Lampedusa: su un barchino di 36 migranti, un neonato muore per il freddo

Aveva 20 giorni e soffriva di problemi respiratori. La mamma, 19 anni, aveva intrapreso il viaggio per farlo curare. Il cadavere trovato dai soccorritori. Il sindaco Mannino alla premier Meloni e al ministro Piantedosi (Interno): «È un bollettino di guerra»

Aveva solo 20 giorni il piccolo morto di freddo mentre era in viaggio con la sua mamma dalla Costa d’Avario verso l’Italia. Con loro altre 35 persone, fra cui 9 donne e 2 minori. Lo hanno trovato i militari della Capitaneria di porto quando, nella notte tra 9 e 10 novembre, hanno agganciato e soccorso al largo di Lampedusa il barchino su cui viaggiavano. La traversata del neonato era iniziata in Tunisia, a Mahres: soffriva di problemi respiratori e la mamma, 19 anni, aveva intrapreso il viaggio nella speranza di farlo curare, mentre il padre è rimasto in Tunisia.

I medici hanno ispezionato il suo corpo già nella notte, senza riscontrare segni esterni di violenza: è morto per ipotermia, a causa delle sue condizioni di fragilità. La procura di Agrigento ha già disposto il nulla osta alla sepoltura, mentre la mamma è stata trasferita all’hotspot di contrada Imbriacola, insieme ai suoi compagni di viaggio, tra cui 2 persone rimaste ustionate.

Complessivamente, sono 118 i migranti giunti, dalla mezzanotte in poi, a Lampedusa, su tre barchini soccorsi dalle motovedette della Guardia costiera. Ieri, con 9 diversi sbarchi, sono giunte invece 522 persone. L’ultimo approdo, poco prima della mezzanotte, ha riguardato 28 persone, in fuga da Costa d’Avorio, Burkina Faso, Guinea, Camerun e Nigeria, ritrovate direttamente a Cala Francese dai militari della tenenza della Guardia di finanza. Il barchino usato non è stato ancora ritrovato. Durante la notte, poi, sono stati soccorsi al largo gruppi di 31, 36 (quello con la salma del neonato di 20 giorni) e 51 persone, tutti partiti dalla Tunisia.

Si rivolge alla premier Meloni e al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi il sindaco di Lampedusa e Linosa Filippo Mannino, chiedendo un incontro. «È un continuo ricevere chiamate da parte delle forze dell’ordine per informarmi che ci sono cadaveri. Mi sembra di assistere a un bollettino di guerra – scrive – e ciò che mi preoccupa è che stia diventando una quotidianità,  nell’indifferenza dell’Europa. È duro lavorare in queste condizioni, innanzitutto umanamente e poi perché  il nostro Comune non può sopportare questo peso – aggiunge – , anche per l’insufficienza di risorse umane, strumentali e finanziarie».

10 novembre 2022