L’accoglienza degli ucraini, «esperienza di sinodalità»

“Adottate” a Santa Lucia sette famiglie fuggite dalla guerra e ospitate a Veroli, nel Frusinate. Il progetto nato a Lourdes: la Pasqua celebrata con il rito bizantino e l’udienza del Papa a San Pietro

È una vera «esperienza di sinodalità, che va oltre i confini della parrocchia e della diocesi», quella che la comunità di Santa Lucia, nel quartiere Della Vittoria, sta vivendo in questi ultimi mesi con “l’adozione” e la presa in carico di alcune famiglie ucraine giunte in Italia a causa della guerra. A raccontarla è il parroco don Alessandro Zenobbi, che spiega come «ci consideriamo un po’ gli “zii romani” delle 7 famiglie formate da giovani mamme con bambini, che hanno trovato ospitalità a Veroli, in provincia di Frosinone». Grazie alla generosità e alla messa a disposizione di alcuni spazi abitativi da parte dei parrocchiani di Santa Maria del Giglio e di San Michele Arcangelo, di Veroli, coordinati dal parroco don Stefano Di Mario, «queste persone hanno trovato non solo un sostegno economico ma anche un’apertura del cuore e dunque una dimensione affettiva – dice ancora don Zenobbi -, perché quello che vogliamo fare è creare e vivere con loro una vera fraternità, dando vita a una famiglia reale, senza fermarci al semplice assistenzialismo».

Don Zenobbi e don Di Mario si trovavano insieme a Lourdes lo scorso febbraio, quando «al termine della preghiera del Rosario, a pochi giorni dallo scoppio della guerra, venne letta la lettera di don Pavlo, parroco della parrocchia di San Nicola, a Kiev – racconta ancora il sacerdote -, nella quale chiedeva aiuto e così insieme abbiamo pensato di attivarci». La parrocchia di Santa Lucia ha deciso di sostenere concretamente chi nella provincia di Frosinone ha trovato non solo un tetto ma anche una vicinanza, e così «ogni nucleo familiare ucraino è stato assegnato a una famiglia della nostra parrocchia – sono ancora le parole di don Zenobbi -. Non potendo far fronte in prima persona alla richiesta di un alloggio, abbiamo dato la nostra disponibilità per seguire queste mamme e questi bambini, fornendo quanto necessario perché possano avere quello di cui necessitano, come uno zaino per la scuola o le cure mediche».

Più di tutto, c’è «l’esserci per loro, al di là della distanza, tanto che abbiamo celebrato insieme la Pasqua secondo il rito bizantino e le loro tradizioni, recandoci noi a Veroli – ricorda con gioia don Zenobbi -, mentre lo scorso 25 maggio li abbiamo accolti a Roma, andando insieme all’udienza del Papa in piazza San Pietro. Eravamo proprio sul sagrato e abbiamo potuto fare anche le foto con il Papa ed è stato un vero momento di gioia e di commozione per tutti, perché le mamme ucraine, per altro giovanissime, vedono in Francesco davvero un segno di speranza». Dopo l’udienza «abbiamo condiviso il pranzo al sacco nei giardini di Castel Sant’Angelo – dice ancora il sacerdote – e dei semplici panini, preparati però con tanta cura, sono risultati il pranzo più buono», a dire che «davvero il condimento dell’amore dà un sapore speciale a tutto». Nel pomeriggio, l’Opera romana pellegrinaggi «ci ha messo a disposizione un open bus – continua il parroco di Santa Lucia -, permettendoci di fare un giro per Roma in comodità e sicurezza, essendoci diversi bambini piccoli nel gruppo».

Questo progetto di sostegno, nato nel santuario mariano «sotto lo sguardo materno della Madonna – dice infine il sacerdote -, nel mese di maggio ci ha visti uniti per la preghiera del Rosario, recitato anche insieme, collegati via Zoom». L’ultima domenica di maggio poi, sempre per celebrare il mese mariano, la cena a Veroli «preparata con ricette tipiche dalle mamme ucraine per tutti noi».