Compie 67 anni la Giornata mondiale dei malati di lebbra, voluta da Raoul Follereau nel 1954, che si celebra l’ultima domenica di gennaio. Appuntamento dunque domenica 26, quando l’Associazione italiana Amici di Raoul Follereau (Aifo) scenderà in piazza in tutto il Paese diffondendo informazione e raccogliendo fondi con il “Miele della solidarietà”: un miele equosolidale che  proviene da piccoli produttori inseriti in progetti di sviluppo in Italia e all’estero. I fondi raccolti, spiegano dall’Aifo, saranno destinati alle attività socio-sanitarie, di lotta alla lebbra e alle altre malattie tropicali dimenticate, nei progetti dell’associazione nei Paesi più poveri del mondo, dove queste malattie non sono state ancora sconfitte.

La lebbra infatti «colpisce ogni anno più di 200mila nuove persone nel mondo, principalmente in India, Brasile e Indonesia, che concentrano l’80% dei casi. In questi e altri Paesi, sono soprattutto le regioni più povere a essere interessate, laddove le condizioni di vita sono più precarie. Per questo – proseguono dall’Aifo -, accanto alla lebbra, vogliamo attirare l’attenzione su tutte le malattie tropicali dimenticate che mietono vittime ancor più numerose. Oltre alle malattie dimenticate, interi gruppi sociali sono dimenticati, emarginati e discriminati».

A trasmettere questo messaggio domenica 26 gennaio daranno una mano anche l’Associazione italiana allenatori calcio (Aiac) e la Lega calcio Serie A, che hanno aderito alla Giornata, impegnandosi a portarne il messaggio anche negli stadi, in occasione della 21ª giornata di campionato di Serie A. Come consuetudine poi un gruppo di volontari Aifo sarà presente all’Angelus del Papa in piazza San Pietro, per ascoltare la parola di Francesco, in rappresentanza delle centinaia di volontari che già da dicembre sono nelle piazze di tantissime località italiane, «per ridare dignità e diritti alle persone», evidenziano dall’Associazione italiana Amici di Raoul Follereau. L’obiettivo dell’iniziativa – che «continuerà fino all’estate» – è raggiungere «circa mille piazze in tutto il Paese».

A oggi, l’Aifo è attiva con circa 50 progetti di cura e inclusione sociale in Asia, Africa e America latina; nel solo 2018 ne hanno beneficiato più di 300.000 persone, di cui oltre un terzo bambini e bambine. «In questi anni – commentano – abbiamo aiutato milioni di persone non solo a prevenire e curare le malattie e le loro conseguenze, in particolar modo le disabilità, ma a inserirsi nella società, superando barriere e pregiudizi».

24 gennaio 2020