L’arcivescovo maggiore di Kiev ricorda Sashko, ucciso a 4 anni, durante l’evacuazione
Il messaggio quotidiano di Shevchuk dall’Ucraina in guerra: «Qual è il valore della vita umana?». I corridoi umanitari nel mirino dei soldati. Colpiti dai razzi russi anche alcuni stabilimenti chimici
Sashko, 4 anni, della provincia di Vyshgorod, regione di Kiev, ucciso durante l’evacuazione. È dedicato a lui il messaggio di oggi, 6 aprile, dell’arcivescovo maggiore di Kiev Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa greco-cattolica, dall’Ucraina in guerra. Il piccolo era nel distretto di Vyshhorod con sua nonna quando il 10 marzo i russi hanno circondato la zona. La gente del posto ha cercato di fuggire con le barche sul fiume Dnepr. Quella con Sashko si è capovolta: morte tutte le persone a bordo, nonna compresa, ma di Sashko si erano perse le tracce. La notizia del suo ritrovamento e della sua morte è stata data dalla mamma su Instagram e Facebook.
Nelle parole del presule, una riflessione su «la vita umana durante la guerra. Qual è il suo valore agli occhi delle persone – domanda -? Agli occhi di Dio è inestimabile». Quindi un appello: «Sentiamo che è possibile salvare la vita umana in Ucraina, non solo grazie al coraggio dei suoi difensori, del nostro esercito, ma anche grazie alla posizione della comunità internazionale. Facciamo di tutto per salvare le vite umane in Ucraina. Dio benedica il nostro popolo ucraino – aggiunge -. Dio salvi le persone laddove non arriva la mano dell’uomo. Consegniamo nelle sue mani le vite e la salute della nostra gente, in particolare, nella zona dei combattimenti e sui territori occupati. Dio, dona la pace all’Ucraina. Ferma la guerra. Benedici i tuoi figli».
Shevchuk denuncia anche l’attacco avvenuto la notte scorsa «sui segmenti più sensibili dell’infrastruttura economica ucraina. Sono stati bombardati alcuni stabilimenti chimici e questo ha portato alle conseguenze disastrose per l’ambiente di quelle città e villaggi», osserva. Oggi però, prosegue, «siamo particolarmente preoccupati e addolorati per le vite, per il destino delle persone che si sono trovate sui territori temporaneamente occupati. Sappiamo che lì, nella regione di Kherson, al sud della regione di Zaporizhya, stanno finendo i viveri e non c’è la possibilità di mandarci i convogli umanitari. La Mariupol ucraina resiste. E anche qui non c’è stato modo di inviare aiuti umanitari. Sempre più difficili diventano le operazioni di evacuazione delle persone da quelle zone pericolose», ancora le parole dell’arcivescovo. I corridoi umanitari infatti «sono sempre nel mirino dei soldati e la maggior parte delle persone oggi muore durante l’evacuazione. Secondo i dati ufficiali pubblicati dall’Onu, nel corso di questa guerra in Ucraina sono morti più di 1.500 civili, sebbene si sappia già che il numero reale è sicuramente più alto. Molte persone sono considerate scomparse, non abbiamo più informazioni di loro, diverse verosimilmente sono decedute».
6 aprile 2022