“L’arcangelo”, preghiera laica di Fossati per i migranti

I fatti di drammatica attualità nel Mediterraneo e il brano del 2006 che aveva per protagonista un immigrato

Aquarius, Diciotti, Sea Watch 3. Nomi di navi che evocano odissee di migranti in rotta verso la speranza, imbarcazioni cariche di una umanità tradita, di storie fatte di disperazione e di ferite laceranti. La Aquarius, con 629 migranti, nel giugno scorso, che vaga per il Mediterraneo con i porti italiani e maltesi chiusi per approdare finalmente in Spagna. Il pattugliatore italiano Diciotti, ad agosto, con i 190 migranti salvati in acque maltesi: per 11 giorni sulla nave, prima davanti a Lampedusa e poi nel porto di Catania, prima dello sbarco il 25 agosto. Poi la Sea Watch 3 e la Sea Eye, cronaca di questi giorni, in acque maltesi, tra la linea dura del Viminale, l’appello del Papa, la risposta di alcuni leader europei, finalmente la conclusione della vicenda il 9 gennaio con lo sbarco a Malta dei migranti.

Dell’attenzione a queste rotte verso la speranza si è fatta carico anche la musica, e quando partecipa a questi eventi e se ne fa carico, li assume dentro di sé, proprio allora si può anche riscoprirne la valenza di passione per l’uomo e per le sue ferite. Come in “L’arcangelo” di Ivano Fossati, il brano del 2006 che il cantautore ligure spiegava così: «Gabriele, quest’immigrato da qualsiasi parte del mondo, lo chiamo “Arcangelo” perché lui è la notizia di se stesso, è come se dicesse: guardate, i tempi sono cambiati. Mi sembra importante capire il fenomeno, non associarlo al bene o al male».

Un album politico, cui la canzone dà il titolo, perché – era sempre Fossati a chiarirlo – «parla di quello che credo sia l’avvenimento più grande al quale ci si dato di assistere, le migrazioni di interi popoli, il fulcro attorno al quale girano e gireranno ancora le economie e le politiche delle nazioni».

“L’arcangelo” è quasi una “preghiera laica” accompagnata da ritmi dai sapori sudamericani, ben inseriti in una canzone dedicata ai cittadini del mondo che bussano alle nostre porte. «Viene di Latinamerica / Viene d’Africa / Con il passo lungo / Stancato dalla sete / Gabriele l’arcangelo / Vuole scappare nuotando / Per la porta del mondo / Dal mondo accanto». Quel “mondo accanto” davanti al quale si erigono sempre più spesso muri di governi (soprattutto) e di popoli.

15 gennaio 2019