La preghiera della diocesi per il mondo del lavoro, che «oggi è in croce»

Presieduta dall’incaricato monsignor Francesco Pesce la Via Crucis con cui si è aperto il cantiere “Generiamo lavOro”, organizzato con Acli Roma

«Ogni lavoro possiede una dignità inalienabile e in pari tempo un intimo legame col perfezionamento della persona», diceva Pio XII nel 1942, parlando della dignità e delle prerogative del lavoro. Concetti già cari a Leone XIII che 50 anni prima, nell’enciclica sociale “Rerum Novarum”, invitava a «non tenere gli operai schiavi» ma a «rispettare in essi la dignità della persona umana». Nel ventunesimo secolo Papa Francesco ribadisce che «il lavoro nero e il lavoro precario uccidono». In piena crisi economico-sociale scaturita dalla globale emergenza sanitaria, le questioni legate alla dignità del lavoro e alla retribuzione secondo giustizia diventano impellenti per osteggiare il lavoro nero e comportamenti prevaricatori e umilianti nei confronti di chi ha perso il proprio impiego e ha necessità di reinserirsi nel tessuto produttivo. La Via Crucis meditata venerdì sera, 26 marzo, presieduta da monsignor Francesco Pesce, incaricato dell’Ufficio per la pastorale sociale e del lavoro della diocesi di Roma, ha avuto come tema proprio il mondo del lavoro per dire basta allo sfruttamento, alle “morti bianche”, al lavoro minorile, alla discriminazione delle donne spesso impossibilitate a raggiungere la gratificazione professionale.

La veglia di preghiera è stata trasmessa sulle pagine Facebook delle Acli di Roma e dell’Ufficio diocesano per la pastorale sociale e del lavoro, promotori della IV edizione del cantiere “Generiamo lavOro”, percorso di formazione professionale gratuito che vuole promuovere e rimettere al centro il lavoro dignitoso quale perno di cittadinanza e sviluppo integrale della persona e della comunità, con un approccio valoriale, educativo e al tempo stesso concreto. Ospitata nel centro Forma Spazi, la Via Crucis ha dato il via ufficiale al cantiere, per il quale sono già aperte le iscrizioni. «Il mondo del lavoro oggi è in croce ma la croce è lo strumento soprattutto della salvezza e della redenzione – ha detto monsignor Pesce -. Gesù ha le braccia aperte perché la speranza vince le difficoltà e addirittura la morte».

Le XV stazioni della Via Crucis hanno preso il via da Gesù che lava i piedi ai discepoli, gesto con il quale ha voluto dimostrare che «la vera dignità dell’uomo è servire». Meditando il momento in cui Cristo viene deriso e caricato della croce, si è pensato ai tanti lavoratori di cui ancora oggi «ci si fa beffe. Alcuni impieghi, in una società incapace di andare oltre l’apparenza, sono sottostimati, ritenuti umilianti, eppure sono proprio quelli più necessari. Troppi, spesso, giudicano senza conoscere i reali problemi di una categoria. E c’è chi flagella, corona di spine, denuda, carica di pesi insopportabili un pari a sé, anche all’interno delle amministrazioni pubbliche e private, nelle industrie, nelle campagne, nelle case, nelle strade, nei luoghi di cura e di educazione».

Si è quindi pregato perché venga valorizzato «il genio femminile» e affinché le donne non siano costrette a rinunciare alla propria identità, alle proprie aspirazioni genitoriali e alla dignità, pur di affermarsi nel mondo del lavoro. Non sono state dimenticate le vedove e gli orfani delle vittime degli infortuni sul lavoro né i bambini sfruttati «nelle miniere di coltan in Congo, nelle discariche di rifiuti di Tzachanihà in Guatemala, di Maputo in Mozambico. Inchiodati alla croce del turismo sessuale in Thailandia e del traffico d’organi in Brasile. Sfruttati nelle nostre campagne, dove gli immigrati sono ridotti in schiavitù; nelle nostre case dove c’è chi lavora senza contratto; nelle nostre industrie e negli uffici della pubblica e privata amministrazione, dove la condizione di precario non finisce mai».

Lidia Borzì, presidente delle Acli provinciali di Roma, ha ricordato che “Generiamo LavOro” – il cui primo incontro è fissato per lunedì 12 aprile dalle 16 alle 18 in diretta sulla piattaforma Zoom – vuole essere «un cantiere di speranza». Con la pandemia «tanti lavoratori hanno perso il lavoro e stanno emergendo le situazioni di migliaia di persone che hanno basse tutele e bassi salari – ha detto -. Vogliamo quindi infondere speranza e fornire ai giovani gli strumenti giusti che daranno loro una marcia in più quando ci sarà la ripartenza economica».

29 marzo 2021