la quale «il sistema sovietico in Russia di fatto è stato rianimato, sono stati riattivati ​​​​i miti sovietici sui quali costruire una nuova politica revanscista. Rianimando i miti della propaganda sovietica sulla vittoria nella Seconda guerra mondiale, ha detto senza mezzi termini che la Russia avrebbe sconfitto Hitler anche senza l’aiuto di altre nazioni. E che oggi la Russia, l’erede dell’Unione Sovietica, può di nuovo minacciare il mondo ricorrendo al ricatto delle armi nucleari, come un tempo lo faceva l’Urss».

Per Shevchuk, la speranza dell’Ucraina oggi sta «con le nuove generazioni», che hanno iniziato a guardare verso l’Europa. «L’Ucraina – dice – guarda verso il futuro, vuole essere un Paese europeo, perché milioni di ucraini hanno conosciuto un mondo diverso e hanno capito di non voler più vivere come prima. L’Ucraina ha scelto la propria strada come uno Stato indipendente».

23 marzo 2023