La Quaresima, «tempo per ritrovare la rotta della vita»

Il Papa ha celebrato la Messa con l'imposizione delle Ceneri a Santa Sabina. L'indicazione: guardare al Crocifisso. «Gesù in croce è la bussola dell'esistenza»

Con il rito dell’imposizione delle Ceneri è iniziato per la Chiesa il tempo della Quaresima, cammino di preparazione alla Pasqua. Come da tradizione, Papa Francesco si è recato ieri nella chiesa di Sant’Anselmo all’Aventino dove si è tenuta la celebrazione penitenziale nella forma delle “stazioni romane”. Poi il Santo Padre, accompagnato da alcuni cardinali, vescovi, monaci benedettini e padri domenicani e da un gruppo di fedeli, si è recato in processione nella vicina basilica di Santa Sabina dove ha presieduto la Messa e imposto le Ceneri.

«La Quaresima è il tempo per ritrovare la rotta della vita – ha detto il Papa nell’omelia -. Ognuno di noi può chiedersi: nel cammino della vita, cerco la rotta? O mi accontento di vivere alla giornata, pensando solo a star bene, a risolvere qualche problema e a divertirmi un po’? Qual è la rotta? Forse la ricerca della salute, che tanti oggi dicono venire prima di tutto ma che prima o poi passerà? Forse i beni e il benessere?». La risposta è un’altra: «È il Signore la meta del nostro viaggio nel mondo. La rotta va impostata su di Lui. Per ritrovare la rotta, oggi ci è offerto un segno: cenere in testa. È un segno che ci fa pensare a che cosa abbiamo in testa. I nostri pensieri inseguono spesso cose passeggere, che vanno e vengono».

La cultura dell’apparenza, «oggi dominante, che induce a vivere per le cose che passano, è un grande inganno – ha denunciato ancora una volta Francesco -. Perché è come una fiammata: una volta finita, resta solo la cenere. La Quaresima è il tempo per liberarci dall’illusione di vivere inseguendo la polvere». È un «viaggio di ritorno all’essenziale» che si concretizza con «“tre tappe, che il Signore chiede di percorrere senza ipocrisia, senza finzioni: l’elemosina, la preghiera, il digiuno». Riferimenti tradizionali di questo cammino che «ci riportano alle tre sole realtà che non svaniscono. La preghiera ci riannoda a Dio; la carità al prossimo; il digiuno a noi stessi. Tre investimenti – ha sottolineato il pontefice – per un tesoro che dura».

Francesco ha quindi messo in guardia dalle insidie che sono sempre in agguato: se il cuore «si attacca solo alle cose terrene, prima o poi ne diventa schiavo: le cose di cui servirsi diventano cose da servire. L’aspetto esteriore, il denaro, la carriera, i passatempi: se viviamo per loro, diventeranno idoli che ci usano, sirene che ci incantano e poi ci mandano alla deriva». La Quaresima è «il tempo di grazia per liberare il cuore dalle vanità. È tempo di guarigione dalle dipendenze che ci seducono. È tempo per fissare lo sguardo su ciò che resta». E il Papa dà un’indicazione concreta: guardare il Crocifisso. «Gesù in croce è la bussola della vita, che ci orienta al Cielo. Abbiamo bisogno – ha proseguito – di liberarci dai tentacoli del consumismo e dai lacci dell’egoismo, dal voler sempre di più, dal non accontentarci mai, dal cuore chiuso ai bisogni del povero. Gesù, che sul legno della croce arde di amore, ci chiama a una vita infuocata di Lui, che non si perde tra le ceneri del mondo; una vita che brucia di carità e non si spegne nella mediocrità. È difficile vivere come Lui? Sì, è difficile, ma conduce alla meta. E – ha concluso il Papa – certamente saremo nella gioia».

7 marzo 2019