La “zona grigia” dei cattolici italiani, un «campo da animare spiritualmente»

Presentato nella basilica di San Giovanni in Laterano il rapporto Censis “Il lavoro dello spirito e la responsabilità del pensiero cattolico!. Il vicario Reina: «Ci sta a cuore prenderci cura dei cristiani che non frequentano le nostre parrocchie»

Il cardinale vicario Baldo Reina non si dice scoraggiato di fronte ai dati della nuova ricerca del Censis. Il rapporto, dal tema “Il lavoro dello spirito e la responsabilità del pensiero cattolico”, è stato presentato questa mattina, 29 marzo, nella basilica di San Giovanni in Laterano dal ricercatore Giulio De Rita.

Lo studioso ha parlato dell’esistenza di una «vasta zona grigia» di cattolici italiani non praticanti (il 56%), sovrapponibili a quanti sono distaccati dalla politica. «Vedo comunque che dalla ricerca – ha sottolineato Reina – emerge il desiderio, la curiosità e anche, seppur debole, il libero desiderio di mantenere un riferimento al Vangelo». Reina ha quindi invitato a «non rimanere chiusi nelle comunità e a uscire, per stabilire legami con i modi diversi di essere carne del Vangelo. La Chiesa non può e non deve essere autoreferenziale – ha aggiunto -. Ci sta a cuore prenderci cura dei cristiani che non frequentano le nostre parrocchie, come invita a fare Papa Francesco».

Il porporato ha poi concluso il suo intervento soffermandosi sull’«esodo» dalla frequenza liturgica. «Le nostre comunità devono interrogarsi se risultano inospitali», ha detto il cardinale, che ha ricordato in questo senso la parabola del “figliol prodigo”, che racconta «la simmetria di due fratelli che non sono stati in grado di conoscere veramente la natura del Padre». Il primo «esprime l’allontanamento di tanti», mentre il secondo «rappresenta coloro che si incatenano dentro un’appartenenza condizionata da uno schema retributivo dove non ci sarebbe spazio per la sorpresa della gratuità dell’amore».

Sull’allontanamento dalla Chiesa si è soffermato anche don Fabio Rosini, biblista e docente di Comunicazione e trasmissione della fede all’università della Santa Croce, che ha parlato della ricerca come «un’occasione provvidenziale per tornare in noi stessi, per essere quella Chiesa profetica, quella madre che genera figli innamorati dell’infinito». La cultura distratta e allineata sul comfort – ha concluso il sacerdote – non può essere quella che ci accorda il diritto di esistere, perché non è compatibile con chi è chiamato al sublime».

Anche Antonio Spadaro, sottosegretario del dicastero per la Cultura e l’educazione, ha interpretato la zona grigia come «una possibilità aperta, non come un luogo pericoloso e minaccioso. «È una zona da abitare – ha detto -, un campo da animare spiritualmente. È proprio lì che il pensiero cattolico può intervenire con discrezione ma incisività, senza avere paura di attraversare le rapide della storia». Il filosofo e saggista Massimo Cacciari ha invece ampliato lo sguardo anche alla crisi di una «vocazione politica». Lo studioso ha sottolineato quindi l’esigenza di un’«alleanza dello spirito tra credenti e non credenti, che devono diventare insieme segno di contraddizione».

Secondo il sociologo Giuseppe De Rita, la sfida per i cattolici risiede «nel fatto che “la Chiesa in uscita” può portare con sé, nella zona grigia, in modo più o meno latente, i suoi attrezzi spirituali, il suo bagaglio di capacità di orientamento, la sua tensione verso un altrove, la sua spinta a dare senso alla vita». Il contributo dei credenti, ha aggiunto De Rita, tra i fondatori del Censis, «sarà quello di richiamare gli italiani all’uso di quegli strumenti, riattivare quei semi, anche piccoli, che la “Chiesa in uscita” porta con sé e che oggi, magari senza saperlo, getta nella società». Il sociologo ha infine esortato a «partecipare alla creazione del soprannaturale, elevando sé stessi e gli altri, partendo dalla soggettività, che non è un elemento soltanto di disgregazione, ma una base per il lavoro dello spirito. Il nostro sé – ha concluso – lavora nello spirito, che è l’energia che ci mette in relazione con gli altri».

La presentazione della ricerca è stata conclusa dall’intervento di Andrea Riccardi, che ha moderato l’incontro. Il fondatore di Sant’Egidio ha sottolineato l’urgenza di «aggiornare la nostra visione della realtà ecclesiale, che non può essere monodimensionale». L’inchiesta, ha aggiunto, «ci conduce tuttavia al di là della cultura del declino. Ha aperto una porta».

29 marzo 2025