La riapertura delle Scuderie con la grande mostra su Raffaello

In sicurezza il percorso per visitare l’esposizione allestita nel V centenario della morte, solo su prenotazione. Ritratti, ma anche disegni e arazzi

Ripartire dal bello.  Bellezza è «comunicare all’uomo una salutare “scossa”, che lo fa uscire da se stesso, lo strappa alla rassegnazione […], lo “risveglia” aprendogli nuovamente gli occhi del cuore e della mente, mettendogli le ali, sospingendolo verso l’alto», diceva Papa Ratzinger agli artisti nel 2009. E la raffinatezza di Raffaello assolve poeticamente il compito di rendere più luminoso il nostro presente.

Da pochi giorni ha riaperto alle Scuderie del Quirinale la mostra che ne ripercorre la produzione artistica. Mostra che è anche esempio di collaborazione con collezionisti e prestigiosi musei – tra cui gli Uffizi, il Louvre e la Galleria Borghese – che, durante la pandemia, non hanno ritirato le opere prestate. scelta che fa ben sperare in future operazioni culturali.

In sicurezza – l’ingresso è cadenzato e consentito su prenotazione a 75 persone alla volta – si accede al primo piano del museo per iniziare un percorso di 80 minuti concepito a ritroso per celebrare il V centenario della morte di Raffaello, avvenuta per “grandissima febbre” a soli 37 anni a Roma.

Ricostruita in scala è la cappella del Pantheon, in cui chiese di essere tumulato; richiesta che esprime la volontà di appartenere alla cultura classica, alla sua grandezza e armonia. L’epitaffio del Bembo è forse la migliore introduzione alla mostra che potremmo desiderare: “Qui giace il grande Raffaello, finché fu vivo la natura, gran madre di tutte le cose temette di essere vinta da lui, ma quando morì credette di morire con lui”.

Con questa disposizione intellettuale e sensoriale il visitatore si lascia incantare dal “principe delle arti”, da Raffaello pittore, architetto, “scenografo” che, distante dall’ideale romantico dell’artista scontroso e burbero, era un maestro anche nelle relazioni diplomatiche con papi, antiquari, filologi e umanisti. Profonda, per la nobiltà degli animi e degli intenti culturali, l’amicizia con il poeta e prosatore Baldassarre Castiglione, ritratto come un gentiluomo dalle vesti eleganti più che come uno studioso, i cui occhi chiarissimi celesti sprigionano mitezza, umanità e saggezza.

Sepolta per secoli in archivi polverosi e recuperata nel 1773, la lettera indirizzata – e mai spedita – a Papa Leone X, scritta insieme al Castiglione, in cui Raffaello auspica un progetto architettonico di recupero del “martoriato corpo della Roma imperiale” dalla “rozzezza” di coloro che hanno infierito su di esso, «aggiungendo la propria barbarie a quella dei goti, vandali et altri perfidi inimici». Leone X, secondogenito del grande mecenate Lorenzo dei Medici, era un Papa colto.

Raffaello lo ritrae come un collezionista con una lente d’ingrandimento in mano (nota era la scarsità visiva) davanti ad un esemplare miniato, attorniato da due figure – altra novità raffaellesca – il cardinale Giulio de Medici e Luigi de Rossi, che evidenziano l’importanza del casato nella chiesa. l’allusione al sodalizio intellettuale ed umano tra il pittore, il Santo Padre e il Castiglione, è visivamente ricostruita col porre in dialogo i due dipinti, accanto ad un autoritratto in cui Raffaello sperimenta una nuova soluzione espressiva nell’introdurre un amico – la cui identità è ignota – che guarda verso l’osservatore. presente anche un altro capolavoro: il dipinto di Papa Giulio II, promotore della renovatio urbis, raffigurato seduto su una poltrona che termina con due ghiande (rinvio alla famiglia Della Rovere), in un atteggiamento di pacatezza spirituale, di meditazione malinconica, in un momento storico in cui il santo padre era accusato di essere un iracondo interessato alle questioni temporali.

La maestria di Raffaello nel saper cogliere ed interpretare negli effigiati debolezze o virtù si evince anche nel dipinto di Tommaso Inghirami, bibliotecario vaticano – probabile progettista a livello iconografico della stanza della segnatura – il cui strabismo è reso dallo sguardo rivolto verso l’alto, come colto da ispirazione.  Maestria che rapisce lo sguardo quando Raffaello ritrae le figure femminili al secondo piano del museo, dalla seducente fornarina, alla velata, alla dama con l’unicorno, a Santa Cecilia in estasi.

Mirabili anche i ritratti dei coniugi Doni e della moglie (s’ipotizza fosse un dittico). Famiglia che commissionò a Michelangelo il “Tondo doni”, anch’esso in mostra. La mostra, che ospita anche cartoni, disegni, arazzi e progetti architettonici, si conclude con l’autoritratto giovanile che lo consacra, nell’immaginario collettivo, artista dotato dalla natura di grazia e amabilità quasi sovrannaturali.

“Raffaello 1520-1483”, Scuderie del Quirnale, via XXIV Maggio 16. Ingressi (verrà rilevata la temperatura corporea): fino al 30 agosto 2020 dal lunedì alla domenica dalle 9 alle 22; ultimo ingresso alle 20.30. Consentito l’accesso a 6 persone ogni 5 minuti a partire dalle ore 9. Tempi predefiniti di visita: 5 minuti a sala. Percorso unidirezionale (su due piani) della durata di 80 minuti. Un addetto del personale agevolerà i visitatori nel rispetto di tempi e norme. Prenotazione obbligatoria sul sito www.scuderiequirinale.it, o presso il call center al numero 02.92897722 oppure o presso i punti vendita Vivaticket. Il servizio di audioguida, guardaroba e caffetteria sono sospesi. A disposizione i contenuti della mostra sulla app delle Scuderie scaricabile gratuitamente. Non consentito neanche a piccoli gruppi l’utilizzo di radio-microfoni. Attivo il bookshop. L’uso dell’ascensore è riservato a casi di disabilità. Biglietti (presentarsi 5 minuti prima dell’orario stabilito): intero 15,00 euro; ridotto 13,00 euro; cortesia 2,00 euro; gratuito fino ai 6 anni.

 9 giugno 2020