La Striscia di Gaza verso la tregua

Siglata l’intesa tra Israele e Hamas: il cessate il fuoco da domenica 19 gennaio. Nella prima fase – 42 giorni – saranno liberati 33 ostaggi israeliani e circa mille detenuti palestinesi. Il ministro Tajani (Farnesina): «Passo importante verso la pace»

A Gaza si sono riversati per le strade in migliaia per festeggiare l’annuncio della tregua tra Israele e Hamas, ufficializzato nella serata di ieri, 15 gennaio. L’accordo, ha annunciato il primo ministro del Qatar – che ha fatto da mediatore nella lunga fase dei colloqui – Mohammed Al Thani, fissa a domenica 19 gennaio la data di inizio del cessate il fuoco. Stando alle prime informazioni, nella prima fase, lunga 42 giorni, saranno liberati 33 ostaggi israeliani e circa mille detenuti palestinesi. “Wings of freedom” (ali della libertà): questo il nome simbolico che le Forze di difesa israeliane hanno voluto dare all’organizzazione che permetterà di riportare indietro gli ostaggi. Previste poi altre due fasi successive.

Dalla Casa Bianca, il presidente Usa uscente Joe Biden si è detto «completamente fiducioso» che l’accordo reggerà. «È stato uno dei più difficili della mia carriera», ha dichiarato, spiegando che l’intesa prevede il «fine guerra permanente nella seconda fase» e contiene «esattamente» tutti gli elementi dalla bozza da lui presentata nel maggio scorso. Gli Usa, ha aggiunto, «parteciperanno alla prima fase del rilascio degli ostaggi nelle mani di Hamas a Gaza». Nelle parole del presidente eletto Donald Trump invece «questo epico accordo avrebbe potuto realizzarsi solo in seguito alla nostra storica vittoria di novembre. Con questo accordo in atto – ha rilevato -, il mio team per la sicurezza nazionale continuerà a lavorare a stretto contatto con Israele e i nostri alleati per garantire che Gaza non diventi mai più un rifugio sicuro per i terroristi. Continueremo a promuovere la pace attraverso la forza in tutta la regione, mentre sfruttiamo lo slancio di questo cessate il fuoco per espandere ulteriormente gli storici accordi di Abramo. Questo è solo l’inizio di grandi cose a venire per l’America e, in effetti, per il mondo».

Il capo negoziatore di Hamas a Doha Khalil al-Hayya si è espresso parlando «a nome di tutte le vittime, di ogni goccia di sangue versata e di ogni lacrima di dolore e oppressione», assicurando che «non dimenticheremo e non perdoneremo» le sofferenze inflitte alla popolazione di Gaza durante la guerra. Dall’altra parte del fronte, il presidente israeliano Isaac Herzog si è rivolto al Paese dopo l’annuncio dell’accordo parlando di un «momento cruciale. Per centinaia di giorni – ha ricordato -, le nostre sorelle e i nostri fratelli sono stati detenuti e tormentati da vili assassini, dopo che lo Stato di Israele ha fallito nel suo dovere e nel più fondamentale patto tra uno Stato e i suoi cittadini: quando non li ha protetti e non ha impedito il loro rapimento». Quindi ha aggiunto: «Offro il mio supporto al primo ministro e al team di negoziazione per finalizzare questo accordo e chiamo il gabinetto e il governo ad approvarlo per riportare a casa i nostri figli e le nostre figlie: questa è la mossa giusta, importante, necessaria».

E mentre da Gaza arrivano, anche sui social, immagini con migliaia di persone in festa per celebrare il cessate il fuoco, già si pensa al futuro della Striscia. Il segretario di Stato americano Antony Blinken parla di un piano per affidarne la gestione all’Autorità nazionale palestinese affiancata dall’Onu, fino alla nascita di uno Stato palestinese che comprenda Gaza e Cisgiordania. Nel frattempo però sono continuati senza sosta nella notte e nella mattina di oggi, 16 gennaio, i raid dell’aviazione israeliana su Gaza. Fonti locali parlano di almeno 33 vittime ma il bilancio potrebbe salire.

«Mi pare un’ottima notizia, un passo importante verso la pace». A parlare, a margine di un evento, è il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani, secondo cui «bisogna consolidare questo cessate il fuoco, andare avanti con le successive tappe. Questo risultato si aggiunge al cessate il fuoco in Libano, al cambio di passo che c’è stato anche con l’elezione del presidente Aoun, con, mi auguro, i primi segnali positivi della nuova amministrazione siriana – sono ancora le sue parole -. Questo significa che in Medioriente si può lentamente costruire la pace».

Soddisfazione anche nelle parole della commissario Ue per il Mediterraneo Dubravka Šuica. «Accolgo con favore – scrive sui social – l’accordo di cessate il fuoco e l’accordo sugli ostaggi tra Israele e Hamas, che porterà un sollievo tanto necessario a coloro che sono stati colpiti dal conflitto devastante. L’Ue rimane impegnata a sostenere tutti gli sforzi verso una pace e una ripresa durature», assicura.

16 gennaio 2025