La violenza contro le donne: come un giardino calpestato

Le cronache parlano di una radice malata, che va sanata. L’invito a «togliersi i sandali», come Mosé davanti al roveto ardente, avvicinandosi all’altro come a una terra sacra

Abbiamo celebrato sabato 25 novembre la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Scosso e addolorato per i fatti di cronaca che stiamo vivendo, e dal modo agghiacciante con cui talvolta ci vengono raccontati, vorrei condividere alcuni pensieri che in questi giorni mi risuonano nel cuore.

Abbiamo assistito a numerose iniziative in occasione di questa Giornata che in modo lodevole sono state organizzate, anche da tante comunità cristiane, e di questo sono molto grato verso tutti coloro che si adoperano nel promuovere qualsiasi forma di sensibilizzazione. La cronaca, che purtroppo si ripete, ci dice però che questo non basta; ci racconta di una radice profonda, malata, che va educata e sanata, individuando con precisione quasi chirurgica le cause del male. Pensando alla giovane Giulia Cecchettin, e alle tante Giulia che vivono in mezzo a noi, ho immaginato un giardino calpestato, distrutto da una furia umana cieca.

Questa immagine mi ha rimandato al libro dell’Esodo, dove si racconta l’episodio in cui Mosè incontra il Signore nel roveto ardente. Appena lui si avvicina incuriosito al roveto, ode la voce di Dio che gli chiede di togliersi i sandali perché la terra sulla quale si trova è una terra sacra (cfr. Es. 3,5). Nel gesto di Mosè di togliersi i sandali, mi sembra si trovi il sentiero che dobbiamo percorrere come comunità ecclesiale per affrontare la piaga della violenza di genere e quindi anche della violenza sulle donne.

Ho ripensato a Mosè dopo quella richiesta. Come si sarà sentito nel togliersi i sandali, spogliandosi di quell’appoggio che lo teneva saldo a contatto con il terreno? I piedi nudi sono vulnerabili perché non protetti da calzari che permettono di esercitare forza per camminare, talvolta aiutano un incedere robusto o prepotente. Camminare a piedi nudi invece è un’altra esperienza. Se avviene in un giardino aiuta a tenere una postura attenta e delicata per non schiacciare i fiori o i fili d’erba teneri. In un giardino i piedi nudi sono inevitabilmente esposti al contatto diretto con la terra, sperimentano la curiosità di muoversi su un terreno sconosciuto, fanno esperienza della propria debolezza, verificano il proprio il limite senza doversi difendere con atteggiamenti dominanti e controllanti.

Allora credo che “togliersi i sandali” sia l’invito che dobbiamo fare nostro, in ogni relazione. Si tratta di avvicinare l’altro con la consapevolezza che siamo difronte ad una terra sacra. Davanti a me c’è una persona che esige rispetto del mistero che porta con sé. Non abbiamo alcun diritto al calpestio, la terra sacra davanti a noi non ci appartiene! Sento che abbiamo necessità di fare molta attenzione a questa dinamica soprattutto quando il maschile si relaziona con il femminile. Se lo fa senza togliersi i sandali si rischiano dinamiche di durezza, si alimentano relazioni di possesso, si tollerano rapporti sconsideratamente egoistici e prevaricatori. Togliersi i sandali allora significa avere sempre presente il mistero divino di ogni creatura umana, un mistero di cui non posso disporre a mio piacimento, ma che mi invita a tenere vivo lo stato di gratitudine nell’essere ospitato da chi ho di fronte, consapevole di dover però rimanere sulla soglia. Una relazione quindi si alimenta in modo sano quando ci alleniamo a «consumare di venerazione la soglia» (A. Casati) della persona che abbiamo davanti.

Sogno quindi e invito le comunità parrocchiali, le multiformi aggregazioni ecclesiali, i singoli gruppi, le famiglie, ogni singolo battezzato all’esercizio della spiritualità del togliersi i sandali nelle relazioni! Sappiamo che per Mosè fu un’esperienza fondativa del suo rapporto con Dio, segnò un punto di non ritorno nella loro relazione. Che possa essere così anche per ciascuno di noi: riscoprirsi terra sacra per colei e colui che incontro, giardino sacro agli occhi di Dio, in cui possiamo accedere solo con l’attenzione delicata di chi sceglie di togliere i calzari e con il rispetto attento di chi sceglie di non oltrepassare la soglia.

27 novembre 2023