La premier Meloni: «L’atteggiamento di Israele è ingiustificabile»

L’intervento in Parlamento, in vista del Consiglio europeo del 17 e 18 ottobre. In Senato, approvata la risoluzione della maggioranza. Tra i temi anche il sostegno all’Ucraina e il debito, il grazie al ministro Salvini e alla Guardia costiera

C’è l’attacco di Israele contro le postazioni Unifil in Libano tra i nodi centrali delle comunicazioni di oggi, 15 ottobre, al Parlamento da parte della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in vista del Consiglio europeo del 17 e 18 ottobre. «Pure se non si sono registrate vittime o danni ingenti io penso che non si possa considerare accettabile», ha affermato in mattinata nell’aula del Senato, ribadendo che questa «è la posizione che l’Italia ha assunto con determinazione a tutti i livelli: pretendiamo che venga garantita la sicurezza dei nostri soldati sia Unifil sia nella missione bilaterale, che insieme al resto della comunità internazionale hanno contribuito per anni alla stabilità del confine tra Israele e Libano».

Nelle parole della premier quindi, «l’atteggiamento delle forze israeliane è del tutto ingiustificato e in palese violazione della risoluzione 1701 dell’Onu». Al contrario, ha aggiunto, «bisogna lavorare alla piena applicazione della risoluzione, rafforzando la piena capacità di Unifil e delle forze armate libanesi. In questi giorni – ha ricordato -, per la prima volta in un anno di azioni militari israeliane le postazioni del contingente militare italiano inquadrato nella missione Unifil delle Nazioni Unite sono state colpite dall’esercito israeliano». Un atto, questo, che non si può «considerare accettabile, come io stessa ho ribadito al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Per contro – ha aggiunto -, non si può non tenere presente la violazione della stessa risoluzione compiuta negli anni da Hezbollah, che ha operato per militarizzare l’area di competenza di Unifil».

La presidente del Consiglio non ha dubbi: «Ricordare e condannare con forza ciò che è accaduto il 7 ottobre 2023 è il presupposto di ogni azione politica che dobbiamo condurre per riportare la pace in Medio Oriente, perché sempre più le pur legittime critiche a Israele si mescolano con un giustificazionismo verso organizzazioni come Hamas ed Hezbollah, e questo, piaccia o no, tradisce altro. Tradisce un antisemitismo montante che, credo, debba preoccuparci tutti. E le manifestazioni di piazza di questi giorni lo hanno, purtroppo, dimostrato senza timore di smentita».

L’Italia da parte sua ha deliberato «contributi pari a 5 milioni di euro per le attività di Unrwa in Cisgiordania e a sostegno dei rifugiati palestinesi in Siria, Libano e Giordania. L’Italia – ha rivendicato la premier – rimane disponibile a sostenere progetti specifici dell’Agenzia, ma esclusivamente a seguito di un controllo scrupoloso volto a impedire qualsiasi forma di commistione con attività terroristiche».

Guardando al vertice del 17 e 18 ottobre, Meloni ha assicurato che «il Consiglio europeo ribadirà il proprio sostegno alla causa ucraina per costruire una pace giusta e duratura e aiutarla a guardare a un futuro di prosperità e di benessere. Difenderla – ha detto – è nell’interesse dell’Italia e dell’Europa». Ancora, sul tavolo anche il tema del debito. Per la premier, «dovremo essere pronti a verificare la possibilità di nuovi strumenti di debito comune, così come a lavorare per riuscire finalmente a mobilitare adeguatamente il capitale privato. Completare l’Unione dei mercati dei capitali consentirebbe, infatti, ai risparmi europei di diventare investitori europei – ha aggiunto -. Sappiamo cosa dobbiamo fare, insomma, ma adesso serve farlo. Servono azioni politiche concrete che trasformino le nostre priorità in una ambiziosa strategia industriale europea, per garantire la crescita delle aziende, la protezione dell’industria, la semplificazione del quadro normativo».

In un momento in cui è particolarmente acceso il dibattito sulle migrazioni – con la partenza della prima nave della Marina militare italiana con a bordo persone migranti diretta verso i centri di accoglienza e rimpatrio che l’Italia ha costruito in Albania, grazie a un protocollo stretto tra i due governi lo scorso anno -, immancabile il riferimento al tema. «Colgo l’occasione per ringraziare anche il ministro Salvini e soprattutto la Guardia Costiera italiana per il suo straordinario lavoro, e per esprimere a questi uomini e a queste donne la solidarietà del governo di fronte continui attacchi faziosi di organizzazioni politicizzate che detestano chiunque lavori per contrastare l’immigrazione illegale di massa», le parole della premier, che ha aggiunto: «Considero vergognoso che l’organizzazione non governativa Sea Watch definisca le guardie costiere “i veri trafficanti di uomini”, volendo delegittimare tutte quelle degli Stati del nord Africa, e magari anche quella italiana, in modo da dare via libera agli scafisti che questa ong descrive invece come innocenti, che si sarebbero ritrovati casualmente a guidare imbarcazioni piene di immigrati illegali. Sono dichiarazioni indegne, che gettano la maschera sul ruolo giocato da alcune ong e sulle responsabilità di chi le finanzia».

In sede di replica nel dibattito sulle comunicazioni, la presidente del Consiglio è tornata ancora sul tema della pace. «Tutti – ha detto – siamo d’accordo sulla pace, l’Italia lavora dall’inizio in Ucraina e Medio Oriente per costruire la pace, poi bisogna intendersi su come la pace si costruisca nel concreto. In Medio Oriente – ha rilevato – significa continuare a lavorare per il cessate fuoco a Gaza e in Libano. Non è facile, ma è il lavoro su cui ci spendiamo ogni giorno, io e i ministri competenti. Significa il cessate il fuoco, la liberazione degli ostaggi. Penso che l’Unione europea possa e debba giocare un ruolo e che si debba ragionare già concretamente di cosa dovrebbe accadere a Gaza all’indomani del cessate il fuoco, come accompagnare concretamente la transizione verso l’opzione due popoli e due Stati». Quindi ha informato: «È già previsto che io vada in Libano, e il ministro Tajani si sta preparando per andare in Israele e Palestina la settimana prossima».

Riguardo all’invio di armi a Israele, Meloni ha assicurato che «dopo l’avvio delle operazioni a Gaza il governo ha sospeso immediatamente ogni nuova licenza di esportazione» e che «tutti gli accordi firmati dopo il 7 ottobre non hanno trovato applicazione. Le licenze autorizzate prima sono tutte analizzate caso per caso dall’autorità competente alla Farnesina. Voglio ricordare – ha proseguito – che la posizione italiana del blocco completo di tutte le nuove licenze è molto più restrittiva di quella applicata dai nostri partner, Francia, Germania Regno Unito: questi partner continuano a operare anche per le nuove licenze una valutazione caso per caso; noi abbiamo bloccato tutto».

15 ottobre 2024