La riforma del lavoro, sfida da vincere

Il ministro Giuliano Poletti e l’economista Carlo Dell’Aringa al primo incontro del ciclo organizzato alla Cattolica per i 15 anni della facoltà di Economia. Il titolare del dicastero: «Stiamo cambiando le regole, assumendocene il rischio»

«Con il Jobs Act stiamo facendo operazioni strutturali e congiunturali, stiamo cambiando le regole assumendocene il rischio, in modo che l’Italia possa riattivarsi, il circuito dei consumi ricominciare a girare, gli italiani ricominciare ad avere fiducia. Senza qualità non avremo più lavoro. Quantità e qualità viaggiano insieme». Così il ministro del Lavoro Giuliano Poletti agli studenti della facoltà di Economia della sede romana dell’Università Cattolica del Sacro Cuore ha parlato dell’importante riforma del lavoro che sta realizzando il governo Renzi. Il ministro è stato invitato ieri, giovedì 15 gennaio, a prendere parte al primo appuntamento di un ciclo di incontri su “Il Futuro nell’Economia” pensati e promossi per celebrare il 15° anno di attività della facoltà dell’ateneo. Ad accoglierlo, Franco Anelli, rettore del polo universitario, l’economista Carlo Dell’Aringa, già sottosegretario dello stesso dicastero sotto il governo Letta ed emerito della facoltà di Economia della Cattolica, e Claudio Lucifora, ordinario di Economia del lavoro.

Il ministro Poletti ha spiegato come alla base della riforma in atto ci sia l’evidenza che l’Italia «ha bisogno di un cambiamento profondissimo, di cui ci assumiamo pienamente la responsabilità. Siamo consapevoli che stiamo agendo velocemente, incorporando quindi un tasso di rischio di sbagliare più alto, ma mentre cambiamo le regole in corso stiamo cercando di offrire un quadro di infrastrutture e di ammortizzatori che possa sostenere al meglio questa fase di transizione». Tra i risultati di maggiore interesse per il ministro del Lavoro c’è il contratto di lavoro a tutela crescente. «Nella legge di stabilità – ha spiegato – abbiamo tolto parte del costo del lavoro per i contratti a tempo indeterminato con incentivi e sgravi fiscali fino a tre anni. Questo per noi è un modo per creare un’accelerazione nel mondo del lavoro, accanto a modifiche strutturali che richiederanno più tempo». Ancora, tra le sfide in atto per migliorare la qualità del lavoro c’è, per il ministro, anche la necessità di «cambiare approccio alla conoscenza e al sapere», in questo senso il dialogo con l’università è necessario per «per portare avanti un cambiamento radicale».

Al rettore Anelli, che ha aperto i lavori parlando di qualità del lavoro come «modo per realizzare la propria personalità», ha fatto seguito l’intervento di Carlo Dell’Aringa che ha introdotto il ministro spiegando come il governo si stia impegnando in «una riforma del lavoro molto ampia e impegnativa. Ci sono diversi punti sensibili sul tavolo, tra cui la conciliazione tra tempi della famiglia e tempi del lavoro e la semplificazione. Il Jobs Act è un segnale che stiamo andando nella direzione giusta. Siamo molto indietro rispetto agli altri Paesi europei; questa riforma – ha concluso Dell’Aringa – è un esempio di politica attiva di aiuto e sostegno al lavoro».

Per Lucifora la qualità del lavoro è strettamente connessa a diversi aspetti: «Il giusto salario, un luogo sicuro dove lavorare, le prospettive di carriera, la possibilità di lasciare un impiego certi di una rete di sostegno mentre se ne cerca un altro». In questo senso quindi bene una riforma del lavoro che tenga conto della necessità di ammortizzatori sociali che non lascino soli i lavoratori in uscita, in cerca di una nuova collocazione.

16 gennaio 2015