La “Squadra del Papa”, il pallone e un messaggio di pace

L’incontro tra la compagine vaticana, allenata da Chierico – centrocampista della Roma di Liedholm -, e la rappresentativa dell’Isola d’Elba. In campo anche alcuni ucraini. Arbitro: Paolo Valeri

Una partita di calcio può nascere da una lettera. È accaduto per l’incontro di ieri, 26 aprile, tra la “Squadra del Papa – Fratelli tutti” e la rappresentativa dell’Isola d’Elba al Trastevere Stadium di Roma. La partita, vinta per 4-2 dalla rappresentativa dell’Isola d’Elba, è stata organizzata da Trastevere Calcio, Lega Pro e Lega Nazionale Dilettanti. La lettera invece l’aveva scritta a Papa Francesco Gaetano D’Auria, presidente della Football Association Isola D’Elba, «perché sentivo la necessità di parlargli dei problemi delle piccole isole italiane: paradisi d’estate e desolate d’inverno. Siamo la più grande delle 87 piccole isole. Se venisse, sarebbe il primo Papa all’Elba».

La squadra che D’Auria chiama «la Nazionale dell’Isola d’Elba» è formata dai calciatori delle sette società dell’isola. Giampaolo Mattei, presidente di Athletica Vaticana, spiega chi forma la squadra del Papa: «Il Pontificio Consiglio della cultura, ha voluto che fosse caratterizzata dall’inclusione. Per cui non solo cittadini vaticani ma anche rifugiati e un ragazzo down che non ha giocato perché positivo al Covid-19. Con il passaparola abbiamo trovato i calciatori». Le eccellenze del calcio in campo sono Paolo Valeri, romano, arbitro internazionale, e Odoacre “Dodo” Chierico, allenatore e centrocampista della Roma di Liedholm. Valeri ha fatto un riscaldamento di 25 minuti, «come per una partita di Champions», fa notare uno spettatore.

Dodo Chierico, che ha vinto lo scudetto con la Roma nel 1982-83, allena “Fratelli tutti”: «Sono partite di fratellanza per mandare un messaggio di pace attraverso il calcio. Questa squadra è ancora in allestimento. Prima di tutto cerco di creare entusiasmo e farli sentire un gruppo aperto con giocatori di ogni età». Vestono le maglie gialle di “Fratelli tutti” anche Boris, Jury e Andrij, ucraini. Padre Andrij Maksymouych è in Italia da due anni, viene da un centro vicino a Leopoli: «Da piccolo giocavo a calcio. Ora mi rendo conto che lo sport per me è parte integrante dell’esercizio del sacerdozio perché fa crescere le persone in modo integro e valorizza le diversità». Del suo popolo dice che «sta offrendo testimonianza di dignità e libertà, di rispetto delle radici. Combattono per la libertà di tutti i popoli». Per lui e per gli altri ucraini in squadra la partita è servita per prendere forza.

Boris Bodoriak viene dal Donetsk, è in Italia dal 2014 grazie alla Comunità di Sant’Egidio. «C’è un clima molto bello in squadra. È una palestra di vita», racconta. E su come vive questa guerra a distanza risponde: «Fisicamente siamo qui ma con lo spirito più che mai siamo con la nostra gente». Con loro anche un giovane del Congo, arrivato da cinque mesi con un corridoio umanitario della Comunità di Sant’Egidio; per lui «il calcio è un modo per familiarizzare con altre nazionalità e culture, per imparare l’italiano. Lo sport poi non ha bisogno di traduzioni». Sugli spalti anche il generale Vincenzo Parrinello, comandante del Gruppo polisportivo Fiamme Gialle, gemellato con Athletica Vaticana. «Sono la nostra guida spirituale. Siamo sempre presenti quando ci sono i nostri fratelli di sport». Sui gradoni anche nonna Antonietta con il consuocero, che fanno il tifo per Valerio nella squadra di Papa Francesco, mentre aspettano i rispettivi figli. La nonna ricorda che «nella mia casa di campagna fin da piccolo giocava a calcio con qualsiasi cosa».

«Nella Bibbia le isole sono i mondi lontani prediletti da Dio – spiega monsignor Melchor Sanchez de Toca, direttore del Dipartimento Cultura e sport del Pontificio Consiglio della cultura -. Le piccole isole hanno chiesto di parlare al Papa della perdita dei servizi essenziali, della denatalità, dei giovani che vanno via. L’incontro con il Papa e la partita servono per far conoscere questi problemi».

27 aprile 2022