Nonostante le condizione meteorologiche avverse, migliaia di persone si sono messe in cammino ieri, 7 ottobre, da Perugia ad Assisi, per dire la loro voglia di pace. La marcia PerugiAssisi, organizzata come ogni anno dai movimenti per la pace, alla quale c’è stata anche una partecipazione della Caritas diocesana di Roma, è partita sotto un cielo coperto e con qualche goccia di pioggia: sotto gli ombrelli colorati, studenti, insegnanti e amministratori locali. Decine di migliaia di persone, che hanno tenuto il passo fino alla Rocca Maggiore di Assisi, dove alle 15 la manifestazione si è conclusa, con gli interventi istituzionali e dei coordinatori della marcia.

«Nessuno deve essere lasciato solo. Prendiamoci cura gli uni degli altri»: questo è quello che chiedono i due manifesti della PerugiAssisi, presentati al termine dell’iniziativa. «Grandi incertezze, molta solitudine, molta insicurezza, molte paure, aumento delle povertà e delle disuguaglianze, perdita del lavoro e mancanza di prospettive stanno togliendo la pace a molte persone – si legge nel testo del primo manifesto -. I problemi sono tanti e complessi. Diciamo basta all’individualismo e alla competizione che ci impediscono di rispondere ai bisogni fondamentali delle persone». La consapevolezza è che «nessuno potrà farcela da solo. Cerchiamo assieme le soluzioni dei problemi che non sono ancora state trovate e intraprendiamo nuove iniziative per attuarle. Prendiamoci cura di tutti, senza distinzioni, a cominciare dai più vulnerabili». E ancora: «Rimettiamo al centro della nostra comunità, della nostra società le persone, tutte le persone, la loro dignità e i loro diritti umani fondamentali».

Al centro del secondo manifesto c’è l’idea della cura come «dimensione essenziale della vita umana, perché senza cura l’esistenza non può fiorire». Di qui l’invito a costruire «un argine alla violenza diffusa, al razzismo, alle discriminazioni, al bullismo, alle parole dell’odio» e di riaffermare «il dovere umano di assicurare a ogni persona dignità e rispetto» ma anche «il principio universale di uguaglianza e di giustizia» e «il dovere di proteggere ovunque tutte le persone minacciate da violenze, guerre, persecuzioni, sfruttamento e sistematiche violazioni dei diritti umani». L’appello è diretto: «Costruiamo sicurezza sociale per tutti. Diamo a tutti un lavoro dignitoso. Prendiamoci cura di chi non ce l’ha. Rifiutiamo l’economia che uccide, sfrutta e distrugge. Facciamo crescere l’economia della fraternità. Smettiamo di fare e alimentare le guerre».

Da Assisi anche le parole del coordinatore della marcia Flavio Lotti. «Se c’è un motivo per cui oggi siamo qui – ha detto – è perché quello che sta succedendo attorno a noi è insopportabile. Ci vergogniamo. Siamo venuti qui per dire basta alla violenza e anche alla cattiveria, basta a questo attacco alla dignità e ai diritti fondamentali delle persone, basta attaccare chi salva le vite in mare, basta attaccare chi accoglie. Al modello Riace noi chiediamo che venga dato il Nobel per la Pace».

8 ottobre 2018