L’amore paziente e silenzioso di san Giuseppe
Nel giorno in cui la Chiesa venera lo sposo di Maria, e in cui tradizionalmente si celebra la festa del papà, il ricordo dei tanti padri morti a causa delle guerre. E dei tantissimi bambini uccisi
Prima ancora di essere santo, Giuseppe è stato un uomo buono, fedele, giusto. È stato scelto, è stato amato per poter dare amore e protezione al Figlio di Dio. Ha affrontato la missione a lui affidata con cuore amorevole e con saggezza discreta e silenziosa. È l’esempio più alto di padre accogliente e protettivo. Alla sua protezione vengono affidati i papà, coloro che danno la vita e a cui la vita viene affidata. Come le mamme, i papà non vanno mai in pensione, non c’è un limite di tempo al loro impegno genitoriale, non c’è spazio della mente e del cuore che non sia riempito di amore per i figli. I padri che hanno perso la vita a causa della violenza della guerra non hanno mai smesso di salvaguardare la vita dei figli, a costo di perdere la propria. Anche alla ripresa della guerra a Gaza, e non solo, tanti papà hanno perso la vita, come più di 130 bambini hanno perso la vita e la possibilità di essere genitori in un futuro a loro negato. Somiglianze fisiche, qualità positive e negative possono essere trasmesse geneticamente ai figli dai genitori, ma è l’esempio di comportamenti onesti, di cuori e di menti aperte, di solidarietà e di rispetto umano, a formare una persona.
È una grande responsabilità, è impegnativo essere padre. È un impegno che ogni uomo di fede, anche chi non dà la vita, deve sentire. Papà, padre, abouna non sono titoli o appellativi scelti a caso. Hanno la stessa radice e lo stesso suono di Padre, di Abba’. A chi non è padre naturale è affidata la missione di comprendere la volontà di Dio nella propria vita, di accogliere e di ascoltare figli che non hanno lo stesso codice genetico ma che sentono, che proteggono e che ascoltano come propri. Come sacerdoti abbiamo l’esempio di grandi Papi che hanno testimoniato la fede anche attraverso la continua attenzione di padri affettuosi alla famiglia della Chiesa universale, che hanno perdonato senza mortificare, che hanno corretto con fermezza e nel silenzio.
La solennità di san Giuseppe ci ricorda il nome di battesimo di Benedetto XVI e il suo sorriso paterno e accogliente. Papa Francesco è il nostro rifugio, è il mantello che custodisce e protegge. È il padre amorevole a cui aprire il cuore e a cui affidarsi completamente in un abbraccio di amore totale. Anche nella sofferenza i padri insegnano ad amare: l’odio e la violenza non potranno mai cancellare la dedizione, il sacrificio e l’amore di un padre. Da un letto di ospedale, con poche e lente parole il Santo Padre continua a darci la misura del Bene, a implorare la Pace, a definire la guerra una sconfitta e un’assurdità, a farci sentire figli amati. Sempre. (Ibrahim Faltas, vicario della Custodia di Terra Santa)
19 marzo 2025