L’abuso psicologico nella relazione di coppia

Spesso è la prima fase di un conflitto che precede una escalation di violenza. Fondamentali la precoce rilevazione del fenomeno e gli interventi di prevenzione

Nel corso degli anni, nell’ambito della ricerca sulla violenza tra partner sono state identificate tre macro-categorie di violenza: fisica, sessuale e psicologica. Mentre sono state condotte svariate ricerche sul tema della violenza fisica e sessuale, l’abuso psicologico è divenuto oggetto di ricerca scientifica solo recentemente. L’importanza di tali ricerche risiede non solo nella crescente diffusione del fenomeno, ma anche alla sua associazione con la violenza fisica e sessuale.

La maggior attenzione posta alla ricerca sulla violenza fisica può essere spiegata con la difficoltà nella identificazione e definizione dell’abuso psicologico tra partner. Un elemento di problematicità è rappresentato dalla relatività storico-culturale in base alla quale ciò che può essere definito come psicologicamente abusivo varia da un’epoca all’altra e da una cultura all’altra. Ancora, a differenza dalla violenza fisica, l’abuso psicologico non comprende solo atti immediatamente riconoscibili ed evidenti ma anche comportamenti più subdoli, come l’indifferenza verso le emozioni dell’altro, difficili da rilevare e che non necessariamente si manifestano attraverso l’espressione di un conflitto manifesto. Il conflitto, infatti, può essere visto come una forma di confronto e di scambio, poiché implica l’esistenza di due punti di vista diversi; al contrario, la violenza psicologica spesso si basa sul disconoscimento dell’altro e della sua realtà, impedendo una possibilità di dialogo e quindi anche di espressione del conflitto.

Nonostante la variabilità storico-culturale e la complessità fenomenologica che la caratterizza, vi è un generale accordo in letteratura nel considerare psicologicamente abusivi quei comportamenti, reiterati e sistematici, che ledono l’autostima, il senso di sicurezza e dell’identità del partner, come ad esempio mettere in atto comportamenti volti ad isolare ed a controllare il partner limitandone le attività e i contatti sociali, umiliarlo, punirlo facendolo sentire in colpa e mantenendone la paura e la sottomissione con minacce ed aggressioni verbali.

La rilevazione dell’abuso psicologico nella relazione di coppia si presenta complicata, in quanto molto spesso vi è la difficoltà da parte della vittima ad uscire “allo scoperto” e che può essere imputabile alla paura e/o alla mancanza di consapevolezza. Molti studi hanno posto in evidenza che a commettere atti di violenza fisica e sessuale sono prevalentemente gli uomini, mentre in quella psicologica sono coinvolti entrambi i generi. La relazione di coppia rappresenta una dimensione affettiva nella quale vi è un processo di conoscenza di sé attraverso l’altro e l’accettazione di quest’ultimo per come è realmente e non come il riflesso dei propri desideri e/o proiezioni. In questo caso, la relazione diventa una occasione di arricchimento e confronto; al contrario, si trasforma in un gioco di potere in cui uno subisce il dominio dell’altro.

Le relazioni di coppia violente, a livello comportamentale, sono basate sulla tendenza a limitare la libertà personale, isolare la vittima e alimentarne la dipendenza; a livello emotivo, prevale il mantenimento della paura attraverso le minacce, le intimidazioni e il ricatto; sul piano cognitivo, i comportamenti denigratori e di ridicolizzazione colpiscono direttamente il senso di sé, danneggiano l’autostima e pongono la vittima in una situazione di incertezza e confusione. Anche il linguaggio e la comunicazione, contraddittoria e paradossale, hanno un ruolo importante nel mantenere l’incapacità di pensare, agire e opporsi.

Difficilmente dall’esterno si comprende il perdurare di tali rapporti; alcune strategie messe in atto dalle vittime per far fronte alle situazioni di abuso possono diventare fattori di mantenimento della relazione, in particolare la tendenza a negare i comportamenti abusivi, a mantenere una visione scissa e idealizzata del partner e l’auto-colpevolizzazione. Quest’ultima lascia nella vittima l’illusione di poter migliorare il rapporto attraverso la modifica del proprio comportamento. Di solito, l’inefficacia di tali strategie si traduce in un senso di impotenza che diminuisce progressivamente la motivazione a reagire. Oltre al senso di colpa, reazioni di vergogna vengono frequentemente riscontrate come espressione di una valutazione negativa di sé e una messa in discussione del proprio valore e della propria capacità di affrontare gli eventi.

Nonostante l’abuso psicologico nel rapporto di coppia possa esistere indipendentemente da altre forme di violenza, in ambito clinico e sulla base del lavoro psicoterapico è emersa una escalation della violenza, in quanto difficilmente le aggressioni fisiche avvengono in modo improvviso ma sono nella maggior parte dei casi anticipate da “microviolenze”. Il loro effetto è di indebolire progressivamente la capacità di resistenza della vittima, determinando una sorta di “normalizzazione” della violenza. Già nel 1984, Walker aveva descritto la progressione dal maltrattamento psicologico a quello fisico, attraverso il “ciclo di abuso”. La violenza psicologica fa parte della prima fase caratterizzata da silenzi ostili, tono irritato della voce, occhiate aggressive, e così via che inducono al senso di colpa, intaccano l’autostima della vittima, rendendola vulnerabile al timore di essere abbandonata. La reazione a questi attacchi è il tentativo di evitare i conflitti, ma tale passività non fa altro che rafforzare le tendenze aggressive del partner che degenerano progressivamente nella violenza fisica, lasciando impotente la vittima. La fase successiva di “pentimento e riconciliazione” è quella in cui l’abusante minimizza il proprio comportamento responsabilizzando la vittima o giustificandolo con motivazioni esterne. Quest’ultima è anche la fase delle promesse di cambiamento e del rinnovo delle dichiarazioni d’amore che alimentano la speranza, affievoliscono la collera e fanno sì che la relazione non venga interrotta.

Sembra confermato il ruolo predittivo dell’aggressività verbale (in entrambi i generi) nell’insorgenza della violenza fisica. Ciò rende fondamentale, dal punto di vista preventivo, la precoce rilevazione del fenomeno. Rimanendo sul tema prevenzione, potrebbe essere utile affiancare ai progetti di sensibilizzazione alla parità di genere anche interventi di tipo psico-educativo volti a creare una consapevolezza maggiore circa l’esistenza di queste forme di abuso psicologico. Infine, un ulteriore aspetto rilevante della prevenzione è quello relativo allo sviluppo e alla promozione, in ambito evolutivo, di quegli aspetti del funzionamento individuale (ad es. il riconoscimento e la regolazione delle emozioni) ed interpersonale (ad es. la capacità empatica e l’intimità) che definiscono e regolano la salute relazionale (a cura di Lucia Calabrese, psicologa-psicoterapeuta-sessuologa).

6 lluglio 2018