La stampa, «cane da guardia della democrazia»

Nella presentazione del libro di Bascietto e Camarca su Pio La Torre, i giornalisti Bellavia e Borrometi fotografano il mondo dell’informazione in Italia. Bascietto: «C’è un attacco all’informazione senza precedenti»

I recenti epiteti urlati contro la categoria giornalistica da parte del Movimento 5 Stelle, la legge sull’editoria che potrebbe comportare l’azzeramento del Fondo per il pluralismo, la libertà di stampa. Questi i temi al centro di un incontro svoltosi ieri mattina, lunedì 19 novembre, nell’auditorium Antonianum. L’occasione: la presentazione del libro di Giuseppe Bascietto e Claudio Camarca “L’uomo che incastrò la mafia. Pio La Torre”, edito da Aliberti. A scattare un’istantanea sul mondo dell’informazione italiana, Enrico Bellavia, giornalista di Repubblica, e Paolo Borrometi di Tv2000 e direttore di Laspia.it, minacciato da cosa nostra per le sue inchieste giornalistiche. Dall’agosto 2014, in seguito all’incendio della porta di casa, vive sotto scorta. A fare gli onori di casa Marino Masucci, segretario generale Fit Cisl Lazio, il quale ha fatto riferimento alla “Teoria dell’ancoraggio” elaborata nel 1998 da Leonardo Morlino secondo il quale libertà di stampa, partiti politici e sindacati hanno un ruolo fondamentale nella società. Per i sindacati, ha spiegato Masucci, «obiettivo fondamentale» è avere giornalisti liberi di esprimersi e la libertà di stampa «va cercata giorno per giorno con coraggio».

Borrometi ha raccontato della sua vita sotto scorta, del desiderio di tornare a essere un uomo “libero” e del dolore provato nei giorni scorsi quando i giornalisti sono stati pesantemente insultati. «Fa male sentirsi etichettato come “pennivendolo”, considerata la vita che faccio ogni singolo istante», ha affermato. Il giornalista, ha detto, deve essere «molesto» e raccontare la verità dei fatti «con forza, senza piegarsi» ai poteri economici, politici, mafiosi o imprenditoriali. Rimarcando che il giornalismo è «sotto attacco da vent’anni», ha posto l’accento sul fatto che il reporter deve sempre fare il proprio dovere perché in caso contrario «non tradisce solo la professione ma anche il lettore, suo primo vero datore di lavoro». L’informazione vive un momento particolare, ha spiegato, perché la «politica vorrebbe trasformare la stampa, cane da guardia della democrazia, in un cane da compagnia, ma un Paese che non ha un giornalismo libero non è un Paese libero».

La libertà di stampa esiste a patto che il giornalista «abbia la capacità di documentarsi e di esibire fatti e non opinioni», ha dichiarato Bellavia, secondo il quale il vero male del giornalismo è l’«autocensura». Parlando delle minacce rivolte ai giornalisti ha affermato che spesso viene data più rilevanza alle intimidazioni in sé piuttosto che ai contenuti delle inchieste che vengono portate avanti «con coraggio» dai colleghi, come per esempio Federico Ruffo, il giornalista di Report minacciato nei giorni scorsi, e Federica Angeli di Repubblica, sotto scorta dal 2013 perché minacciata dai clan mafiosi di Ostia. Per l’autore del libro Giuseppe Bascietto la libertà di stampa «non è in pericolo, lo era negli anni ’70. C’è però un attacco all’informazione senza precedenti».

Il libro su Pio La Torre, ucciso il 30 aprile 1982, è stato scritto in forma di romanzo per attirare l’attenzione delle nuove generazioni e nasce per far conoscere la figura del politico autore della legge 416 bis, senza la quale non sarebbe stato possibile per Giovanni Falcone e Paolo Borsellino istruire i maxi processi a cosa nostra. La Torre è stato l’unico deputato in carica ucciso dalla mafia. «Oltre a essere una figura fondamentale per l’ordinamento giuridico – ha detto Bascietto – rappresenta la buona politica perché è sempre stato una persona onesta che svolgeva il suo ruolo di parlamentare in modo trasparente».

20 novembre 2018