La teologia “porosa”, chiave di lettura della realtà

Questo il filo conduttore della miscellanea di studi dedicata al direttore dell’Ufficio diocesano per la cultura Giuseppe Lorizio, in occasione dei suoi 70 anni

Etimologicamente, “che consente un passaggio”, conducendo al di là, dunque. Questa è la teologia “porosa” alla quale ha cercato di guardare nella sua attività e con la sua produzione monsignor Giuseppe Lorizio, direttore dell’Ufficio diocesano per la cultura e già docente di Teologia fondamentale alla Pontificia Università Lateranense, a cui, in occasione dei suoi 70 anni, è stata dedicata la miscellanea di studi “Elogio della porosità. Per una teologia con-testuale”, presentata ieri sera, 28 febbraio, nella sede dell’editore Studium, a due passi da piazza Cavour.

Convinto che «il luogo della teologia non è l’università ma la Chiesa e la città» e che, perciò, sia necessario «un sovrappiù di impegno» per «imparare a fare teologia al di là dei confini accademici», Lorizio ha ringraziato quanti hanno contribuito all’opera – tra gli altri, il vescovo Nunzio Galantino – e i curatori Sergio Gaburro e Antonio Sabetta. Anche per il vescovo Baldo Reina, vicegerente del Vicariato, «il compito della teologia è fornire una grammatica per interpretare i segni dei tempi, che non sono mai neutri», lasciandosi quindi «interpellare e interpellando ciò che accade, secondo le indicazioni della Gaudium et spes»; al tempo stesso, la teologia «lascia passare, in questo tempo in cui predomina una ricerca di senso, un messaggio di speranza importante: l’annuncio che abbiamo da comunicare come cristiani, una ricchezza da raccontare», ha aggiunto il presule nel suo saluto iniziale, guardando al carattere “poroso” proprio della disciplina teologica e invitando ad «accogliere la porosità come una provocazione da vivere» e praticare.

A un’analisi della raccolta costituita da 19 contributi, anticipati dalla lettura di alcuni passi dalla direttrice di doppiaggio Barbara Berengo Gardin, sono stati chiamati Patrizia Manganaro, decana della facoltà di Filosofia della Pul, e monsignor Armando Matteo, segretario del dicastero per la Dottrina della fede. Quest’ultimo ha evidenziato dapprima che gli autori dei saggi, «diversi per generazione, provenienze, interessi e studi, appartengono ad ambiti di riflessione tutti attraversati da Lorizio: dalla filosofia teoretica alla teologia dogmatica, dalla storia della filosofia alla teologia ecumenica». Ha osservato quindi come «il termine “porosità” del titolo della miscellanea coglie le tante anime» del dedicatario, «da ringraziare perché esercita una teologia aperta, senza punti e senza virgole» ossia «priva di autoreferenzialità e contro ogni forma di accademicità», quella teologia cioè «di cui c’è bisogno» perché «interpreta la realtà e cerca di entrare dentro le dinamiche di questo tempo» favorendo «un dialogo con il mondo contemporaneo».

Da parte sua, Manganaro ha posto l’attenzione sul «principio per cui senza la filosofia, colta nel suo compito di promuovere l’umano, non c’è alcuna teologia», interrogandosi retoricamente sulla necessità di queste discipline «nell’epoca delle tecnoscienze». Affermativa la risposta, perché «la filosofia è necessaria per assumere, di fronte alla cosiddetta quarta rivoluzione e all’informatizzazione del mondo, una nuova postura etica rispetto a interrogativi ineludibili sul senso della vita», ha spiegato la filosofa.

29 febbraio 2024