«La via della bellezza» alle Letture teologiche

La riflessione su “L’idiota” di Dostoevskij ha chiuso il ciclo dedicato alla letteratura cristiana. Novelli: servono educatori come Mysken. Nel 2016 tre incontri sull’arte

La riflessione su “L’idiota” di Dostoevskij ha chiuso il ciclo sui classici della letteratura cristiana. Novelli: servono educatori come Mysken. Nel 2016 tre incontri sull’arte

Nella terza ed ultima serata del ciclo 2015, ieri sera, giovedì 29 gennaio, le “Letture teologiche” sui grandi classici della letteratura cristiana hanno percorso la “via pulchritudinis” tracciata da L’Idiota di Fëdor Dostoevskij con la frase più celebre della sua produzione letteraria: «La bellezza salverà il mondo». E proprio in questa «via della bellezza», nell’udienza generale del 31 agosto 2011, Papa Benedetto XVI indicava la chiave per la «nostra relazione viva con Dio»: «Il raggio di bellezza ci colpisce, quasi ci “ferisce” nell’intimo e ci invita a salire verso Dio», spiegava il Papa da Castel Gandolfo.

La bellezza come mistero. Infatti, «la bellezza è un enigma – ha spiegato Robert Chaurib, docente di Teologia alla Gregoriana, intervenendo, nell’Aula della Conciliazione del Palazzo Lateranense, all’incontro moderato da Cesare Mirabelli, presidente emerito della Consulta -. La bellezza ti può salvare o farti perdere. È spaventosa e misteriosa. Qui il Diavolo combatte con Dio e il campo di battaglia è il cuore dell’uomo. Ma non ogni bellezza salva il mondo. Quale bellezza, dunque?». Dostoevkij, che si definiva «un ateo che tutti i giorni si sforza di credere», lo spiega in una famosa lettera del 1854 a Natal’ja Fonvizina: «Credete che non c’è nulla di più bello, di più profondo, più simpatico, più ragionevole, più virile e più perfetto di Cristo; anzi non soltanto non c’è, ma addirittura, con geloso amore, mi dico che non ci può essere. Non solo, ma arrivo a dire che se qualcuno mi dimostrasse che Cristo è fuori dalla verità e se fosse effettivamente vero che la verità non è in Cristo, ebbene io preferirei restare con Cristo piuttosto che con la verità». «La bellezza – ha concluso Chaurib – è cristologica. Dostoevkij ci richiama a Cristo come al più bello dei figli dell’uomo. Non a caso, quando San Francesco ricevette le stigmate urlò: “Tu sei bellezza, tu sei bellezza”».

Maria Maddalena Novelli, dirigente del ministero dell’Istruzione, ha sviluppato il tema della “Bellezza dell’educazione”, ispirandosi alla figura del principe Mysken. «Un autentico educatore – lo ha definito -, anche se dice di sé di non aver nulla da insegnare. Possiede però la capacità di aprire il cuore dei bambini, sa trasmettere valori con il suo comportamento. Usa un linguaggio che mira al cuore dei piccoli. Non li considera teste da riempire. L’educare non è una tecnica ma è un agire. Oggi nella scuola – ha concluso Novelli – ci sarebbe bisogno di educatori come Mysken». Al termine della serata, promossa dalla diocesi di Roma e organizzata dall’Ufficio diocesano per la pastorale universitaria, il vescovo Lorenzo Leuzzi, direttore dell’Ufficio, ha sottolineato la necessità, oggi, di «essere “idiota”», cioè di scoprire «che se vogliamo essere belli dobbiamo assomigliare a Gesù di Nazaret. Solo se Cristo cresce in noi saremo davvero belli». Il presule ha infine annunciato che le letture teologiche del prossimo anno si occuperanno dei classici dell’arte cristiana: dal Mosè di Michelangelo alla Chiamata di Matteo di Caravaggio all’Inno alla gioia di Ludwig van Beethoven, cui sarà dedicata una speciale serata musicale con orchestra nella cattedrale di San Giovanni in Laterano.

30 genniao 2015