La premier Meloni al G20 di Bali: «L’energia non sia usata come arma»

La presidente del Consiglio, unica donna premier al tavolo: «Insieme sulle sfide più difficili in agenda». La stretta di mano tra il presidente cinese Xi Jinping e il leader Usa Joe Biden. Le 10 proposte del presidente ucraino Zelensky per la pace

«La guerra in Ucraina ha certamente contribuito ad aggravare la crisi energetica globale. Ma ha finalmente posto in evidenza i tanti errori commessi, almeno dall’inizio del millennio, nelle politiche energetiche e nei rapporti tra Paesi produttori e consumatori». Intervenendo alla prima sessione del vertice del G20 che si è aperto oggi, 15 novembre, a Bali, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni – unica donna premier al tavolo – mette l’accento sulla guerra scatenata dall’aggressione russa dell’Ucraina e sul «devastante impatto» che ha avuto «sull’ordine mondiale e sulla nostre economie». Oggi, prosegue, «per riuscire nella sua missione il G20 deve avere il coraggio di confrontarsi con le sfide più difficili in agenda, a partire dalle conseguenze del conflitto ucraino in ambito economico, energetico e alimentare che stanno investendo tutti e stanno senza dubbio colpendo in maniera preponderante i Paesi in via di sviluppo».

Difesa dell’ambiente, contrasto ai cambiamenti climatici, infrastrutture più efficienti, istruzione di qualità, assistenza sanitaria per tutti. Questi, nell’analisi di Meloni, i nodi critici sui quali, nonostante la guerra, i Paesi del G20 hanno continuato a lavorare insieme. «Le generazioni future meritano un mondo migliore e tutti noi abbiamo il dovere di lavorare in questa direzione – le parole della premier italiana -. L’Italia, insieme all’Ue – ha concluso -, sta intervenendo per fare fronte alla spropositata e sproporzionata crescita dei prezzi dell’energia, per aumentare la produzione nazionale e accelerare la diversificazione delle fonti di approvvigionamento». Se è vero infatti che quello della crisi energetica è un «dramma» è anche vero che da questo, «per paradosso, può emergere anche l’opportunità di rendere il mondo più sostenibile e costruire un mercato più equilibrato, nel quale gli speculatori abbiano meno influenza e i Paesi fornitori abbiano meno opportunità di usare l’energia come un’arma contro altri Paesi».

Nell’ambito del vertice di Bali si è svolto anche l’atteso incontro – poco più di tre ore – tra i presidenti americano e cinese Joe Biden e Xi Jinping. Al termine, nessun comunicato congiunto e dichiarazioni separate, ma si registra una convergenza su molti punti, a cominciare dal rifiuto comune di una nuova guerra fredda. Il punto di partenza: un’intesa di base sulla questione della guerra in Ucraina. «La Cina è estremamente preoccupata per l’attuale situazione, dimostra che i conflitti non producono vincitori, che non vi sono soluzioni semplici a questioni complesse e che il confronto tra i principali Paesi deve essere evitato», sono le parole del presidente cinese. I due leader, riferisce la Casa Bianca, hanno inoltre concordato che in Ucraina «non si devono usare le armi nucleari». Una presa di posizione, quest’ultima, che sembrerebbe trovare riscontro anche nel comunicato finale del G20 – seppure ancora in bozza -, in cui si bolla come «inaccettabile» l’uso dell’atomica.

Nella bozza si usa anche in maniera esplicita la parola «guerra» – vietata in Russia, dove si parla di “operazione militare speciale” – per definire il conflitto in corso in Ucraina e si «deplorano» gli effetti negativi sull’energia, sui prodotti alimentari e sull’inflazione. Mosca insomma appare sempre più isolata. Tra le questioni aperte nelle relazioni Usa – Cina resta però il nodo di Taiwan, che nelle parole di Xi è « la prima linea rossa per noi e non deve essere superata. La pace e l’indipendenza di Taiwan – ha messo in guardia – sono inconciliabili come l’acqua e il fuoco». Biden da parte sua ha ribadito che gli Usa si oppongono ad azioni «aggressive e coercitive» contro Taipei ma poi, in conferenza stampa, si è detto convinto che non ci siano segnali di una «imminente» aggressione di Pechino ai danni di Taiwan. Le due amministrazioni, ha annunciato quindi al termine del primo bilaterale della sua presidenza, hanno deciso di formare un «team di contatto» che lavori alla soluzione dei problemi, dalla questione climatica al rifiuto di «una nuova guerra fredda» Usa – Cina.

Intervenuto in video collegamento anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che ai leader del G20 ha chiesto di di imporre un tetto ai prezzi degli idrocarburi esportati dalla Russia, in risposta alla campagna di terrore scatenata contro le strutture energetiche ucraine per limitare la capacità di esportazione di Kiev. Nel suo intervento, la richiesta di una «pace giusta» per l’Ucraina, senza compromessi sulla sua sovranità. E di questa pace, in un post su Telegram, ha spiegato anche la «formula ucraina», con «una serie di soluzioni che possono essere implementate per garantirla davvero». Il presidente ucraino le definisce «specifiche e oneste», proponendo ai principali Stati del mondo di «essere co-creatori di pace insieme a noi». Dieci, nel dettaglio, le proposte elencate da Zelensky: «1. sicurezza dalle radiazioni e dal nucleare; 2. sicurezza alimentare; 3. sicurezza energetica; 4. rilascio di tutti i prigionieri e deportati; 5. attuazione della Carta delle Nazioni Unite e ripristino dell’integrità territoriale dell’Ucraina e dell’ordine mondiale; 6. ritiro delle truppe russe e cessazione delle ostilità; 7. ritorno della giustizia; 8. contrasto all’ecocidio. 9. prevenire l’escalation; 10. fissare la fine della guerra».

15 novembre 2022