La teoria gender al centro del dibattito a San Tommaso Moro

Protagonisti dell’incontro di approfondimento voluto dal parroco Andrea Celli: la bioeticista Maria Luisa Di Pietro (Cattolica) e Alfredo Mantovano, giurista e vicepresidente del Centro Studi Livatino

È stato un invito alla riflessione ma, di più, alla consapevolezza, l’incontro sul tema della teoria del gender organizzato ieri sera, mercoledì 15 novembre, dalla parrocchia San Tommaso Moro, nel quartiere tiburtino, all’interno del ciclo “Colloqui…con San Tommaso Moro” nato per suscitare nella comunità parrocchiale, in particolare nei giovani, il desiderio di approfondire tematiche di attualità afferenti alla persona umana.

«Vogliamo interrogarci su questo – ha spiegato il parroco monsignor Andrea Celli -: la teoria del gender rivendica davvero un diritto della persona?». Ancora, per i cristiani, «appartiene o no alla concezione di persona fatta ad immagine e somiglianza di Dio?», ha domandato il sacerdote, aprendo il confronto con gli esperti. In una sala gremita, sono intervenuti Maria Luisa Di Pietro, docente di bioetica all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, e Alfredo Mantovano, giurista e vicepresidente del Centro Studi Livatino.

Alfredo Mantovano, giurista«Per capire la teoria di genere – ha affermato Di Pietro – bisogna prendere le mosse dall’assunto che non esiste una natura data ma solo quella che si sceglie»: se la concezione sessuale, partendo dal dato biologico, guarda all’essere umano come unitarietà di corpo e persona, «intesa come vissuto esperienziale ed emozionale», la gender theory «rivendica la percezione e l’intima convinzione del singolo di appartenere al sesso maschile o a quello femminile, indipendentemente dal corpo in cui è nato». Pare si possa creare «un mondo che non esiste per mezzo di parole nuove», ha continuato la docente di bioetica, sostenendo che «è impossibile pensare di poter essere staccati dal proprio corpo» eppure «si fanno passare idee che mirano ad appiattire il pensiero e a spegnere le coscienze». Il genere risulta essere quindi una costruzione artificiale che mina i criteri di normalità e mira a superare la dicotomia tra maschile e femminile «ribadita con forza da Giovanni Paolo II – ha detto ancora Di Pietro – nella lettera apostolica “Mulieris dignitatem“: uomo e donna hanno la stessa natura che si rapporta con la storia umana in modo diverso».

Maria Luisa Di Pietro, docente di bioetica all’Università CattolicaForte e provocatorio anche l’intervento di Mantovano: presentando il disegno di legge Scalfarotto del 2013 in materia di discriminazione, che si estende anche alla omofobia e alla transfobia, ha evidenziato come «il Codice penale tuteli già gli omosessuali laddove vengano attaccati in quanto tali» e come anche il Catechismo della Chiesa Cattolica si pronunci in tal senso. Poi, spostando la sua attenzione sulle iniziative dell’Unar, l’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali, ha invitato a una riflessione sulla «rieducazione che si sta cercando di fare nelle scuole con certi manuali per i docenti». In conclusione, l’invito a una lettura critica delle notizie fornite dai mezzi di comunicazione, «perché il vero totalitarismo, oggi, è l’omologazione»: le parole, ha precisato il giurista, significano più di ciò che dicono, hanno un carattere performativo del pensiero e, quindi, della realtà.

16 novembre 2017