L’addio di Giorgio Napolitano al Quirinale

Dopo un mandato durato quasi 9 anni, il presidente della Repubblica ha lasciato il Colle. La lettera di dimissioni consegnata ai presidenti di Camera e Senato e al presidente del Consiglio. La supplenza a Piero Grasso

Mercoledì 14 gennaio, ore 10.35: il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha firmato la lettera con cui lascia il Quirinale dopo un mandato durato quasi 9 anni. Poco dopo dal Colle è uscito il segretario generale della Presidenza della Repubblica Donato Marra per consegnare quella lettera ai presidenti di Camera e Senato e al presidente del Consiglio. Al momento la supplenza della presidenza è nelle mani di Piero Grasso, presidente dell’aula di Palazzo Madama.

Intanto dal mattino al palazzo del Quirinale è stata ammainata la bandiera del presidente della Repubblica, che già ieri, a una bambina in piazza per partecipare all’iniziativa “Vita da social” promossa insieme alla Polizia di Stato che gli domandava se fosse contento di tornare a casa rispondeva: «Certo che sono contento. Il momento è arrivato. Qui è tutto molto bello, ma insomma si sta un po’ troppo chiusi, si esce poco, quasi come in una prigione. A casa starò bene e potrò passeggiare».

Un addio, quello di Napolitano, che non è un abbandono della vita pubblica. «Darò ancora il mio contributo, resterò vicino agli sforzi degli italiani», assicura l’unico capo dello Stato, nella storia della Repubblica italiana, in carica per un tempo così lungo. Lavorerà al Senato, per accompagnare le riforme per le quali si è speso con tutte le forze e il cui cantiere è finalmente aperto. E il prossimo 29 gennaio, nella prima votazione in calendario, contribuirà con il suo voto a eleggere il proprio successore. Gli italiani, ha ribadito, siano «sereni» per il futuro e soprattutto «molto consapevoli della necessità, per nella libertà di discussione politica e di dialettica parlamentare, della necessità di un Paese che sappia ritrovare, di fronte alle questioni decisive e nei momenti più critici, la sua fondamentale unità».

Nel momento dei saluti, gli «auguri all’Italia», dunque, a partire dalla consapevolezza che «viviamo in un mondo molto difficile». Il riferimento è all’assalto terroristico a Parigi, appena una settimana fa. «Siamo molto incoraggiati dalla straordinaria manifestazione di Place de la République – ha dichiarato -. Però dobbiamo sempre stare in guardia senza fare allarmismo». Quindi il tributo degli onori militari al presidente emerito e la partenza dal Colle verso la residenza privata, al rione Monti.

Nel frattempo si rincorrono le voci sulla successione, che la segreteria del Pd si augura si possa definire entro il quarto scrutinio. Tra i nomi che circolano in queste ore, quello del presidente della Bce Mario Draghi, che però si chiama fuori. «È un grande onore per me essere preso in considerazione – ha dichiarato alla Zeit – ma non è il mio lavoro. Sono contento di quello che sto svolgendo adesso, e continuerò a svolgerlo».

14 gennaio 2015