La realtà dei penitenziari raccontata in una due giorni al WeGil
Fotografie, spettacoli, film, video e letture nella rassegna “Sarà presente l’Autore”. Al centro, i laboratori culturali realizzati negli istituti del Lazio. Il Garante: «Mondo diverso dagli stereotipi»
Far conoscere il patrimonio di esperienze e attività realizzate tra le mura del carcere. Un’esposizione che abbraccia ogni genere di espressività culturale con fotografie, rappresentazioni teatrali, film, video e letture per raccontare i laboratori realizzati con gli uomini e le donne detenuti nei 14 penitenziari della regione, 15 con quello minorile. I reclusi sono complessivamente 6.500, alcune centinaia quelli che partecipano attivamente ai laboratori. La rassegna “Sarà presente l’Autore”, inaugurata ieri pomeriggio, mercoledì 16 gennaio, nello spazio WeGil, mira a raccontare in due giorni la realtà dei penitenziari, che è «ben diversa dagli stereotipi», ha più volte rimarcato Stefano Anastasia, Garante delle persone private della libertà del Lazio, nel corso della tavola rotonda inaugurale.
L’iniziativa, realizzata dal Garante, si concluderà questa sera alle 17 con il docufilm “Rebibbia 24” ed è frutto del lavoro svolto da decine di associazioni di volontariato che quotidianamente operano all’interno delle carceri. A dare il via alla rassegna lo spettacolo “Il coraggio della legalità” dedicato al giudice Paolo Borsellino e portato in scena dalla Compagnia stabile Assai di Rebibbia. Formata da detenuti e da detenuti in semilibertà, da operatori carcerari e musicisti, è il più antico gruppo teatrale all’interno di un penitenziario italiano, il cui debutto risale al 1982.
Nello spazio di largo Ascianghi è possibile ammirare la mostra fotografica con scatti di scena e di vita quotidiana nei penitenziari e per tutta la giornata di oggi si susseguiranno estratti di spettacoli teatrali, film e documentari. Gli studenti dell’accademia delle Belle Arti leggeranno testi di detenuti e detenute che hanno partecipato ai laboratori di scrittura mentre nella Sala Lettura saranno trasmessi gli audio di coloro che hanno partecipato ai laboratori musicali e di racconto. Alle 10.30 è in programma la proiezione del docufilm “La mia è…” e alle 13.30 del film “Ombre della sera”. In cartellone anche gli spettacoli teatrali “L’orda oliva” (ore 15.30) e “Le maschere: mille maschere di uno stesso personaggio” (ore 16.30). «I laboratori attivi nei penitenziari permettono ai detenuti di costruirsi una professionalità che potranno sfruttare quando lasceranno il carcere», ha spiegato il Garante, secondo il quale la cultura è uno strumento fondamentale per conoscere il mondo esterno. Per questo è importante impegnarsi affinché, scontata la pena, i reclusi non vengano lasciati soli in una società che non riconoscono. «È molto più saggio – ha concluso – rifiutare l’idea che una persona marcisca in galera e accompagnarla anche all’esterno».
Lo scrittore Edoardo Albinati, premio Strega nel 2016, insegna a Rebibbia dal 1994. In tutti questi anni ha notato che «il primo motivo per il quale i reclusi decidono di frequentare la scuola è quello di uscire dalla cella e avere un contatto con il mondo esterno». Per lo scrittore le attività culturali, scientifiche e artistiche hanno «il merito di tenere in vita il corpo e la mente di queste persone». L’auspicio di Albino Ruberti, capo di gabinetto del presidente della Regione Lazio, è quello «di ripetere e ampliare esperienze simili che vanno sempre sostenute». A tal proposito Maria Antonia Vertaldi, presidente del Tribunale di sorveglianza di Roma, ha aggiunto che eventi simili sono importanti «per far conoscere alla società le pene alternative che aiutano i detenuti a costruirsi un futuro. Oggi la società non avverte sicurezza ed è preda facile di fobie e paure che portano a non accogliere».
17 gennaio 2019