Nella basilica di Santa Maria Maggiore la liturgia della Parola voluta dal cardinale Agostino Vallini e dai vescovi dopo lo scandalo di Mafia Capitale. L’invito ai romani: «Siamo troppo silenziosi. Dobbiamo dire la nostra. Tessere relazioni positive»
«Guai alla città ribelle e impura, alla città che opprime! Non ha ascoltato la voce, non ha accettato la correzione. Non ha confidato nel Signore, non si è rivolta al suo Dio. I suoi capi in mezzo ad essa sono leoni ruggenti, i suoi giudici sono lupi di sera, che non hanno rosicchiato al mattino». La preghiera per la città di Roma voluta dal cardinale vicario Agostino Vallini e dal Consiglio episcopale della diocesi, per reagire alle «gravi vicende di corruzione» della cosiddetta “Mafia Capitale” ha preso corpo ieri sera, lunedì sera 22 dicembre, nella basilica di Santa Maria Maggiore, nelle parole del profeta Sofonia. Ma il porporato, presiedendo la liturgia della Parola e la preghiera davanti all’icona di Maria Salus Populi Romani, ha ritrovato anche parole di speranza nel duro monito del profeta: «Non temere, Sion, non lasciarti cadere le braccia! Il Signore, tuo Dio, in mezzo a te è un salvatore potente». «Noi – ha commentato nell’omelia – dinanzi alle sofferenze e alle contraddizioni, alle contrapposizioni tra uomini e uomini, che fanno soffrire la gente, vogliamo ripetere questo atto di fiducia. Non temiamo, non scoraggiamoci! Se cambieremo strada se ci convertiremo al Signore, il Signore ci salverà. La nostra malattia è vedere la realtà in modo sfocato. I mezzi sono diventati i fini. Quello che sulla terra doveva essere uno strumento è diventato il tutto. Questo è il virus della corruzione».
Per affrontare questo cammino è necessario andare «alla scuola di Maria», che come ha indicato il Vangelo di Luca nel racconto dell’annuncio dell’angelo Gabriele, «non capisce, ma si fida. Crede, accoglie. Si consegna al Signore. In quel momento non c’è nulla di razionale che giustifichi la sua accettazione della proposta di Dio. Ma crede che Dio può». Anche i romani sono «“turbati” dinnanzi a fatti sconvolgenti». Il cardinale ha espresso questo turbamento in una sequenza di interrogativi: «Come mai a Roma, benedetta dal sangue dei martiri, avvengono certe cose? Come mai il clima sociale si è così avvelenato tanto da ingenerare sconforto? Come mai è cresciuta una visione della vita che contrasta con i valori fondanti della società civile: accoglienza, rispetto, giustizia legalità, solidarietà? Siamo turbati e addolorati. Sofferenti. Come possiamo uscirne? Come è possibile dare linfa nuova, incoraggiante a questa città, multietnica e multireligiosa, che muta? Come potrà avvenire un cambiamento di rotta?». La risposta è in una «nuova visione»: «Abbiamo bisogno – ha risposto il cardinale – di essere illuminati dalla Parola di Dio che ci parla nelle vicende misteriose della vita quotidiana».
Le domande del porporato hanno fatto da eco al «discorso anticipatore», come lo ha definito lo stesso cardinale Vallini, tenuto da Papa Francesco nella celebrazione di ringraziamento alla fine dell’anno, il 31 dicembre 2013. In quell’occasione il vescovo di Roma interrogava i romani: «Com’è la qualità della vita in questa Città? Dipende da tutti noi! Com’è la qualità della nostra “cittadinanza”? Quest’anno – chiedeva ancora il Papa nel discorso letto durante la preghiera di ieri sera – abbiamo contribuito, nel nostro “piccolo”, a renderla vivibile, ordinata, accogliente?».
«Abbiamo bisogno della Parola di Dio – ha proseguito il cardinale Vallini- per trasformare la “visione”. La Parola di Dio deve rifare l’uomo, la sua visione, la sua cultura, il suo modo di relazionarsi. A noi stasera dice “non temete, non scoraggiatevi” perché è necessario aprire cuore e mente allo Spirito Santo. Seguiamo l’esempio della nostra Madre, non rassegniamoci al male. Non diciamo mai “Che ci posso fare io?”. Noi romani siamo troppo zitti e silenziosi. Dobbiamo parlare umilmente e dire la nostra, la parola che il Signore metterà sulla nostra bocca quando sarà necessario parlare. Adoperiamoci per tessere relazioni positive. Incoraggio le parrocchie – ha concluso il porporato – e i luoghi di incontro a discutere per creare una rete positiva che migliora la città».
Alla liturgia della Parola, animata dal Coro della Diocesi diretto da monsignor Marco Frisina, erano presenti il vicegerente della diocesi Filippo Iannone, i vescovi ausiliari e numerosi rappresentanti del mondo delle associazioni e dei movimenti. «Il cardinale ci ha sollecitato a una maggiore voce dei cristiani nella città. Roma – ha detto Emma Ciccarelli, presidente del Forum delle Famiglie del Lazio -è anche in mano ai cattolici, e noi possiamo e dobbiamo dire la nostra». D’accordo anche Lidia Borzì, presidente delle Acli provinciali: «Dobbiamo essere più incisivi e meno tiepidi. Dobbiamo fare rete, valorizzare le eccellenze, minimizzare le sovrapposizioni». Nell’educazione dei figli, «speranza per il futuro della società», è la risposta, secondo Angelo De Santis, coordinatore regionale dell’Associazione Nazionale Famiglie Numerose: «Nelle nostre famiglie vediamo un’opera essenziale dello Spirito Santo. Alleviamo i nostri figli per il futuro del nostro Paese».
23 dicembre 2014