La Via Crucis contro la tratta, per asciugare le lacrime del mondo

L’iniziativa promossa da diocesi di Roma e “Papa Giovanni XXIII”, con De Donatis. Le testimonianze delle vittime di tratta come Florence, del Camerun: un calvario iniziato a 10 anni

Via Crucis per la liberazione delle vittime di tratta, De Donatis, san bernardo da chiaravalle, 18 marzo 2022Un catino colmo d’acqua per rappresentare le lacrime delle donne vittime della tratta. Questo uno dei segni esposti venerdì sera, 18 marzo, nella Via Crucis sul tema “Donna, perché piangi?” organizzata dalla diocesi di Roma con l’associazione Comunità Papa Giovanni XXIII per la liberazione delle vittime di tratta e prostituzione. «Quante lacrime in questo mondo. Quelle delle mamme che vivono l’angoscia per la perdita dei figli, delle figlie sfruttate, maltrattate, schiavizzate, quelle delle vittime che subiscono ogni sorta di violenza e di sofferenza. Le lacrime delle donne ucraine e russe, donne che hanno lasciato i figli e i mariti a combattere questa guerra assurda», ha detto il cardinale vicario Angelo De Donatis che ha presieduto il momento di preghiera iniziato nella parrocchia San Cirillo Alessandrino e conclusosi a San Bernardo da Chiaravalle, a Centocelle, dopo aver percorso le vie tra la quindicesima e la sedicesima prefettura.

Via Crucis per la tratta, 18 marzo 2022Centinaia le persone che hanno partecipato alla Via Crucis, tra le quali tantissimi giovani, ai quali il porporato ha chiesto di «non distogliere lo sguardo dai volti piangenti» di Roma e di «affiancare chi soffre». Dal vicario – che con il vescovo ausiliare Paolo Ricciardi ha portato la croce durante l’ultima stazione – l’invito a «svolgere il ministero dell’ascolto e della consolazione verso tutti, con gesti semplici e al tempo stesso potenti», che possano aiutare «a uscire da ogni forma di schiavitù». Tra i partecipanti anche vittime della tratta come Florence, originaria del Camerun. Ha raccontato il suo «calvario» iniziato quando aveva 10 anni e lo zio la costringeva a prostituirsi. «Mai avrei immaginato potesse accadere una cosa simile nella mia famiglia», ha detto. Il suo desiderio, ora, è «trovare la pace per donarla agli altri». Sonia, nigeriana, fino a qualche anno fa era “Giulia della Togliatti”. È riuscita a buttarsi alle spalle quella vita di violenza e di botte, è riuscita a trovare il coraggio di denunciare il suo sfruttatore che la picchiava selvaggiamente. Ora ha un marito e due figlie. Ogni tanto pensa a “Giulia” ma è contenta che «le loro vite si siano separate per sempre».

Via Crucis per la liberazione delle vittime di tratta, 18 marzo 2022Le vittime della tratta «hanno incise nella carne le piaghe della schiavitù», ha rimarcato il vescovo Benoni Ambarus, delegato diocesano per la carità e per i migranti, ricordando che il 6 aprile partirà il percorso di formazione per operatori e volontari promosso dal Coordinamento diocesano anti tratta. Il corso si prefigge di «moltiplicare le unità di strada per essere segno della presenza della Chiesa sul territorio». La Via Crucis si è svolta in quartieri «dove si nasce, si vive e si muore lottando – ha spiegato don Stefano Cascio, prefetto della XVI prefettura, introducendo la preghiera -. Si lotta per la sopravvivenza, per trovare un lavoro, contro la povertà economica ed educativa, per una sanità equa e per una casa. Ma è proprio qui che troviamo scampoli di umanità vera».

Via Crucis per la liberazione delle vittime di tratta, 18 marzo 2022Tra i partecipanti alla Via Crucis, don Concetto Occhipinti, prefetto della XV prefettura, e per l’associazione Comunità Papa Giovanni XXIII la vicepresidente Monica Zanni e Domenico Pascaretta, responsabile dell’area Lazio, Campania e Sardegna.

21 marzo 2022