L’abbraccio di San Gelasio a Francesco

Il Papa ha visitato la parrocchia di Ponte Mammolo accolto da centinaia di fedeli. Ha invitato i giovani ad andare avanti nonostante le difficoltà, e gli anziani a essere «brace viva di fede, di speranza, di gioia nascosta»

Ha sfidato la pioggia e il freddo pur di non deludere la folla di fedeli che per ore lo ha atteso alla parrocchia di San Gelasio I Papa, affidata ai sacerdoti della famiglia ecclesiale Missione Chiesa-Mondo, nel quartiere di Ponte Mammolo. Ieri pomeriggio, 25 febbraio II Domenica di Quaresima, Papa Francesco ha raggiunto la parrocchia accolto dall’arcivescovo Angelo de Donatis, vicario generale della Diocesi di Roma, da monsignor Guerino di Tora, vescovo ausiliare per il settore Nord, dal parroco don Giuseppe Raciti e dal viceparroco don Alfio Carbonaro. Non ha voluto l’ombrello per essere libero di chinarsi su tutti, ascoltarli, benedirli, regalare un sorriso e una parola di conforto. Si è diretto poi nel campo sportivo adiacente dove, tra palloncini bianchi e gialli, era atteso dai ragazzi del catechismo con le loro famiglie. Ha percorso l’intero quadrante per essere certo di non trascurare nessuno, felice di esaudire la richiesta di un adolescente firmandogli il pallone.

Prima di lasciare il campetto ha esortato
i ragazzi ad andare sempre avanti nella vita con coraggio sia nei tempi belli che nei tempi brutti lasciandosi portare per mano da Gesù. Con il cappotto zuppo ha raggiunto la sala del teatro dove era atteso da anziani e malati. Anche qui ha abbracciato tutti, ha accarezzato e si è lasciato accarezzare, ridendo anche di gusto con una vispa signora di 94 anni alla quale Bergoglio ha chiesto la ricetta di tanto benessere e lei prontamente gli ha assicurato che l’avrebbe portata in piazza San Pietro. Prima di congedarsi ha esortato gli anziani ad ascoltare i giovani che hanno bisogno delle loro esperienze, e, invitandoli all’amore e alla carità, li ha paragonati «alla brace del mondo», quel fuoco nascosto sotto la cenere che deve essere sempre alimentato.

«Sotto le difficoltà, sotto le guerre, c’è la brace di fede, di speranza, di gioia nascosta – ha detto – Per favore conservate la brace, quella che avete nel cuore, con la vostra testimonianza. Ognuno di voi ha una missione, nel mondo e nella Chiesa: portare avanti il fuoco nascosto, il fuoco della vita. La vostra vita non è stata inutile: è stata fuoco che ha dato calore e alla fine il fuoco si spegne, ma rimane la brace». Quindi al primo piano l’abbraccio con gli operatori della Caritas, con Massimo e Maria Grazia, medici responsabili del banco farmaceutico, con Lidia Borzì, presidente delle Acli di Roma e provincia e Luca Serangeli, presidente dell’Unione Sportiva Acli Roma, con diversi volontari e con due giovani del Gambia ospiti della parrocchia ai quali dice che «è bello trovare la vita nuova ed aiutarla a crescere, è il futuro. Curare la vita: la vita va curata, non va scartata». Poi il commosso saluto con Fulvio e Michela i genitori di Giulia Rinaldo, la bambina di 9 anni morta a Pescara del Tronto a causa del terremoto del 24 agosto 2016, alla quale è stata dedicata l’aula del catechismo che frequentava. Il Papa ha benedetto la sorellina Giorgia fermandosi in preghiera davanti alla foto di Giulia. Nella saletta delle confessioni ha ascoltato e benedetto mamma Lidia, Roberta, Riccardo, il primo battezzato di San Gelasio.

Durante la Messa, concelebrata con altri parroci dell’XI Prefettura, parroci emeriti e alcuni sacerdoti amici della comunità, Francesco ha invitato i fedeli a seguire in ogni momento cosa dice Gesù che «ci prepara sempre, ci dà la forza per andare avanti nei momenti di prova e vincerli con la sua forza». Commentando il Vangelo di Marco nel quale Dio esorta gli apostoli ad ascoltare il Figlio amato, Bergoglio ha rimarcato che «non c’è momento della vita che non possa essere vissuto pienamente ascoltando Gesù. Nei momenti belli, dobbiamo fermarci e ascoltare Gesù; nei momenti brutti, fermiamoci ad ascoltare Gesù. Questa è la strada. Lui ci dirà cosa dobbiamo fare. Sempre. E andiamo avanti in questa Quaresima con queste due cose: nelle prove, ricordare la gloria di Gesù, cioè quello che ci aspetta; che Gesù è presente sempre, con quella gloria per darci forza. E durante tutta la vita, ascoltare Gesù, cosa ci dice Gesù: nel Vangelo, nella liturgia, sempre ci parla; oppure nel cuore». Don Giuseppe Raciti ha quindi ringraziato il Papa per la visita e in modo particolare lo ha ringraziato per aver donato una casetta in legno ad una famiglia del quartiere che nell’agosto scorso ha perso la propria abitazione in un incendio. Prima di congedarsi, Francesco ha salutato i fedeli con una battuta e una preghiera: «sto pensando di aprire una parrocchia al Polo Nord, perché voi che avete sentito tanto freddo, potete andare lì a fare la parrocchia – ha detto -. Preghiamo gli uni per gli altri, per tutte le famiglie della parrocchia, per i sacerdoti, per tutti quelli che lavorano qui e tutti i fedeli e i non fedeli».

 

26 febbraio 2018