La Terra Santa, dove speranza e riscatto passano anche dai fondi dell’8xmille

I giornalisti delle testate cattoliche all’Istituto Effetà Paolo VI di Betlemme, al College des Freres, alla Casa dei Magi e alla scuola di Nazareth delle Figlie di Maria Ausiliatrice

La Terra Santa, la terra di Gesù, con le sue mille contraddizioni, una situazione politico economica perennemente complessa, dove l’assistenza sociale e sanitaria sono le grandi assenti, specie in alcuni territori, e dove quotidianamente però, e in silenzio, operano decine di congregazioni religiose, fondazioni e organizzazioni cattoliche, a favore di disabili, donne, disoccupati, senza distinzioni di credo religioso. Il malato, il povero, lo scartato sono solo fratelli da aiutare, formare, includere. Come accade nell’Istituto “Effetà Paolo VI” di Betlemme, dedicato ai bambini audiolesi, gestito dalle suore maestre di Santa Dorotea figlie dei Sacri Cuori; o nel College des Fréres, guidato dalla congregazione dei Fratelli delle scuole cristiane, frequentato da studenti cristiani, musulmani, ebrei. E ancora, nella “Casa dei Magi”, sede operativa dell’associazione Pro Terra Sancta, dove si svolgono, tra l’altro, corsi di formazione per giovani e donne; o nella scuola di Nazareth, gestita dalle Figlie di Maria Ausiliatrice, che punta all’integrazione scolastica degli alunni con disabilità. Progetti che includono storie di speranza e di riscatto sociale in una terra dove la disabilità è uno stigma. Il tutto realizzato anche grazie alla firma per l’8xmille alla Chiesa cattolica.

Le quattro realtà sono state visitate dai giornalisti delle testate vincitrici del concorso “Selezione nazionale 8xmille senza frontiere”, tra le quali anche Romasette.it, in occasione del viaggio-reportage in Terra Santa svoltosi dal 10 al 15 settembre e organizzato dal Servizio per gli interventi caritativi per lo sviluppo dei popoli della Cei e dalla Federazione italiana settimanali cattolici (Fisc). L’istituto Effetà fu voluto da Papa Montini che nella visita del 1964 constatò l’isolamento al quale erano destinati gli audiolesi. La sordità è una disabilità diffusa nel territorio soprattutto a causa di matrimoni tra consanguinei. La scuola è frequentata da circa 200 studenti audiolesi, dai 0 anni alla maggiore età. «Vogliamo restituire loro autonomia e dignità – ha spiegato suor Ginetta Aldegheri, da 47 anni tra i bambini di Betlemme -. Insegniamo loro il metodo orale e non il linguaggio dei gesti. Dopo un lungo esercizio terapeutico i bambini imparano a parlare». Dal 2021 la scuola è coinvolta nel progetto “Yalla! Rafforzare l’istruzione dei bambini e dei giovani nel Governatorato di Betlemme”, promosso dall’associazione Avsi e finanziato dalla Cei. Tra le finalità, l’assegnazione di una borsa di studio universitaria per sei studenti meritevoli, corsi professionali per 71 giovani e l’acquisto di apparecchi acustici per sei bambini.

Il “Collège des Frères”, invece, necessitava di sei nuove aule per i 1.100 studenti, dalla materna al liceo, in larga parte musulmani. Il progetto è stato finanziato per 95mila euro. Prima di fare un sopralluogo nelle nuove aule, i giornalisti hanno dialogato con gli studenti, che hanno parlato del rapporto sereno tra compagni di altre fedi, dei loro sogni e delle difficoltà economiche e sociali del paese. Tallin vorrebbe diventare architetto, Adrian studiare medicina in Spagna, Jumana spera di laurearsi in scienze informatiche in Germania. Ma uscire dal Paese non è semplice, bisogna attraversare vari check point e a volte ci vogliono molte ore. «Non possiamo utilizzare l’aeroporto di Tel Aviv – spiega Manan -, dobbiamo raggiungere quello in Giordania». La scuola per loro è l’unico punto di riferimento. Vi trascorrono 12 ore al giorno svolgendo anche diverse attività extrascolastiche.

A pochi metri dalla basilica della Natività c’è “La Casa dei Magi” dove cultura, assistenza, promozione, artigianato sono un unicum. Con un finanziamento di 850mila euro, la Cei ha contribuito alla ristrutturazione di un edificio gestito dall’associazione Pro Terra Sancta. «Tra le decine di progetti che avviamo in questa struttura, il fiore all’occhiello è il bazar equo-solidale -ha detto Tommaso Merlo, dell’associazione -. Inaugurato lo scorso anno, offre lavoro e dignità alle donne vulnerabili e ai disabili che realizzano e forniscono prodotti di alta qualità».

«Ampliamento, sicurezza e inclusione sono le tre parole chiave del progetto» finanziato con 650mila euro per la scuola di Nazareth, ha spiegato don Enrico Garbuio, collaboratore del Servizio per gli interventi caritativi per lo sviluppo dei popoli della Cei. Gestita dalle suore salesiane, educa all’integrazione dei ragazzi disabili, che «rappresentano circa il 15% della popolazione scolastica», ha aggiunto il sacerdote, Non solo. «La scuola è frequentata da cristiani, musulmani e drusi dai 3 ai 18 anni – ha affermato monsignor Rafic Nahra, vescovo ausiliare del Patriarcato latino di Gerusalemme -. Li prepariamo al futuro insegnando loro a vivere insieme». Al loro arrivo, i giornalisti sono stati accolti dai bambini della scuola materna. «Guardandoli sotto il sole ci è venuto in mente che forse sotto lo stesso sole Gesù aspettava Giuseppe», ha detto il presidente della Fisc Mauro Ungaro ringraziando le religiose e il personale docente per il loro lavoro. «Visitando la struttura ci siamo resi conto di cosa significhi costruire la pace a Nazareth», ha concluso.

18 settembre 2023