La sete di pace dei pellegrini in cammino verso il Divino Amore

La notte di preghiera con il cardinale De Donatis. Don Cola, rettore del Seminario minore: «Il colpo d’occhio di queste luci accese nel buio dice del desiderio di amore e misericordia»

Il grande numero di fedeli – quasi 7mila – che sabato notte, 19 marzo, ha preso parte al pellegrinaggio diocesano “Su di te sia pace” per invocare la fine della guerra in Ucraina e dei conflitti in tutto il mondo, «testimonia quanta sia la sete di pace nel cuore della gente e forse anche la paura per questa situazione». A dirlo è don Andrea Cola, rettore del Seminario romano minore, osservando la piazza antistante la basilica di San Giovanni in Laterano da dove si è avviata la processione di pellegrini diretti al Santuario del Divino Amore. «Il colpo d’occhio di queste luci accese nel buio – sono ancora le parole del sacerdote – dice del desiderio di amore e di misericordia. Speriamo che questo grido venga accolto».

Con don Cola ha partecipato al pellegrinaggio di 17 km – conclusosi all’alba di ieri mattina, 20 marzo, con la celebrazione della Messa presieduta dal cardinale vicario Angelo De Donatis a Castel di Leva – anche un gruppo di adolescenti e di giovani che in Seminario stanno prendendo parte a un percorso vocazionale. Adriana, 17 anni, ha visto in questa proposta «una bella occasione per lanciare concretamente un messaggio di pace» mentre per Ludovico, 13 anni, «questa è una delle poche occasioni in cui il cielo scende sulla Terra». Con il cuore e gli occhi rivolti al cielo si è messo in cammino anche Milvio, volontario dell’Unitalsi, che, manifestando «il desiderio di fare qualcosa per la pace», ha riflettuto su come «se l’uomo non ritorna a Dio, noi da soli non possiamo fare nulla».

Per Nadia, 43 anni e gli occhi fissi sull’icona illuminata e circondata di fiori primaverili della Madonna del Divino Amore, che ha guidato e orientato il pellegrinaggio, «questo è un dono e una grazia: quella di poterci sentire tutti fratelli e un unico popolo di Dio, qui per costruire la civiltà dell’amore auspicata da Paolo VI». Anche Daniela, della parrocchia di Santa Maria della Speranza, nel quartiere Nuovo Salario, ritiene che «di fronte a quello che sta accadendo non possiamo rimanere fermi e sono certa che da lassù le nostre richieste verranno accolte». Dello stesso parere Maya, 32 anni, originaria della Bulgaria: «Ho vissuto un pellegrinaggio al Divino Amore per la prima volta ed è stata un’esperienza ricca – dice felice al termine della Messa della mattina -. Mi ha molto colpita il clima di preghiera e l’atteggiamento di devozione delle persone. Nemmeno sento la stanchezza e sono felice di avere risposto all’invito alla preghiera per la pace del Papa perché come cristiani dobbiamo fare la nostra parte».

Carolina, originaria della Polonia ma residente a Tor Lupara, rientrando verso casa definisce il pellegrinaggio «un dono» e sottolinea «il bisogno e la necessità di pregare» perché «abbiamo tutti il cuore ferito». Condivide evidentemente il pensiero di Svetlana, di origine ucraina, di Odessa ma in Italia da 24 anni. Gli occhi lucidi le impediscono di parlare mentre stringe forte il Rosario tra le mani.

21 marzo 2022