L’Anno della famiglia e le sfide dell’ascolto e dell’accoglienza

All’Istituto Giovanni Paolo II il convegno inaugurale, a 5 anni dalla Amoris Laetitia. Il videomessaggio del Papa: «Mettersi al servizio della felicità delle persone»

Vivere la pastorale familiare implica il «mettersi al servizio della felicità delle persone, non solo tracciando la direzione ma facendo insieme il cammino, prendendosi cura delle fragilità e valorizzando la bellezza», specialmente «in questo tempo di pandemia, in cui i legami familiari sono provati ma rimangono il presidio insostituibile per l’intera famiglia umana». Questo il monito espresso da Papa Francesco nel video che è stato trasmesso venerdì pomeriggio, 19 marzo, nel corso dell’evento on-line organizzato dal dicastero pontificio per i Laici, la famiglia e la vita, dalla diocesi di Roma e dal Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II. Intitolato “Il nostro amore quotidiano”, il convegno – trasmesso in diretta streaming sui canali social dei tre enti promotori – ha inaugurato l’anno dedicato alla famiglia in occasione del quinto anniversario della pubblicazione dell’esortazione apostolica “Amoris Laetitia”, che si concluderà con l’Incontro mondiale delle famiglie in programma a Roma nel 2022 .

Anche il cardinale Kevin Joseph Farrell, prefetto del dicastero per i Laici, la famiglia e la vita, nel suo intervento ha notato la necessità di «elaborare proposte concrete per promuovere la famiglia e il matrimonio in un contesto sociale che cambia continuamente», considerando come «la pastorale familiare non è un settore a sé ma ha un raggio d’azione ampio e vasto, che va dall’accompagnamento dei giovani nella ricerca di una loro vocazione e delle coppie sposate, soprattutto nei primi anni di matrimonio, fino alla valorizzazione della solidarietà tra le generazioni». L’auspicio del porporato è che «il frutto di questo anno “Famiglia Amoris laetitia” sia la diffusione di uno spirito familiare in tutta la Chiesa, affinché diventi sempre più una famiglia universale». Della stessa opinione il cardinale Angelo De Donatis, vicario del Papa per la diocesi di Roma. «L’esortazione apostolica ci mostra come il bene della famiglia è decisivo per il bene del mondo e della Chiesa – ha detto richiamando il numero 31 di “Amoris laetitia” -. L’anno che abbiamo davanti è l’occasione per mettere in campo le risorse utili ad affrontare le sfide comuni, cominciando dall’ascolto e dall’accoglienza delle storie familiari, compiendo un cammino condiviso alla luce della Parola».

A moderare la prima parte dei lavori, l’arcivescovo Vincenzo Paglia, gran cancelliere dell’Istituto Teologico Giovanni Paolo II, che, introducendo la relazione del preside dell’ente universitario monsignor Pierangelo Sequeri, lo ha ringraziato per il «prezioso contributo di questi cinque anni», confermandolo come docente e annunciando la nomina del nuovo preside Philip Bordeyne, attualmente rettore dell’Institute Catholic de Paris, che inizierà il suo mandato il prossimo settembre. «L’amore coniugale è il custode dell’agape di Dio, ne è il sacramento – ha spiegato Sequeri, approfondendo l’inno alla carità di San Paolo contenuto nel 13° capitolo della Prima lettera ai Corinzi -: Dio soltanto, infatti, è amore». In particolare, il teologo ha osservato come il brano sia suddiviso in due parti, con la prima caratterizzata da «un linguaggio e una terminologia “eroici”, basta pensare ad esempio al riferimento alla fede capace di spostare le montagne»; la seconda parte, invece, «presenta un linguaggio umile e non sofisticato, tratto dalla quotidianità dell’esperienza familiare, che è poi quello utilizzato da Gesù nelle parabole». È dunque «in questa intersezione, quando cioè non vi è la pretesa di sostituire l’agape di Dio ma di custodirlo e viverlo, che si collocano le costellazioni familiari».

Al brano della lettera paolina ha fatto riferimento – nella seconda parte del convegno, dedicata ad un approfondimento biblico-teologico – anche monsignor Antonio Pitta, docente di Esegesi biblica alla Pontificia Università Lateranense. «Nella Prima Lettera ai Corinzi, Paolo personifica l’Amore – ha spiegato -, a dimostrazione del fatto che Dio è amore, come afferma Giovanni nel suo Vangelo». Ancora, l’amore che si realizza nel matrimonio «è espressione del dono di Dio in Cristo» e quello autentico si distingue «dal modo in cui opera e si attua». All’aspetto pratico della pastorale familiare – «fatta non di progetti prima pensati e poi attuati ma di azioni performative che trasformano i soggetti e la loro coscienza del mondo» – ha guardato Vincenzo Rosito, docente di Storia e cultura delle istituzioni familiari all’Istituto Teologico Giovanni Paolo II, mentre la biblista Nuria Calduch-Benages dell’Università Gregoriana ha offerto una lettura di “Una famiglia complessa: Giacobbe e i dodici fratelli”, notando come «è una famiglia che vive i drammi reali dell’esistenza umana, riflettendo le nostre storie quotidiane, intrise di sentimenti contrastanti, senza tuttavia il timore di mostrarli perché Israele ha rifuggito la tentazione di costruirsi un passato glorioso e ideale, come è stato ad esempio per la mitologia greca».

Affidate al vescovo ausiliare Dario Gervasi, delegato per la pastorale familiare, le conclusioni. «L’anno che ci attende si presenta ricco e speriamo di viverlo al meglio – ha detto -. Sicuramente c’è l’urgenza di essere vicini alle famiglie, dalle quali sale un grido. Sarà per questo importante fare forza primariamente sulla formazione di quanti si spendono per le famiglie stesse».

22 marzo 2021