La presidenza Cei ai vescovi: «Non restringere gli orizzonti del discernimento»

Il testo in vista della ripresa delle attività pastorali. L’invito: «Lavorare insieme per porre le condizioni con cui aprirsi a nuove forme di presenza ecclesiale»

In vista della ripresa autunnale delle attività pastorali, «necessariamente graduale e ancora limitata dalle misure di tutela della salute pubblica, alcune delle quali legate a valutazioni regionali», dalla presidenza della Cei arriva una lettera ai vescovi d’Italia, frutto della riflessione maturata nell’ultima: un invito a «lavorare insieme per porre le condizioni con cui aprirsi a nuove forme di presenza ecclesiale». Dai vertici della Conferenza episcopale, parole di «riconoscenza» ai sacerdoti e ai catechisti «per la generosa e creativa disponibilità con cui, anche in questi mesi difficili, hanno saputo mantenere i contatti con le persone, in particolare i ragazzi e le loro famiglie, ricorrendo ampiamente all’uso dei mezzi digitali». Ora però è urgente «progettare, con le dovute precauzioni, un cammino comunitario che favorisca un maggiore coinvolgimento dei genitori, dei giovani e degli adulti, e la partecipazione all’Eucaristia domenicale».

La lettera si sofferma sul ritorno alla celebrazione dell’Eucaristia con il popolo, «segnato anche da un certo smarrimento (in particolare, una diffusa assenza dei bambini e dei ragazzi), che richiede di essere ascoltato. Occorre – si legge nel testo – un saggio discernimento per cogliere ciò che è veramente essenziale». In questo senso, «la consegna della nuova edizione del Messale Romano sarà un’opportunità preziosa per aiutare le comunità cristiane a recuperare consapevolezza circa la verità dell’azione liturgica, le sue esigenze e implicazioni, la sua fecondità per la nostra vita». Quanto alla celebrazione dei sacramenti, a partire da quelli dell’iniziazione cristiana, si ricorda che «non ci sono impedimenti a celebrare con dignità e sobrietà. È bene aver cura che la loro celebrazione, pur in gruppi contenuti, avvenga sempre in un contesto comunitario», il monito. Nel caso specifico della cresima, «oltre ad assicurare il rispetto delle indicazioni sanitarie, in questa fase l’unzione può essere fatta usando un batuffolo di cotone o una salvietta per ogni cresimando». Uguale attenzione «sarà necessaria per le unzioni battesimali e per il sacramento dell’Unzione dei malati».

Riguardo al ritorno dei cori e dei cantori all’interno delle celebrazioni, si attendono le indicazioni del ministero dell’Interno. La possibilità invece per i familiari di partecipare insieme, in uno stesso banco, «trova risposta positiva nella prassi della vita quotidiana». Ancora, affidata alla decisione delle Regioni la possibilità di derogare al numero massimo delle 200 persone nei luoghi chiusi. All’attenzione della presidenza Cei anche le attività pastorali per i ragazzi: gli Uffici catechistici, coordinati da quello nazionale, è scritto nella lettera, «stanno lavorando per favorire e sostenere il loro impegno in un discernimento comunitario che porti a scelte operative adeguate, non ispirate dal si è sempre fatto così ma dalle possibilità che il tempo attuale offre».

Il tempo che stiamo vivendo, «con le sue difficoltà e le sue opportunità, ci chiede di non restringere gli orizzonti del nostro discernimento e del nostro impegno semplicemente ai protocolli o alle soluzioni pratiche», suggerisce la presidenza Cei. Il presente che viviamo «invoca un nuovo incontro con il Vangelo, in particolare con l’annuncio del kerygma, cuore dell’esperienza credente. Se davvero l’esperienza della pandemia non ci può lasciare come prima – è la conclusione – la riunione autunnale del Consiglio permanente e l’Assemblea generale (prevista a novembre) dovranno essere eventi di grazia, nei quali confrontarci e aiutarci a individuare le forme dell’esperienza della fede e, quindi, le priorità sulle quali plasmare il volto delle nostre Chiese per il prossimo futuro».

23 luglio 2020