L’annuncio della Parola, «urgenza della Chiesa»

Lo ha ribadito con forza Francesco, presiedendo la Messa nella domenica dedicata alla Parola di Dio. «Il suo dinamismo ci attira nella “rete” dell’amore del Padre e ci rende apostoli. Siamo chiamati a darle carne accarezzando la carne di chi soffre». Il mandato a 3 lettori e 7 catechisti

Tre nuovi lettori, provenienti da Galles, Congo e Filippine, e sette nuovi catechisti, di cui tre italiani, un messicano e ancora due filippini e un congolese, uomini e donne, hanno ricevuto il mandato del loro ministero dalle mani di Papa Francesco ieri, 22 gennaio, nella domenica dedicata alla Parola di Dio. Il rito si è svolto nel corso della celebrazione eucaristica presieduta dal pontefice nella basilica di San Pietro. Il tema della giornata, istituita da Bergoglio nel settembre 2019 con il motu proprio Aperuit illis, fa riferimento alla prima lettera di san Giovanni: “Vi annunziamo ciò che abbiamo veduto”: ha «lo scopo di ravvivare la responsabilità che i credenti hanno nella conoscenza della Sacra Scrittura» e «vuole porre in risalto la presenza del Signore nella vita delle persone», come spiega una nota della Sezione per le questioni fondamentali dell’Evangelizzazione, dell’omonimo dicastero incaricato di promuovere l’evento.

Nella sua omelia, il Papa ha preso spunto dal Vangelo della terza domenica del tempo ordinario per ricordare come Gesù sia spinto a chiamare i primi apostoli dall’urgenza dell’«annuncio della Parola di Dio, che dev’essere portata a tutti». E ha sviluppato la sua meditazione su tre aspetti: «La Parola è per tutti, la Parola chiama alla conversione, la Parola rende annunciatori». Gesù è un maestro «in movimento» che «allarga i confini: la Parola di Dio, che risana e rialza, non è destinata soltanto ai giusti di Israele, ma a tutti; vuole raggiungere i lontani, vuole guarire gli ammalati, vuole salvare i peccatori, vuole raccogliere le pecore perdute e sollevare quanti hanno il cuore affaticato e oppresso. Gesù, insomma, “sconfina” per dirci che la misericordia di Dio è per tutti».

Un aspetto «fondamentale anche per noi. Ci ricorda che la Parola è un dono rivolto a ciascuno e che perciò non possiamo mai restringerne il campo di azione. E se la salvezza è destinata a tutti, anche ai più lontani e perduti, allora l’annuncio della Parola deve diventare la principale urgenza della comunità ecclesiale». Su questo il Papa ha particolarmente insistito: «Non ci succeda di professare un Dio dal cuore largo ed essere una Chiesa dal cuore stretto – questa sarebbe, mi permetto di dire, una maledizione -; non ci succeda di predicare la salvezza per tutti e rendere impraticabile la strada per accoglierla; non ci succeda di saperci chiamati a portare l’annuncio del Regno e trascurare la Parola, disperdendoci in tante attività secondarie, o tante discussioni secondarie. Impariamo da Gesù a mettere la Parola al centro».

Quanto alla chiamata alla conversione, Francesco ha sottolineato che «la vicinanza di Dio non è neutra, la sua presenza non lascia le cose come stanno, non difende il quieto vivere. Al contrario, la sua Parola ci scuote, ci scomoda, ci provoca al cambiamento. La Parola – ha proseguito – quando entra in noi, trasforma il cuore e la mente; ci cambia, ci porta a orientare la vita al Signore. Ecco l’invito di Gesù: Dio si è fatto vicino a te, perciò accorgiti della sua presenza, fai spazio alla sua Parola e cambierai lo sguardo sulla tua vita. Vorrei dirlo anche così: metti la tua vita sotto la Parola di Dio. Questa è la strada che ci indica la Chiesa». E allora occorre chiedersi: «La mia vita, dove trova direzione, da dove attinge orientamento? Dalle tante parole che sento, dalle ideologie, o dalla Parola di Dio che mi guida e mi purifica? E quali sono in me gli aspetti che esigono cambiamento e conversione?».

Infine, l’annuncio. «Il dinamismo della Parola ci attira nella “rete” dell’amore del Padre e ci rende apostoli che avvertono il desiderio irrefrenabile di far salire sulla barca del Regno quanti incontrano. E questo non è proselitismo, perché quella che chiama è la Parola di Dio, non la nostra parola. Sentiamo allora rivolto anche a noi oggi l’invito a essere pescatori di uomini: sentiamoci chiamati da Gesù in persona ad annunciare la sua Parola, a testimoniarla nelle situazioni di ogni giorno, a viverla nella giustizia e nella carità, chiamati a “darle carne” accarezzando la carne di chi soffre. Questa è la nostra missione – ha concluso il pontefice -: diventare cercatori di chi è perduto, di chi è oppresso e sfiduciato, per portare loro non noi stessi, ma la consolazione della Parola, l’annuncio dirompente di Dio che trasforma la vita, per portare la gioia di sapere che Egli è Padre e si rivolge a ciascuno, portare la bellezza di dire: “Fratello, sorella, Dio si è fatto vicino a te, ascoltalo e nella sua Parola troverai un dono stupendo!”».

23 gennaio 2023