La storia di Bartolo, telemedicina per l’Africa

Parte del più ampio progetto Dream, la onlus Ght fondata dall’angiologo diffonde consulti telematici al di là del Mediterraneo. L’accordo con l’ospedale San Giovanni-Addolorata per gestire le richieste di teleconsulti da Regina Coeli

Dall’Africa a Roma: questa è «una storia al contrario», che ha inizio là, dove proprio non te lo aspetteresti. Michelangelo Bartolo, classe 1964, è un medico. Angiologo, per l’esattezza. Ed è anche l’ideatore, un anno fa, della Ght (www.ghtelemedicine.org), onlus che tra i suoi scopi ha la diffusione di consulti telematici al di là del Mediterraneo e che a sua volta è parte del più ampio programma Dream ideato dalla Comunità di Sant’Egidio per la cura dell’Aids in Africa. «L’idea della Ght non è nuova – ammette Bartolo – ma si rifà a un progetto interministeriale varato nel 2004: “L’alleanza degli ospedali italiani nel mondo”», un network di teleconsulti tra 42 centri periferici e centri sanitari di eccellenza italiani sparsi per il pianeta e che però il medico giudica fallimentare. «Sono stati sprecati milioni di euro – lamenta – per avere, in tutto questi anni, appena 2mila teleconsulti». Tant’è che con il governo Monti, chiamato a risanare i dissesti dell’Italia, «l’allora ministro della Salute, Renato Balduzzi, nella bozza del decreto sulla riforma sanitaria del 2012 aveva deciso di cancellare l’associazione».

Bartolo, che nell’Alleanza aveva invece colto – nonostante tutto – una bella iniziativa, chiese «di poter prendere in gestione gratuita il progetto». Impossibile, perché nel testo finale del decreto convertito in legge il provvedimento sulla soppressione del network ospedaliero venne cancellato. A quel punto Bartolo decide «di farne uno simile ma spendendo mille volte di meno». In pratica, Ght è «una rete virtuale ma molto reale di medici specialisti» che rispondono ai quesiti (a cui si allegano esami, elettrocardiogrammi ecc.) di colleghi residenti in Africa, nei 10 centri sorti tra il Malawi, il Mozambico, la Tanzania e il Congo. In breve, «una vera e propria refertazione». Ai medici vengono offerti gratuitamente il software e i corsi formativi.

I numeri raccontano la bontà della rete che si finanzia grazie ai privati e con i proventi della vendita dei libri scritti dall’angiologo, l’ultimo dei quali “Sognando l’Africa in sol maggiore”: grazie a nuove tecnologie e a dispetto di risorse limitate (appena 10mila euro per aprire un centro dotato di tutti i macchinari necessari) sono stati realizzati 1.200 teleconsulti in un solo anno. Una “best practice” approdata solo successivamente a Roma, all’ospedale San Giovanni-Addolorata, dove già nel 2005 era stato possibile replicare quanto fatto in Africa con Dream e aprire un centro di Telemedicina di cui Bartolo è il responsabile. Oggi, la struttura romana ha stipulato un accordo con la Ght per l’utilizzo del software: servirà a gestire le richieste di teleconsulti provenienti dal carcere di Regina Coeli.

5 gennaio 2015