Lady Bird, un’adolescente americana tra rabbia e voglia di famiglia
Un incisivo resoconto su un panorama generazionale oggi confuso e di non facile interpretazione, nella pellicola d’esordio di Greta Gerwig. Protagonista: Saoirse Ronan
Film indipendente dell’industria statunitense, Lady Bird di Greta Gerwig è nelle sale italiane dal 1° marzo. Protagonista è Christine McPherson, adolescente che frequenta l’ultimo anno di un liceo cattolico alla periferia di Sacramento. Vive con suo fratello maggiore, adottato, e i suoi genitori, con i quali non ha un bel rapporto. Soprattutto con la mamma Marion, liti e discussioni sono all’ordine del giorno, a dimostrazione di una situazione tesa e inconciliabile. Anche nei rapporti sentimentali, Christine non trova una dimensione tranquilla…
Ostico, appuntito, non riconciliato, il copione taglia trasversalmente il ritratto di Christine, facendone a poco a poco il prototipo della ragazza americana di oggi, compressa tra la fine dell’adolescenza, l’affacciarsi alla maggiore età e una innata voglia di ribellione. Ogni passaggio di Christine dentro l’andamento altalenante della realtà scolastica è punteggiato da inciampi e situazioni a lei non gradite. In momenti successivi, la ragazza va incontro a delusioni anzitutto quando, avviato un lavoro in una caffetteria, conosce il musicista Kyle, che ben presto la delude e la consiglia di farsi consolare dalla madre; poi quando diventata amica di Jenna, molto popolare tra le coetanee.
Sottoposta a forti contrasti di azioni e reazioni, la quotidianità di Christine scalpita e tentenna ma non cede. A un certo punto, dopo la scoperta che il padre ha perso il lavoro ed è aggredito dalla depressione, Christine freme da voglia di evasione, di frequentare un’università fuori dalla California. È il momento in cui i giovani americani mettono in campo molti sogni, la voglia di dare corpo a ipotesi e tentativi di costruirsi un futuro nuovo e differente. In particolare, si evidenzia qui la rabbia verso un tipo di vita sempre uguale e standardizzata, il grido di rivolta contro l’impossibilità di cambiare situazioni all’apparenza ferme e immutabili. Ancora, i litigi tra mamma e figlia proseguono senza soluzione di continuità. Marion non cede e la scuola ci mette del suo: suor Sarah Joan, un’insegnante, e padre Leviatch, il preside, rappresentano le figure di un’autorità, quella docente, che non opprime ma trasmette talvolta agli alunni le proprie problematiche e le molte inibizioni.
Christine, che da sempre si fa chiamare Lady Bird – perché è importante uscire dall’omologazione -, riceve una comunicazione di ammissione a una università di New York. Quando compie diciotto anni ed è quindi maggiorenne, Christine assapora la prospettiva di gestire una libertà fino a quel momento irraggiungibile. Arrivata nella grande mela, Lady Bird decide di farsi chiamare di nuovo col suo vero nome. Va alla Messa domenicale e, all’uscita, telefona alla madre. Quel «Ciao mamma sono Christine» è chiusura forte e intensa, finale sfumato e insieme aperto a disegnare la linea di un orizzonte generazionale allo stesso tempo disordinato, ma con la volontà di tenere alcuni punti ben fermi.
Lucido e robusto esordio, Lady Bird è diretto con vigore da Greta Gerwig, che realizza un incisivo resoconto su un panorama generazionale oggi confuso e di non facile interpretazione. A dare volto a Lady Bird è Saoirse Ronan, attrice in piena crescita, che concorre all’Oscar 2018 come miglior attrice protagonista; il film corre in 5 categorie degli Academy Awards, tra cui miglior film e migliore regia.
5 marzo 2018