La scuola? Non è affatto una «questione privata»

Riflessioni a partire dal libro di Fenoglio sullo stato d’animo degli studenti e sulle scelte in vista del prossimo anno scolastico, con il timore che nulla cambi

Ieri mattina stavo discutendo con quattro studenti la loro recente lettura del libro “Una questione privata” di Beppe Fenoglio. Le osservazioni erano state più o meno le stesse che nelle lezioni di questi giorni altri loro compagni avevano fatto su questo splendido romanzo. A un certo punto però una ragazza mi ha sorpreso, cito quasi a memoria le sue parole: «Inoltre questo libro mi ha fatto molto riflettere anche sull’oggi. Milton a un certo punto ha un obbiettivo reale e definito, anche se sembra essere solo il suo, la sua questione privata, ovvero capire che c’è stato tra Giorgio e Fulvia. Ecco, anche io, come noi tutti in questo periodo, avrei bisogno di un obbiettivo certo su questa situazione che stiamo vivendo, anche se potrebbe sembrare un’esigenza privata ma non è affatto una questione privata».

L’ho elogiata, e come ogni volta che in classe arriva uno spunto interessante, ho provato a sollecitare anche gli altri su quanto la ragazza aveva detto. Ma come capita da un po’ di tempo, appena faccio la domanda oramai del tutto consumata sul «come sta andando, come ve la state passando, come andrà», gli sguardi si sono abbassati e di fatto è prevalsa la non voglia, la loro e in fondo anche la mia, di discutere di una situazione che ha messo tutti a terra. Eppure, questo mi è stato subito evidente, la mia studentessa aveva colto nel segno.

Le nostre questioni private, il modo in cui stiamo vivendo e sopportando quanto ci è stato dato da vivere, sono infinte e in fondo tutte legittime. Sebbene prevalga il giudizio reciproco, la tentazione dello scontro e la condanna della percezione diversa dell’altro, mi pare evidente come ognuno di noi sappia che il peso di questa situazione è di tutti, che le nostre questioni private quest’anno siano state per tutti segnate dall’attesa, dal disorientamento, dalla sofferenza. Ma come la mia studentessa ha detto bene, le nostre questioni private hanno a che fare anche con una sfera che privata non è affatto, e soprattutto, noi come lei, abbiamo bisogno di prospettive certe senza infingimenti.

In questa settimana ho provato un moto di rabbia quando ho visto uscire le proposte ministeriali per gli organici docenti del prossimo anno scolastico: gli stessi identici docenti con addirittura la conferma dei tagli negli istituti professionali, ovvero la prospettiva delle stesse identiche classi affollate, dello stesso identico scenario. Ho avuto la sensazione brutta, non cedo al dire la certezza, di essere ancora al punto di partenza: se si vogliono riaprire le scuole servono più docenti per dimezzare le classi, così come servono più spazi per evitare le cinque ore in aule troppo piccole. L’anno scorso, già a marzo avevo pensato che il problema degli spazi sarebbe stato risolto entro l’estate, a oggi la prospettiva è che a settembre gli spazi potrebbero essere gli stessi, identici.

Si è parlato e promesso di tutto, si ristrutturano le case, si condonano i debiti, ci si riempie continuamente la bocca della parola “scuola” ma a riguardo le scelte importanti sono ancora e solo parole, parole senza corpo. Eppure la scuola, come ha detto la mia studentessa, «non è affatto una questione privata», è questione di tutti.

24 marzo 2021