La “strage” nelle Rsa, «ennesimo segno di un modello da superare»

Roberto Speziale (Anffas): «Esclusione, segregazione, discriminazione dovranno essere le condizioni da contrastare da tutti e in tutti i modi. In tutti i contesti di vita, in famiglia o in soluzioni extra familiari, non si creino situazioni istituzionalizzanti»

La “strage” di anziani nelle Rsa non è solo colpa di un virus particolarmente aggressivo e contagioso ma dipende da un modello di gestione della non autosufficienza che «in questa emergenza sta mostrando chiaramente tutte le sue carenze». Ne è convinto Roberto Speziale, presidente nazionale di Anffas, da sempre attento osservatore di ciò che accade all’interno delle grandi strutture per anziani ma anche per persone con disabilità. Strutture in cui spesso vengono violati diritti e dignità, tanto da giustificare, negli ultimi anni, l’ipotesi di introdurre un sistema di videosorveglianza a tutela della sicurezza degli ospiti. «Sarebbe clamoroso non farne tesoro di questa, pur terribile, esperienza – osserva Speziale – per ripensare il tutto e costruire un nuovo sistema di welfare». A partire proprio dal superamento di tutte «le situazioni segreganti ed istituzionalizzanti», che non per la prima mostrano oggi la propria inadeguatezza e pericolosità.

L’emergenza attuale dovrebbe quindi essere motore di quella che Speziale auspica come una vera e propria «rivoluzione copernicana, in cui occorre innanzitutto porre concretamente al centro le persone. In tale ottica saranno, quindi, i servizi che dovranno essere adattati alle persone e non, come spesso è stato fino ad oggi, le persone ai servizi. Occorrerà costruire una rete integrata di servizi che sia in grado di garantire, ad ogni singola persona, la concreta, semplice ed agevole fruizione del proprio diritto ad avere i giusti e necessari sostegni personalizzati», spiega. Un nuovo sistema di accompagnamento della non autosufficienza, dunque, che si fondi sul «progetto individuale di vita basato sugli obiettivi, gli interessi e le aspettative espressi dalla persona: dovranno essere questi + precisa Speziale – gli elementi imprescindibili su cui i fornitori di sostegni professionali, formali ed informali, dovranno incentrare la propria opera. L’incidenza sui diversi ambiti della qualità di vita delle singole persone, dovrà rappresentare il principale indicatore di processo e di esito per verificare l’efficacia dei sostegni progettati ed erogati – aggiunge -. L’intero contesto e, quindi l’intera collettività, si dovrà insomma predisporre a porre in essere una autentica ‘rivoluzione copernicana’ atta a garantire ad ogni singolo cittadino con disabilità pari opportunità rispetto alla generalità dei cittadini senza disabilità».

A fare le spese di tale rivoluzione, dovranno quindi essere innanzitutto «l’esclusione, la segregazione e la discriminazione, da contrastare da tutti ed in tutti i modi. I diritti civili, umani e sociali dovranno rappresentare i paradigmi di riferimento nel pensare ed attuare politiche attive in favore delle persone con disabilità. Lo stigma sociale, i pregiudizi e la negazione dei diritti dovranno essere i nemici da combattere in tutti i modi ed in tutte le sedi. La piena e concreta esigibilità dei diritti dovrà essere posta a base di una necessaria opera di semplificazione normativa a partire dal sistema di riconoscimento della condizione di disabilità. La valutazione multidimensionale e multiprofessionale dovrà accompagnare verso una rapida transizione dal superato modello pietistico, assistenziale e sanitario verso il modello biopsicodiciale. Occorrerà, sopratutto, superare l’attuale diaspora tra il sistema sanitario-socio/sanitario-sociale-educativo e lavorativo, in favore di un nuovo sistema nel quale la persona sia considerata in una visione olistica e in cui, a prescindere dal suo “funzionamento”, siano garantiti, distinti per qualità, intensità e quantità i giusti e necessari sostegni in tutte le età ed in tutte le stagioni della vita».

In questo ripensamento complessivo del sistema di gestione della non autosufficienza, dovrà trovare necessariamente spazio «una nuova e necessaria attenzione nei confronti dei familiari e del caregiver che, a loro volta, vanno adeguatamente sostenuti ed aiutati. Inoltre, l’autoderminazione e l’autorappresentanza dovranno essere considerati dei diritti individuali inviolabili e garantiti nella massima misura possibile. Le persone con disabilità non dovranno più essere considerate come pesi per la società ma come risorse. Per fare ciò occorrerà che già a partire dal percorso scolastico le stesse siamo inserite in un percorso formativo che abbia come sbocco, a medio periodo, il mercato del lavoro in attività produttive. Inoltre si dovrà rivedere il sistema delle indennità e delle provvidenze per far di che ogni persona con disabilità abbia una propria autonomia economica sufficiente a garantire una vita dignitosa ed indipendente il più possibile autoderminata ed autogestita».

Ultimo, fondamentale ingrediente indicato da Speziale per questa rivoluzione copernicana è la dignità per tutti e per sempre: «A tutte le persone con disabilità e non autosufficienti andranno sempre garantiti il rispetto della dignità intrinseca ed estrinseca, nel riconoscimento del valore della loro vita al pari di quella di tutta la restante popolazione umana. Dovremo quindi assicurare – cosa che questa emergenza ci sta insegnando con drammatica evidenza – che in tutti i contesti in cui la persona vive, in famiglia o in soluzioni alloggiative extra familiari, non si creino situazioni segreganti ed istituzionalizzanti. In altre parole – conclude Speziale – occorre dare concreta attuazione a quanto previsto dal secondo Programma biennale di azione del governo. Ma bisogna farlo come grande progetto di cambiamento culturale di approccio alla disabilità ed alla non autosufficienza, nell’osservanza dei paradigmi della Convenzioni Onu e degli obiettivi di sviluppo sostenibile del pianeta».

17 aprile 2020