Lanciata l’offensiva di Mosca sul Donbass

L’annuncio del presidente ucraino Zelensky. Il governatore del Lugansk: «È un inferno». Attaccata anche la “città dei profughi” Leopoli, all’inizio della Settimana Santa di bizantini e ortodossi. Prosegue intanto l’assedio di Mariupol: prese d’assalto le acciaierie – rifugio

È iniziata l’offensiva di Mosca sull’Ucraina orientale. «Le truppe russe – ha annunciato ieri sera, 18 aprile, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky – hanno iniziato la battaglia per il Donbass». E dal sud est del Paese, il governatore della regione di Lugansk Sergei Gaidai ha dichiarato: «È un inferno».

Nella giornata di ieri, 18 aprile – all’inizio della Settimana Santa per i cattolici di rito bizantino e ortodossi, che seguono il calendario giuliano – è stata colpita con 5 missili anche Leopoli, la “città dei profughi”. Lo riferisce all’Agenzia Sir don Taras Zheplinskyi, del dipartimento di comunicazione della Chiesa greco-cattolica ucraina. Il bilancio, ancora provvisorio, è di «7 morti e 11 feriti», di cui 2 in condizioni molto gravi. Secondo le informazioni del sacerdote, il bambino dato per morto da alcune agenzie risulterebbe invece tra i feriti. «I missili – informa – hanno colpito 3 obiettivi di infrastrutture militari, un obiettivo civile, cioè un centro meccanico per auto, e la stazione centrale dei treni». La stessa dove «arriva tutto il flusso dei rifugiati che si muove dal Nord e dall’Est del Paese per riprendere poi la strada versi i diversi Paesi d’Europa». Fino a oggi, ancora le parole di don Taras, «Leopoli era una regione abbastanza pacifica anche perché è la città che accoglie tantissimi rifugiati. Ora si ha paura. Non sappiamo cosa aspettarci. Cominciamo la Settimana Santa in questa incertezza».

Disattesa la possibilità di una tregua pasquale, invocata sia da Papa Francesco che dal Consiglio panucraino delle Chiese e delle organizzazioni religiose. «Oltre 60 chiese sono state attaccate, alcune completamente distrutte, durante questi 54 giorni di conflitto – ricorda al Sir don Zheplinskyi, ripercorrendo anche l’attacco al seminario cattolico di Vorzel, alla Caritas di Mariupol, alla chiesa greco-cattolica di Irpin -. I russi non si sono fermati di fronte a niente. Lo abbiamo visto nelle città martoriate di Sumy, Chernihiv». Proprio per questo, visite nelle chiese e celebrazioni pasquali si sono svolte in base agli orari del coprifuoco, che cambiano di città in città, a seconda della situazione militare.

Continua intanto l’assedio di Mariupol, dove è iniziato l’assalto all’acciaieria Azovstal, dove sono asserragliati i soldati del battaglione Azov e quel che resta del 36esimo battaglione dei marines ucraini. Ma nei tunnel dell’acciaieria si sono rifugiate anche famiglie con bambini: le autorità della città parlano di almeno mille persone, per lo più donne con bambini e anziani, afferma su Telegram il Consiglio comunale della città portuale. Da Mosca è arrivato l’ultimatum: il ministero della Difesa russo, riferisce l’agenzia Interfax, esorta i militari ucraini rifugiati nell’acciaieria ad arrendersi entro mezzogiorno (le 11 ora locale) e uscire disarmati entro le 15. «Chi depone le armi – garantiscono – avrà salva la vita». Ma per i soldati dell’Ucraina la resa non sembra tra le ipotesi sul tavolo. Il sindaco Vadym Boichenko nel frattmepo ha reso noto che circa 40mila civili sono stati «deportati con la forza» dalla città verso la Russia o verso le regioni dell’Ucraina controllate dai russi. Numeri, ha precisato, «verificati attraverso il registro municipale». Complessivamente, secondo l’agenzia russa Tass – che cita fonti istituzionali -, «da febbraio quasi 880mila persone, di cui 164 mila bambini, sono arrivate in Russia dall’Ucraina e dalle repubbliche autoproclamate del Donbass. Il loro numero è aumentato di quasi 18mila persone nelle ultime 24 ore. 713mila persone sono state evacuate in Russia dal Donbass, il resto è arrivato dal territorio dell’Ucraina», sottolineano.

Diverse esplosioni sono state avvertite nelle prime ore della notte a Mykolaiv, a est di Odessa. Bombardamenti segnalati anche a Kharkiv. Ma notizie di danni e feriti sono arrivate anche dal territorio russo: un villaggio della regione di confine di Belgorod sarebbe stato bombardato dal lato ucraino. E per il terzo giorno consecutivo, neanche oggi è previsto alcun corridoio umanitario per l’evacuazione dei civili, dato che non si sono raggiunti accordi tra Kiev e Mosca. Per chi resta, l’emergenza è l’acqua. «Dopo più di un mese di ostilità le reti idriche ed elettriche dell’Ucraina sono devastate – afferma il portavoce di Unicef Italia Andrea Iacomini -. Oltre 4,6 milioni di persone hanno accesso limitato all’acqua, per un totale di oltre 6 milioni di persone in Ucraina che lottano ogni giorno per avere acqua potabile, uno dei bisogni umani più essenziali. Ciò che ci preoccupa di più – aggiunge – non è solo il fatto che in questo momento in città come Mariupol e Kharkiv ci sono migliaia di bambini e bambine sotto assedio, sfollati, nascosti in rifugi, sotto le metro o drammaticamente in fuga che non bevono né mangiano da giorni, ma anche che esistono proprio per loro rischi altissimi di contrarre malattie come la polio e il morbillo, che potrebbero avere effetti devastanti sia in termini di salute che di diffusione del contagio».

Saliti a 5mila intanto i rifugiati ucraini arrivati negli Stati Uniti dall’inizio della guerra, secondo i dati delle autorità americane. E proprio dagli Usa, la Casa Bianca rende noto che oggi pomeriggio, 19 aprile, il presidente Joe Biden terrà una videochiamata sulla crisi ucraina con i suoi alleati e partner. Il presidente francese Emmanel Macron – presidente di turno dell’Unione europea – ha assicurato invece che tornerà a Kiev ma «per apportare qualcosa di utile: per dimostrare semplicemente il mio supporto non ho bisogno di recarmi lì. Se andrò a Kiev, dovrà essere per fare la differenza», ha detto intervenendo alla tv France 5, aggiungendo di non aver più parlato con il presidente russo Vladimir Putin dalla scoperta delle uccisioni di massa a Bucha e in altre città ucraine. Di tutt’altro tenore le dichiarazioni che arrivano da Pechino: «La Cina continuerà ad aumentare il coordinamento strategico con la Russia a prescindere dalla volatilità internazionale», si legge in una nota del ministro degli Esteri Le Yucheng all’ambasciatore russo. Ribadita l’«amicizia senza confini» con Mosca, rimarcata nella dichiarazione congiunta firmata il 4 febbraio scorso dai presidenti Xi Jinping e Vladimir Putin. La Cina, prosegue ancora il ministro, si impegna per una «cooperazione vantaggiosa per tutti e salvaguarderà congiuntamente gli interessi comuni di entrambe le parti».

19 aprile 2022