L’appello di Acs: «Per l’Iraq fate presto»

L’apprezzamento della fondazione per lo stanziamento fondi per il rientro degli sfollati interni da parte degli Usa e la richiesta ai governi Ue: ricostruzione urgente per la stabilizzazione del Medio Oriente

Annunciata in questi giorni dall’ambasciatore Usa in Iraq Douglas Seelman la decisione degli Stati Uniti d’America di stanziare almeno 75 milioni di dollari per agevolare il rientro degli sfollati interni – per lo più cristiani e yazidi – nella Piana di Ninive e nella città di Sinjar. Affermazioni che anticipano la Conferenza internazionale per la ricostruzione dell’Iraq in programma a Kuwait City dal 12 febbraio prossimo, che hanno trovato l’apprezzamento della fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che soffre.

Acs, che dal 2011 ha finanziato progetti per l’Iraq per un totale di circa 35,7 milioni di euro, auspica un impegno analogo da parte dei governi dell’Unione europea, con i quali nel settembre scorso ha realizzato una conferenza internazionale sulla Piana di Ninive alla quale ha preso parte anche il cardinale segretario di Stato vaticano Pietro Parolin. Per la fondazione, si tratta di un impegno «dovuto» verso una popolazione vittima di un genocidio che l’Onu non ha avuto il coraggio di riconoscere formalmente.

«Per l’Iraq fate presto!». Questo l’appello pressante rivolto ai governi europei. Da parte sua intanto la fondazione prosegue nella raccolta fondi per il progetto di ricostruzione di 13mila case danneggiate o distrutte dall’Isis nei villaggi cristiani della Piana di Ninive. Il costo stimato di questo “piano Marshall” per l’Iraq è di oltre 250 milioni di dollari. Eppure, sostengono da Acs, il sostegno alla minoranza cristiana irachena rappresenta «un seme di speranza per popolazioni flagellate dal terrorismo di matrice islamica ma non solo. La ricostruzione del tessuto sociale della Piana di Ninive costituirà anche un pacifico argine contro la diffusione dell’ideologia politico-religiosa dell’estremismo, niente affatto debellata nonostante la sconfitta militare dell’Isis». Oltre a favorire la stabilizzazione del Medio Oriente nel suo complesso.

12 gennaio 2018