La Quaresima, «tempo favorevole per ritornare all’essenziale»

Papa Francesco a Santa Sabina per la Messa con il rito di benedizione e imposizione delle ceneri. «È il momento propizio per un’autentica conversione del cuore. Tempo di verità, per gare cadere le maschere che indossiamo». E «ravvivare le relazioni con Dio e con gli altri»

La Quaresima iniziata ieri, 22 febbraio, con la celebrazione del Mercoledì delle Ceneri, «è il tempo favorevole per ritornare all’essenziale». Lo ha ripetuto tre volte Papa Francesco che nella basilica di Santa Sabina all’Aventino ha presieduto la Messa con il rito di benedizione e di imposizione delle ceneri. Il periodo antecedente la Pasqua, che quest’anno si celebra il 9 aprile, è infatti «il tempo favorevole per spogliarci di ciò che ci appesantisce – ha affermato -, per riconciliarci con Dio, per ravvivare il fuoco dello Spirito Santo che abita nascosto tra le ceneri della nostra fragile umanità». Un cammino di 40 giorni che invita a «ritornare alla verità di noi stessi e ritornare a Dio e ai fratelli».

La celebrazione eucaristica è stata preceduta dalla “statio” nella vicina chiesa di Sant’Anselmo, a cui è seguita la processione penitenziale verso la basilica di Santa Sabina, storicamente prima delle stazioni quaresimali. La processione, introdotta nel 1962 da Papa Giovanni XXIII, è stata guidata dal cardinale Mauro Piacenza, il quale ha anche imposto le ceneri sul capo del Papa. Hanno partecipato i cardinali – tra i quali Angelo De Donatis, Pietro Parolin, Konrad Krajewski, Angelo Becciu – gli arcivescovi, i vescovi, i monaci benedettini di Sant’Anselmo e i frati domenicani di Santa Sabina.

Il Papa, che ha atteso la processione nella basilica, nell’omelia ha ricordato che l’uomo è stato plasmato da Dio dalla polvere. Ma «spesso lo dimentichiamo – ha proseguito -, pensando di essere autosufficienti, forti, invincibili senza di Lui; usiamo dei maquillage per crederci migliori di quelli che siamo: siamo polvere». La Quaresima, quindi, diventa il momento propizio per un’autentica conversione del cuore, «per guardarci dentro – ha detto il vescovo di Roma -. Quante distrazioni e superficialità ci distolgono da ciò che conta, quante volte ci focalizziamo sulle nostre voglie o su quello che ci manca, allontanandoci dal centro del cuore, scordando di abbracciare il senso del nostro essere al mondo. La Quaresima è un tempo di verità per far cadere le maschere che indossiamo ogni giorno per apparire perfetti agli occhi del mondo; per lottare, come ci ha detto Gesù nel Vangelo, contro le falsità e l’ipocrisia: non quelle degli altri, le nostre: guardarle in faccia e lottare».

La cenere benedetta imposta sul capo dei fedeli invita anche a ritornare a Dio e ai fratelli. Essa «ci dice che ogni presunzione di autosufficienza è falsa e che idolatrare l’io è distruttivo e ci chiude nella gabbia della solitudine – ha spiegato Francesco -: guardarsi allo specchio immaginando di essere perfetti, immaginando di essere al centro del mondo. La Quaresima è il tempo favorevole per ravvivare le nostre relazioni con Dio e con gli altri: per aprirci nel silenzio alla preghiera e uscire dalla fortezza del nostro io chiuso, per spezzare le catene dell’individualismo e dell’isolamento e riscoprire, attraverso l’incontro e l’ascolto, chi ci cammina accanto ogni giorno, e reimparare ad amarlo come fratello o sorella».

I gesti della Quaresima sono il digiuno, l’elemosina e la preghiera. «Non si tratta di riti esteriori – ha avvertito Bergoglio -, ma di gesti che devono esprimere un rinnovamento del cuore. L’elemosina non è un gesto rapido per pulirsi la coscienza, per bilanciare un po’ lo squilibrio interiore, ma è un toccare con le proprie mani e con le proprie lacrime le sofferenze dei poveri; la preghiera non è ritualità, ma dialogo di verità e amore con il Padre; il digiuno non è un semplice fioretto, ma un gesto forte per ricordare al nostro cuore ciò che conta e ciò che passa».

Dopo aver citato uno stralcio dell’omelia pronunciata da Papa Benedetto XVI il Mercoledì delle Ceneri del 2006, Francesco ha sottolineato che «troppe volte i nostri gesti e riti non toccano la vita, non fanno verità; magari li compiamo solo per farci ammirare dagli altri, per ricevere l’applauso, per prenderci il merito». Nella vita non contano i giudizi del mondo ma solo lo sguardo di Dio, ha rimarcato il pontefice, invitando i fedeli a fare tesoro di questi 40 giorni «per arginare la dittatura delle agende sempre piene di cose da fare, le pretese di un ego sempre più superficiale e ingombrante, e scegliere ciò che conta».

23 febbraio 2023