«Testimonianza di fede». Per il vicario apostolico di Istanbul Rubén Tierrablanca è anzitutto questo il senso e il valore della presenza dei profughi e dei rifugiati, «nonostante la loro situazione di angoscia e povertà». Lo ha evidenziato nella serata di ieri, mercoledì 13 luglio, in un incontro dedicato proprio al tema dei profughi e rifugiati in Turchia, organizzato dalla comunità siriana cattolica di Istanbul. Presenti il patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I e altri esponenti di diverse Chiese.

La Turchia, ha ricordato monsignor Tierrablanca, è un Paese di accoglienza. «Per noi questa solidarietà diventa una grazia», ha continuato. Di qui l’importanza di collaborare tra diverse Chiese e religioni «per dare il nostro contributo a partire del Vangelo», perché «preghiera, digiuno ed elemosina sono atti di giustizia». Proprio per questo, ha spiegato, «la nostra preghiera vuole intensificarsi e noi vogliamo promuoverla insieme negli incontri ecumenici e interreligiosi. E le privazioni non sono solo per risparmio e incremento del conto bancario ma di solidarietà con i più poveri, con quelli che davvero digiunano».

Da ultimo, l’elemosina. «Per quanto possibile – le parole di Tierrablanca – non dovrà essere solo di avanzi ma di vera risposta ai fratelli e sorelle bisognosi. Ci sono diversi enti e associazioni che si muovono in tutto il Paese, dal governo alle nostre attività per motivo religioso fino agli spiccioli dati sulla strada. Ma attenzione – il monito del vicario -: la generosità cristiana non deve diventare una ideologia, neppure deve essere fatta per immagine mediatica». Quindi ha ricordato le violenze che devastano la Siria, ma anche le sofferente della popolazione irachena, di quella afgana e iraniana e di tanti Paesi africani e asiatici che «soffrono e attendono una nostra risposta». In questa direzione, Tierrablanca ha rinnovato «l’impegno di solidarietà» del vicariato apostolico d’Istanbul in tutte le iniziative e attività umanitarie.

14 luglio 2016