La scelta ecologista della Chiesa anglicana
Il portavoce: stop alle emissioni di Co2. «Ci siamo posti un obiettivo ambizioso per rispondere all’emergenza ambientale. L’esempio dalla Laudato si’»
Zero emissioni. È l’obiettivo «davvero ambizioso» della Chiesa anglicana, frutto del Sinodo generale riunito fino a oggi, 13 febbraio, nella sede londinese di Church house: lo «zero carbon» in ogni chiesa. A spiegarlo è il vescovo di Norwich Graham Usher, portavoce della Chiesa di Inghilterra. «Ci siamo posti un obiettivo davvero ambizioso – afferma – per rispondere alla crisi urgente provocata dall’emergenza ambientale. Introdurre nelle nostre parrocchie e diocesi un nuovo sistema di controllo dell’energia, simile a quello usato nelle abitazioni civili, per monitorare l’impronta di carbonio di circa 40mila edifici con l’obiettivo di raggiungere zero emissioni di Co2 al più tardi entro il 2030».
La sfida più difficile, aggiunge il presule, sarà «dotare i nostri edifici di energia rinnovabile, isolandoli meglio, così da evitare dispersioni di calore. Nella mia diocesi di Norwich, che è molto rurale, vi sono circa cinquecento chiese medioevali, protette dal ministero per la conservazione dei beni culturali, ed è molto complicato riconvertirle così che possano essere riscaldate senza che venga danneggiato l’ambiente». Nonostante tutto però «è indispensabile dare il buon esempio – continua Usher -, come ci incoraggia a fare Papa Francesco nella sua enciclica Laudato si’, che ci presenta una visione profetica, piena di speranza di come dovremmo curare il Creato e far rinascere sentimenti di meraviglia e gratitudine per la natura».
13 febbraio 2020